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Pidocchi, si ricomincia: ecco perchè non si debellano

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Ci risiamo: a qualche mese dal ritorno in classe, ecco che centinaia di migliaia di bambini dalla materna alle scuole medie si ritrovano a fare i conti con i pidocchi. Un problema che, in barba a trattamenti preventivi e curativi, assilla per anni le famiglie, per scomparire all’improvviso (per fortuna) negli anni del liceo. Ma come mai non si riescono a debellare i pidocchi?

Non è solo un problema legato alla ‘distrazione’ dei genitori. “La pediculosi del capo – afferma a Fortune Italia Italo Farnetani, ordinario di Pediatria dell’Università Ludes United Campus of Malta – rappresenta un tipico caso sanitario specchio dei tempi. Ormai sono scomparse le credenze per cui avere i pidocchi in testa sia un segno di povertà o scarsa igiene, che risaliva i primi decenni del del secolo scorso. Dall’inizio degli anni ’80 sono iniziati ad apparire i prodotti moderni per il trattamento e così è svanito il problema di tagliare i capelli illudendosi di eliminare anche i pidocchi”.

Del resto basta pochissimo: secondo un’analisi pubblicata su una rivista scientifica canadese e presente negli archivi dei National Institutes of Health (Nih) sono sufficienti 30 secondi perché i pidocchi si spostino da una testa all’altra. Ma grazie alla chimica avremmo dovuto liberarcene, “anche perché di anno in anno sono comparsi sul mercato prodotti sempre più efficaci che hanno permesso trattamenti rapidi e risolutivi. In realtà, però, è nato un nuovo problema”, dice il pediatra.

Il circolo vizioso

Le persone che contraggono i pidocchi fanno il trattamento, si risolve il problema, ma periodicamente tutto torna. Insomma, queste periodiche nuove infestazioni sono la croce di questi anni. C’è chi non li prende mai, chi di continuo. E i genitori non si sanno spiegare perché, nonostante tutte le loro accortezze, non riescano a debellare questi parassiti.

“Non ci sono bambini più suscettibili, diciamo predisposti alla pediculosi, né farmaci che non funzionano. La pediculosi dipende solo dal fatto che nelle classi ci sono alunni che non fanno il trattamento necessario e di conseguenza diffondono periodicamente i pidocchi ai compagni – chiarisce il pediatra – Basti pensare che durante la pandemia da Covid-19, e il conseguente lockdown, i pidocchi erano quasi completamente scomparsi dalle scuole proprio perché si era instaurata una prevenzione per la pediculosi, anche grazie al distanziamento”.

Con il ritorno alla normalità, sono tornati i pidocchi. “Ci sono bambini che non eseguono il trattamento idoneo, di conseguenza hanno la capacità di spargere i pidocchi per tutta la classe ed ecco perché il problema arriva anche a casa”.

Questione di crisi

Esistono genitori che mancano di notare avvisi e segnalazioni, ma c’è anche la questione dei prezzi. “I prodotti contro la pediculosi hanno un costo vanno dai 10 ai 30 euro a confezione: in un momento di crisi economica – riflette Farnetani – per molte famiglie può creare difficoltà una spesa aggiuntiva di questo tipo, ed ecco il primo motivo di mancanza di trattamento”. Magari si ricorre al passaparola, o ai consigli ‘della nonna’.

“Il fatto che i prodotti contro la pediculosi non siano dispensati gratuitamente dal Sistema sanitario nazionale è un segno inspiegabile di lacuna assistenziale. Inoltre – conclude Farnetani – dagli anni ’80 non è più prevista la presenza del medico scolastico, perciò anche se gli insegnanti si accorgono che un bambino o per difficoltà economica o per trascuratezza dei genitori non esegue il trattamento contro la pediculosi, è molto difficile entrare in contatto con gli uffici preposti delle aziende sanitarie e risolvere il problema”.

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