Cartilagine rigenerata con gli ultrasuoni, speranze contro l’osteoartrosi/VIDEO

Sant'Anna Cartilagine
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Importante passo avanti della ricerca made in Italy in medicina rigenerativa. Questa volta gli scienziati della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Irccs Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna si sono concentrati sulla cartilagine. Stimolando con ultrasuoni speciali biomateriali iniettabili che incapsulano cellule staminali, infatti, il team ha ottenuto la rigenerazione della cartilagine articolare.

Un approccio innovativo che alimenta grandi speranze: “I risultati ottenuti in questo studio – afferma Leonardo Ricotti, responsabile del ‘Regenerative Technologies Lab’ dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna – dimostrano l’efficacia di questo paradigma terapeutico in vitro, usando cellule umane, e la sicurezza di questo approccio a livello preclinico”.

Un risultato ‘chiave’ contro l’osteoartrosi, malattia che causa problemi nel movimento, dolore cronico e una diminuzione notevole della qualità della vita per milioni di persone nel mondo. Al momento non esistono cure efficaci per questa patologia: l’unica “arma” è l’impianto di una protesi d’anca o di ginocchio, un intervento invasivo e non privo di complicazioni.

Leonardo Ricotti
Leonardo Ricotti/ Sant’Anna Pisa

Lo studio e il biomateriale ‘smart’

Lo studio, pubblicato su ACS Nano, fa parte del progetto ADMAIORA (acronimo per ADvanced nanocomposite MAterIals fOr in situ treatment and ultRAsound-mediated management of osteoarthritis), finanziato dal programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 dell’Unione Europea.

Il team ha sviluppato un biomateriale innovativo in grado, spiegano gli studiosi, di incapsulare cellule staminali derivanti da tessuto adiposo, prelevate da paziente in modo minimamente invasivo mediante una liposuzione e successivo processo del tessuto.  Questo biomateriale è facilmente iniettabile nell’articolazione e contiene al suo interno dei nanomateriali che reagiscono agli ultrasuoni.

Ultrasuoni per differenziare le ‘cellule bambine’

Una volta stimolati dall’esterno attraverso gli ultrasuoni – in modo indolore – i nanomateriali sviluppano cariche elettriche che promuovono il differenziamento delle cellule staminali in tessuto cartilagineo maturo.

Non solo: lo stimolo abbassa notevolmente i livelli infiammatori, un aspetto importante dal momento che l’osteoartrosi è una patologia in cui l’infiammazione cronica gioca un ruolo primario.

Alla luce di questi risultati, gli scienziati stanno andando avanti. “Sono in corso test preclinici di efficacia che termineranno nei prossimi mesi – precisa Ricotti – dopodiché punteremo a una traslazione su paziente”.

Il mix di competenze chiave

Questi studi sono stati possibili solo “grazie ad una continua collaborazione tra competenze biologico cliniche dei professionisti del Rizzoli e quelle più tecnologiche ingegneristiche della Scuola Superiore Sant’Anna – puntualizza Gina Lisignoli, ricercatrice dell’Istituto Ortopedico Rizzoli – L’unione di intenti, competenze e l’interscambio continuo delle informazioni, è stata la chiave di volta che ci ha permesso di fronteggiare le difficoltà durante il progetto, consentendo di trovare soluzioni adeguate. Solo grazie alla continua condivisione dei dati è stato possibile raggiungere questo primo importante traguardo. E ora ci auguriamo di poter proseguire questo percorso, per offrire una nuova possibilità di cura ai pazienti”.

Alimentare la ricerca

Ma se in laboratorio si va avanti, come spesso ci ricordano gli scienziati questi studi hanno bisogno di fondi. “Questo passaggio richiederà un futuro ulteriore finanziamento, attualmente non disponibile ma che stiamo già cercando – conclude Ricotti – Ci sono tantissime persone affette da questa patologia che ci hanno contattati e che sperano nei risultati di questa ricerca per migliorare la loro qualità della vita. Questo per noi è uno stimolo ulteriore per fare del nostro meglio, proseguendo nella ricerca allo scopo di fornire loro una nuova possibile terapia nei prossimi anni”.

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