Diabete sotto controllo grazie alle app sullo smartphone

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Il controllo del diabete è destinato a diventare sempre più smart. Con 46,5 mln di smartphone e il 77% della popolazione che ne possiede uno, l’Italia si presta all’utilizzo delle app in medicina. E il diabete può essere un apripista, anche se nel nostro Paese non manca qualche criticità.

“Si tratta di un terreno particolarmente fertile”, ha sottolineato Federico Boscari, diabetologo presso l’azienda Ospedale-Università di Padova. Negli ultimi anni sono fiorite numerose soluzioni per affiancare i pazienti (e i loro medici) nella gestione della malattia. “Le app possono registrare dati, orari dei pasti, incrociarli con l’attività fisica, rilevare parametri come la glicemia e monitorare l’aderenza alle terapie con messaggi di promemoria, e la possibilità di contatto con i curanti. In altri casi si sono rilevati efficaci interventi di ‘gamification’ – ha aggiunto Boscari – in cui le attività hanno un aspetto ludico con interazioni sociali virtuali”.

Giocare, assicura il diabetologo, “è un modo efficace per educare al controllo del diabete, permette di stabilire degli obiettivi da raggiungere e rendere l’esperienza più coinvolgente”. In che modo? “Sfruttando in maniera pratica tecniche di psicologia cognitiva per aiutare a motivare le persone a modificare alcuni stili di vita, come ad esempio il rispetto di una corretta alimentazione e lo svolgimento di regolare attività fisica”. Una ricerca internazionale (Meltwater 2023) ha indicato che, tra le principali ragioni suggerite dagli utenti per usare internet, c’è proprio la ‘ricerca di informazioni sulla salute’. Un trend iniziato già nel 2021, quando app e device erano usati da due italiani su 3 con l’obiettivo di monitorare la dieta, la pressione, il battito cardiaco e il ciclo mestruale.

Angelo Avogaro

L’utilizzo del telefonino per monitorare la salute tramite app era dell’8% nel 2019, ma è salito al 67% nel 2021 complice la pandemia. “Un’indagine presentata al Congresso Panorama Diabete ha indicato che l’87,9% dei diabetologi ritiene che le app possano avere un ruolo nella prevenzione del diabete di tipo 2” ricorda Angelo Avogaro, presidente Sid (Società italiana di diabetologia), “ma solo al 14% capita di utilizzarle nei pazienti a rischio. Perché così pochi? Il 25,9% del campione non conosce app dedicate, il 23.5% ritiene che le app siano troppe e non certificate e il 38,8% ha difficoltà a valutare l’efficacia. Più diffuso invece l’uso delle app nei pazienti che hanno ricevuto una diagnosi: il 72.7% e consiglia nei pazienti con diabete di tipo 1, il 23.2% in quelli con diabete di tipo 2, l’11% solo se è il paziente a chiederlo”.

Esistono ancora difficoltà di tipo gestionale, burocratico o logistico, insomma, ma le app hanno ampi margini di diffusione anche perché economiche, flessibili e personalizzabili. Si sta però lavorando per superare alcuni limiti, come la certificazione delle app, i problemi della privacy e l’accesso da parte dei soggetti meno dotati di risorse cognitivi, di istruzione ed economiche che non godono di una connessione internet tra cui la popolazione anziana che ancora conta il ‘digital divide’, ossia l’accesso alla banda ultra larga, pari a circa il 20-40% della popolazione. Ecco allora che lavorare per favorire l’accesso alla tecnologia può avere un impatto anche sulla salute.

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