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Pensioni, medici in rivolta: “Ecco perchè lo sciopero ci sarà”

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Dalla rassegnazione alla furia. I medici italiani sono in rivolta contro la norma sulle pensioni prevista in Manovra. “Senza andare nei tecnicismi, da una parte si cerca di arrestare la fuga dei medici dal Ssn, dall’altra si agisce con una scure sulle pensioni future e presenti, tagliando tra il 5% e il 25% dell’assegno pensionistico annuale, da moltiplicare per l’aspettativa di vita media”. A sottolinearlo è Pierino Di Silverio, segretario Anaao-Assomed, che a Fortune Italia assicura: “Se la misura non cambia, lo sciopero ci sarà, e non sarà di un un giorno soltanto. Ma non escludo anche il ricorso a iniziative come le dimissioni di massa“.

Le conseguenze della misura

Con la misura nel mirino si riducono le aliquote di rendimento dei contributi versati prima del 1996, colpendo quasi il 50% del personale attualmente in servizio. Ma non solo. “Tagliare dal 5 al 25%, con un’inflazione aumentata, causa un effetto negativo doppio per l’economia familiare di ogni dirigente medico e scolastico – puntualizza Di Silverio – Si attaccano i due pilastri del welfare: scuola e sanità. Questo – prevede il segretario Anaao – comporterà la fuoriuscita teorica di 5-6mila medici, che con questa Manovra potrebbero decidere di andare in pensione prima del tempo”.

La fuga dei medici diventerà una slavina

Se questi numeri si sommano agli “oltre 4mila medici che già se ne vanno in età non pensionabile e ai pensionamenti, che sono altri 4mila colleghi, avremo una fuga potenziale di 15.000 persone nel giro di un anno“, calcola Di Silverio.

Considerato che il Ssn fa i conti con una “carenza attuale di 15.000 persone, non è difficile avere un quadro delle conseguenze sul sistema sanitario”. Ecco perchè, mentre fino ad ora l’atteggiamento fra i ‘camici bianchi’ era di “rassegnazione, scoramento, questa situazione li ha rinvigoriti e fatti arrabbiare davvero. Non è solo una mancanza di visione, pare ci sia un accanimento sulla sanità, che si vuole usare come via d’uscita da una crisi economica che, pur non derivando da questo governo, è reale. Insomma, si danno soldi alla sanità privata e si taglia sugli operatori della sanità pubblica”.

Lo sciopero

“Ecco perchè, se la Manovra non cambia, lo sciopero ci sarà e non sarà solo di un giorno”, ribadisce Di Silverio. “Non escludo inoltre la possibilità di promuovere un’iniziativa come le dimissioni di massa. Se vogliono farci andare via, questo è il sistema più giusto”.

Anaao Assomed, che insieme a Cimo rappresenta la maggioranza dei medici italiani (oltre 40mila camici bianchi), non ha dubbi: è il momento di scendere in piazza. “Inizieremo a contattare le altre organizzazioni sindacali – continua – perché su questo tema dobbiamo fare fronte comune”.

Una pioggia di contenziosi

Il problema pensioni in Italia esiste “e occorre un riallineamento del sistema misto con contributivo puro per i pensionati più ‘vecchi’. Ma così – riflette Di Silverio – si colpiscono solo alcune classe, che in questo periodo storico sono più in difficoltà”. È un po’ come sparare sull’ambulanza, cosa che peraltro è già stata fatta, letteralmente. “La sanità costa, ma come ha mostrato il Censis far star bene le persone produce“.

A far inbufalire i medici è anche “il vergognoso cambio delle regole in corso, che mina il rapporto di fiducia tra lo Stato e i cittadini. Noi – conclude Di Silverio – non ci stiamo: ci costituiremo parte civile e promuoveremo delle class action, accollandoci le spese: li riempiremo di contenziosi“.

Stato di agitazione

Nel frattempo Anaao Assomed e Cimo-Fesmed hanno proclamato formalmente lo stato di agitazione e indiranno una giornata di sciopero nella prima data utile. Verranno organizzate in tutte le aziende sanitarie assemblee sindacali nel corso delle quali verranno illustrati gli effetti della manovra sulle pensioni: parliamo di un taglio dell’assegno pensionistico per almeno 50mila persone, che può arrivare fino ai 26.347 euro l’anno per tutta la vita.

I sindacati inviteranno inoltre gli iscritti che hanno maturato i requisiti a presentare immediatamente la domanda di quiescenza, e ad usufruire di tutti i giorni di ferie accumulati nel corso degli anni di servizio. Lo scontro si preannuncia duro, e il rischio è che a risentirne saranno ancora una volta i pazienti.

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