Noia, perchè ci fa paura e la combattiamo con la tecnologia

angelina mango
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Ha trionfato con Angelina Mango a Sanremo 2024, ma la noia in realtà “è l’emozione più temuta dei nostri tempi, quella dalla quale in quest’epoca si rifugge di più”. Parola dello psichiatra Claudio Mencacci, direttore emerito di Neuroscienze all’Asst Fatebenefratelli e copresidente Società Italiana di Neuropsicofarmacologia. Che, prendendo lo spunto dalla canzone premiata alla kermesse sanremese sottolinea a Fortune Italia come oggi “tutto venga amplificato e ci sia una ricerca continua di stimoli, magari attraverso la tecnologia. Ma la noia è indispensabile, come pure lo è imparare a conviverci”. Vediamo perchè.

L’etimologia ‘parla’

Come ricorda la Treccani, l’etimologia del termine noia (e del francese ennui), viene dal latino in odio (con la mediazione del provenzale enoja) e rinvia a intensi sentimenti negativi, non alla lieve spiacevolezza che generalmente le si attribuisce.

“Un’insoddisfazione oggi collegata alla noia con l’impazienza, l’irritazione, il fastidio. L’etimologia ci dice una cosa importante: la noia copre la rabbia, la nasconde attraverso questa passività e questa non azione”, dice lo psichiatra. Ma perchè allora è importante saper tollerare la noia? “Perché questo ci consente non solo di riflettere e gestire le emozioni fastidiose, ma anche di tollerarle e contenerle, senza dover passare subito all’agito”, risponde Mencacci.

Una società accelerata

Lo dice anche il testo di Angelina Mango “che a stare ferma a me mi viene, a me mi viene la noia”. Ecco, “siamo in una società che agisce – sottolinea lo psichiatra – che deve continuamente fare, dare e ricevere stimoli per restare attivata. L’assenza di stimoli e di azione viene vissuta come un qualcosa di negativo e fallimentare. Siamo all’interno di un’accelerazione che è alimentata dalla tecnologia che sta modificando i tempi naturali“.

Non è un bene: questa velocità sta innescando nuove dipendenze. “A partire dagli ultimi 10 anni – testimonia Mencacci – osserviamo una crescente dipendenza da smartphone e device digitali, con una duplice azione: sul sistema nervoso centrale e sui centri della dipendenza, appunto, che rende necessario mantenere stimoli elevati. Dall’altro lato c’è la fuga  dalle relazioni sociali e personali, che sono inevitabilmente più lente e complesse, e danno un livello di gratificazione più basso e per altri versi frustrante. Quindi è più facile trovarsi a ricorrere a relazioni mediate dal virtuale e dal digitale”. Per sfuggire alla noia.

L’impatto sulle nuove generazioni

Come ricorda Mencacci, queste modificazioni si stanno verificando già nei nuovi bambini e adolescenti, nella fase dello sviluppo. Ma allora i bambini devono sperimentare la noia? “Abbiamo confuso i tempi di riflessione e di sopportazione delle frustrazioni con l’eccitazione e la continua ricerca di emozioni, che devono essere sempre più forti. Così proviamo sport ed esperienze sempre più rischiosi, o ricorriamo a sostanze stupefacenti che ci stimolano continuamente. Insomma, abbiamo paura della noia senza comprenderne il valore fondativo, cruciale per una personalità più equilibrata“.

Ma la noia fa male?

“Attenzione, la noia è stata confusa con apatia e abulia: due condizioni stabili e intense nel tempo, che hanno caratteristiche diverse. La noia è invece un’esperienza emotiva transitoria – puntualizza Mencacci – Dovremmo considerare l’avvicinarsi alla noia come una quota di ozio alla latina, non con le connotazioni morali solo negative gli attribuiamo oggi. L’ozio era il momento in cui non si agiva: era il tempo del pensare. Senza scomodare Seneca o Leopardi, penso che faremmo bene a rileggere ‘La noia’ di Moravia o l”Oblomov’ di I. A. Goncarov, per comprendere la differenza con l’apatia”.

Oggi la noia ci fa paura e cerchiamo di combatterla con la tecnologia. Ma questa emozione è invece fondamentale “per tollerare le frustrazioni ma anche per la creatività – conclude Mencacci – È un tempo necessario per creare l’alchimia che genera pensieri e costruzione fattiva di cose nuove”.

Insomma se, come cantava Califano, tutto il resto è noia, sapremo vivere meglio anche “l’emozione che ti scoppia dentro”. Quella di un amore, o di una vittoria a Sanremo.

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