Inquinamento e salute, ecco come proteggere i bimbi

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Lo sentiamo nei polmoni e sulla pelle, e lo vediamo sulla biancheria stesa ad asciugare all’aperto. Non è un problema solo della pianura padana: l’inquinamento, in questi giorni a livelli record in molte città, ha portato le amministrazioni comunali a varare misure anti-smog e iniziative ecologiche.

Obiettivo: tutelare il più possibile la salute di adulti e bambini, anche in considerazione del fatto che l’Italia è prima in Europa per morti attribuibili all’inquinamento atmosferico, circa 80mila decessi prematuri l’anno, come ha ricordato nei giorni scorsi la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima). Ebbene, dalla Società italiana di pediatria arrivano cinque suggerimenti per tutelare la salute dei piccoli dagli effetti dello smog (che fanno bene anche ai grandi).

Gli effetti dello smog sulla salute dei bambini

Esiste una forte associazione tra inquinamento atmosferico generato principalmente da traffico, e problemi di salute respiratoria nei bambini, come ricordano dalla Società italiana di pediatria (Sip). E oltretutto i bimbi sono più vulnerabili degli adulti, sia perché il loro organismo è in formazione, sia perché hanno una maggiore predisposizione a respirare con la bocca, evitando il “filtro” nasale, sia perché trascorrono più tempo all’aria aperta.

Studi epidemiologici hanno dimostrato che l’esposizione in gravidanza a inquinanti da traffico veicolare, come il particolato e gli ossidi di azoto, è associato ad un amentato rischio di sviluppare asma. Ampi studi hanno inoltre dimostrato che i bambini che vivono sin dalla nascita in aree urbane -metropolitane hanno un aumentato rischio di sviluppare malattie respiratorie.

Gli effetti a breve termine possono essere attacchi acuti di asma e infezioni a carico delle vie aeree come otiti, polmoniti e bronchioliti. Inoltre i bambini asmatici che vivono in ambienti inquinati sperimentano un aumento delle riacutizzazioni, delle visite in emergenze e dei ricoveri. Tra gli effetti a lungo termine, invece, vi è il contributo al declino della funzione respiratoria. Non solo: l’esposizione al PM2.5 in epoca prenatale è stata associata a basso peso, prematurità e seppur in misura minore ad anomalie congenite come  cardiopatie. 

Altri studi suggeriscono poi che l’esposizione all’inquinamento dell’aria, in particolare al particolato, soprattutto in gravidanza e nei primi mesi di vita, possa influenzare anche lo sviluppo neurologico, con risultati inferiori nei test cognitivi e di motricità.

Come proteggerli

Ma cosa possiamo fare per proteggere salute (e respiro) dei più piccini? La buona notizia è che “ciascuno di noi può fare la differenza, adottando comportamenti virtuosi per aiutare a ridurre l’inquinamento atmosferico e migliorare la salute di tutti”, ha sottolineato presidente della Sip, Annamaria Staiano.

Mille giorni decisivi

Bisogna fare particolare attenzione ai cosiddetti ‘primi mille giorni’ del bimbo, ovvero “l’arco di tempo che va dal concepimento fino ai primi due anni di vita – raccomanda Rino Agostiniani, consigliere nazionale Sip – che è un periodo particolarmente importante nella vita di una persona perché ciò che accade in questo lasso di tempo ha degli effetti, anche a lungo termine, sulla salute di quell’individuo. Ci sono diversi studi importanti che ci hanno mostrato come anche gli inquinanti ambientali possano lasciare un’impronta determinante per tutto il resto della vita di un individuo”.

Cinque suggerimenti per tutelare i bimbi e inquinare di meno

Ecco allora che, nei giorni in cui l’inquinamento è record, sarebbe preferibile uscire esclusivamente in aree verdi, evitando lunghi transiti in zone trafficate e ricordando che sul passeggino il bambino è all’altezza dei gas di scarico.

Un’altra delle indicazioni che arrivano dai pediatri è quella, quando possibile, di muoversi a piedi, con i mezzi pubblici o con la bicicletta. Scegliendo luoghi di riferimento per le proprie attività che si trovano nel quartiere: dalla scuola, alla spesa fino agli hobby pomeridiani dei più piccoli.

Durante l’inverno, con il freddo il particolato si condensa a formare goccioline di aerosol più facilmente inalabili: meglio dunque stare fuori casa nelle ore più calde. In estate sono le ore centrali della giornata quelle da evitare, perché nei mesi estivi i livelli di ozono aumentano nel corso della giornata con l’aumentare della temperatura.

Alla guida, prediligendo se possibile i modelli di auto meno inquinanti, è importante rispettare le disposizioni sui limiti di accesso alle zone a traffico limitato o i divieti di circolazione nella fascia verde nelle giornate particolarmente inquinate, moderare la velocità, mantenere spento il motore se non necessario.

Anche in casa si può fare qualcosa:  ad esempio valutare l’opportunità per il riscaldamento a minore impatto sull’ambiente, tenendo conto del fatto che gli impianti di riscaldamento a combustibili non gassosi dovrebbero essere convertiti a metano e gli impianti di riscaldamento condominiali esistenti dovrebbero essere ristrutturati secondo le tecnologie della termoregolazione della temperatura degli ambienti e contabilizzazione del calore, ricordano i pediatri. Un impegno, certo, ma in gioco c’è la salute dei più piccini.

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