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Udito, tutti i rischi per chi dice no alle protesi

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Nella Giornata mondiale dell’udito, è importante sottolineare come questo senso influenzi non solo la nostra socialità, ma anche le funzioni cerebrali. Iniziamo col dire che, stando ai dati dell’indagine Passi d’argento dell’Istituto superiore di sanità, il 20% dei connazionali con più di 64 anni riferisce un deficit dell’udito, ma meno del 6% ricorre all’apparecchio acustico. Ebbene, basta “la perdita dell’udito da un solo orecchio, se non adeguatamente corretta con una protesi acustica, per  ridurre le capacità di ragionamento e di memoria di una persona”.

A sottolinearlo è la neuroscienziata  Arianna Di Stadio, docente all’Università di Catania e ricercatore onorario presso il laboratorio di neuro infiammazione e disturbi del movimento dell’UCL Queen SquareNeurology di Londra. “Diversi studi scientifici – puntualizza l’esperta – hanno dimostrato che la perdita uditiva non trattata predispone le persone ad un maggior rischio di ammalarsi di Alzheimer”.

Potere dell’udito

“È ben noto quanto parlare ad una persona, anche se non cosciente, sia importante per il recupero; la voce – dice Di Stadio – è infatti in grado di mantenere attive alcune funzioni cerebrali ed attivarne altre, come ad esempio quelle dei ricordi. Infatti l’uditonel cervello è collegato sia all’aria della memoria che del linguaggio. Questo senso è fondamentale nella fase di sviluppo, quando appunto impariamo a parlare, ma anche in età adulta visto il suo stretto legame con la memoria. Le orecchie non ci servono solo per sentire, ma anche per ricordare e parlare”, spiega la neuroscienziata.

Interruttore di emozioni

Pensiamo ad esempio a come l’udito, insieme all’olfatto, ci allerti su possibili pericoli. O ci consenta di identificare la direzione di un suono. Ma anche all’emozione provata ascoltando musica.

“Questo avviene sia per la connessione tra udito e memoria sia tra memoria e sistema limbico da cui hanno origini le emozioni: in modo complesso queste aree – dice Di Stadio – si parlano scatenando un’emozione all’ascolto di alcuni suoni. La biauralità, capacità di udire con entrambe le orecchie, è una funzione fondamentale”.

Cosa succede quando l’udito si perde

L’area uditiva, una volta persa, non può riorganizzarsi. Ecco perché se non si interviene prontamente si rischia che questa zona del cervello neurodegeneri. “Sfortunatamente sappiamo che quando il cervello comincia ad atrofizzarsi – avverte Di Stadio – si possono instaurare fenomeni di neuroinfiammazione e neurodegenerazione che per contiguità posso passare dall’area dell’udito a quelle vicine, e intaccare l’area della memoria”. Ecco il legame con l’Alzheimer. 

Ma attenzione, differenti studi “dimostrano che usando le protesi acustiche, incluse quelle che si impiantano chirurgicamente, è possibile invertire questo processo sia di re-indirizzamento che di neurodegenerazione, migliorando così le capacità del cervello e prevenendo il deterioramento cognitiva”, afferma la professoressa.

I suggerimenti della neuroscienziata

La perdita dell’udito progressiva e bilaterale, “avviene in soggetti di una certa età, in cui i processi di invecchiamento hanno già iniziato a intaccare le funzioni della memoria. Quindi io ritengo – dice la studiosa – che un approccio combinato, riabilitazione dell’udito più esercizi per la memoria, più molecole per combattere la neuroinfiammazione, possa essere assolutamente utile”.

Uno studio del 2022 pubblicato su ‘Frontiers Aging Neuroscience’ “dimostra che l’utilizzo della Pea  ultramicronizzata è in grado di migliorare sia il metabolismo dell’encefalo che quello dei mitocondri”, le centrali energetiche delle cellule. “Stiamo organizzando uno studio per valutare come questa sostanza possa aiutare nel recupero di soddisfacenti funzioni uditive i soggetti portatori di protesi acustiche”.

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