L’oblio oncologico è legge, cosa cambia per chi è guarito da un tumore

oblio oncologico

Una decisione storica: dopo anni di battaglie, campagne social e proposte di pazienti, oncologi e rappresentati delle istituzioni, l‘oblio oncologico è finalmente legge anche in Italia. Una “legge di civiltà”, per dirla con le parole del ministro della Salute Orazio Schillaci, ma anche una svolta per le persone guarite da un tumore. Ora chiedere un mutuo, stipulare un’assicurazione, adottare un bambino o partecipare a un concorso non sarà più una missione impossibile per quanti hanno superato la malattia.

Che questo fosse l’anno buono si era capito a giugno, quando la premier Giorgia Meloni aveva premuto sull’acceleratore. L’ok della Camera era arrivato in agosto: ora il via libera all’unanimità al disegno di legge in Senato è stato sancito da 139 voti favorevoli e un lungo applauso dei senatori.

Sono circa 3,6 milioni le persone che in Italia vivono con una diagnosi di cancro e circa un milione deve essere considerato guarito, stimano gli oncologi. Non poteva esserci modo migliore per chiudere l’anno in bellezza, sottolineano dalla Favo (Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia), associazione che da anni si batte per questa legge, già realtà in Francia, Portogallo, Spagna, Belgio e altri Paesi europei.

La fine dello stigma

Con l’approvazione definitiva della legge sull’oblio oncologico “finalmente vengono cancellati per legge lo stigma cancro = morte e lo stigma cancro = malattia incurabile e inguaribile, purtroppo ancora ben radicati nel comune sentire. I guariti dal cancro non saranno più discriminati nella vita sociale, professionale e familiare”, ha detto Francesco De Lorenzo, presidente Favo.

“La legge approvata dal Parlamento italiano – commenta una entusiasta Elisabetta Iannelli, segretario generale Favo – è un modello da imitare anche per tutti gli altri Paesi europei poiché non si limita a garantire il diritto all’oblio, ma tutela i guariti da ogni forma di discriminazione o disparità di trattamento rispetto alle persone sane, al fine di assicurare che alla guarigione clinica della persona corrisponda la possibilità di esercitare i propri diritti in condizioni di eguaglianza rispetto al resto della popolazione”.

“Fatta la legge, siano presto emanati i decreti attuativi. L’attenzione si sposta sul Governo ed in particolare sui ministeri della Salute, della Giustizia e del Lavoro, che in tempi brevi (60 gg dall’entrata in vigore della legge) dovranno dare attuazione alla legge emanando i decreti che individueranno specificatamente l’elenco delle patologie oncologiche da considerarsi guarite in termini inferiori ai 10 o 5 anni previsti dalla legge. La Favo – assicura Iannelli – monitorerà l’attuazione della legge e darà il proprio contributo consulenziale alle istituzioni come previsto dalle norme”.

Cosa cambia

”Nessuna persona guarita dal cancro – scandisce Patrizia Marrocco, prima firmataria della legge insieme a Maria Elena Boschi – sarà più tenuta a dichiarare la malattia, nessuno si sentirà più dire ‘no, sei un soggetto fragile’. Sono onorata e commossa di avere presentato ad inizio legislatura questa sacrosanta proposta di legge, che colma un vuoto normativo e che era attesa da un milione di persone guarite. E’ motivo di particolare orgoglio di questo Parlamento e del mio gruppo in particolare l’avere posto questa proposta di legge come prioritaria arrivando all’approvazione definitiva ed unanime in soli 14 mesi dalla sua presentazione. Oggi l’Italia toglie dal petto degli ex malati la ‘lettera scarlatta’”.

Diritto all’oblio significa non dover dichiarare, in diversi contesti della vita, il fatto di aver incrociato il cancro nel corso della propria vita, il diritto di chiudere in una dolorosa parentesi quell’esperienza, se si è ormai guariti dal tumore stesso. E questo può trasformarsi anche in un potente baluardo contro la  tossicità finanziaria alla quale spesso il tumore espone i pazienti e le loro famiglie.

Chi sono i guariti

I guariti sono ex pazienti che hanno un’attesa di vita sovrapponibile a quella delle persone di pari età e sesso, perché la patologia oncologica che si sono lasciati alle spalle non determina più un eccesso di mortalità rispetto alla popolazione generale. Nella maggior parte dei casi una persona è guarita se sono passati 10 anni dalla fine dei trattamenti (ma nei tumori dell’infanzia e dell’adolescenza di parla di guarigione già dopo 5 anni). “Ed era tempo che la società recepisse queste indicazioni certificate dai medici e dalla scienza. Perché alla guarigione medica deve corrispondere una guarigione giuridica e sociale”, continua Iannelli.

Il plauso degli oncologi

“I cittadini guariti dal cancro in Italia non saranno più discriminati nella vita sociale, professionale e familiare – puntualizza Francesco Perrone, presidente Aiom (Associazione italiana di oncologia medica) –  Sono infatti previste specifiche norme che tutelano gli ex pazienti da possibili discriminazioni nel campo assicurativo e finanziario, oltre che nell’ambito lavorativo. La Legge approvata anche al Senato prevede il divieto di richiedere informazioni su una pregressa patologia oncologica dopo 10 anni dal termine dei trattamenti in assenza di recidiva di malattia in questo periodo. Per i pazienti in cui la diagnosi sia antecedente ai 21 anni, questo limite è ridotto a 5 anni. La legge non tutela solo nei rapporti con banche e assicurazioni ma anche in sede concorsuale, qualora sia prevista un’idoneità fisica e nell’ambito dei procedimenti di adozione. È, pertanto, una legge più avanzata rispetto a quanto stabilito in altri Stati che hanno già adottato norme su questo tema”.

È inoltre previsto che, con procedure da definire attraverso un tavolo tecnico del ministero della Salute, vengano istituite tabelle che consentano di ridurre ulteriormente questi tempi in base alla differente patologia oncologica.

“Siamo pronti a collaborare con le Istituzioni per definire le tabelle e rendere subito operativa nei dettagli la nuova norma – assicurano Saverio Cinieri (presidente Fondazione Aiom) e Giordano Beretta (Past President Fondazione Aiom) – È indispensabile permettere ai pazienti, soprattutto ai più giovani, di godere di una vita libera e completa dopo la fine delle cure”.

Una vita piena

Oggi la medicina ha fatto passi avanti impensabili contro i tumori anche solo pochi anni fa. Come ha sottolineato Schillaci, l’oblio oncologico restituisce “alle persone che si sono lasciate alle spalle un tumore la possibilità di vivere una vita piena, senza steccati e discriminazioni”.

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