Una vita in altalena, il disturbo bipolare in Italia

disturbo bipolare
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Alti e bassi che stravolgono la vita, mentre il tempo passa e per capire quale sia il problema possono occorrere anche 10 anni. Il disturbo bipolare è una patologia psichiatrica piuttosto diffusa. Si stima che a soffrirne sia tra l’1 e il 2% della popolazione italiana, circa 120mila persone, con 80 milioni di pazienti nel mondo. Fra loro, anche l’attrice e cantautrice americana Selena Gomez, che dopo aver scoperto di essere bipolare, lo ha annunciato su Instagram. Perchè oltre all’odissea per arrivare a una diagnosi, c’è anche lo stigma da combattere.

Ad accendere i riflettori su questa patologia, in occasione della Giornata mondiale dedicata al disturbo bipolare, sono gli specialisti della Società Italiana di Psichiatria (Sip), che si rivolgono a medici e specialisti affinché non cadano nel tranello di diagnosi frettolose e sbagliate.

La confusione

Chi è bipolare passa dal paradiso della fase maniacale o ipomaniacale all’inferno della fase depressiva in un’altalena che può lasciare interdetti familiari e amici. “Anche se si tende a volte a ironizzare sulla ‘bipolarità’ delle persone, si tratta di una malattia seria, che rientra tra i disordini psichici, è caratterizzata da oscillazioni dell’umore che vanno da episodi depressivi a episodi ipomaniacali e maniacal. Questo significa che si alternano fasi di profonda depressione, angoscia e tristezza a fasi di estrema euforia ed esaltazione che, talora, può sfociare in comportamenti spregiudicati e pericolosi per sé stessi e gli altri”, avverte la presidente Emi Bondi, nel programma ‘Caffè e Psichiatria’, sul canale YouTube di Psychiatry on line Italia

Troppo spesso confuso con la depressione, il disturbo bipolare può restare in ombra, mentre la vita dei malati cade a pezzi. “Un disturbo bipolare curato male, come se fosse ad esempio una ‘normale’ depressione, può avere conseguenze importanti sulla vita dei pazienti. È bene dunque ascoltare con attenzione i pazienti e fare un’accurata anamnesi con l’aiuto dei familiari per evitare di prescrivere terapie inadeguate, che possono peggiorare la situazione anziché migliorarla”, raccomanda Bondi, direttore del dipartimento di salute mentale all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Un’altalena di emozioni

Ma perchè la diagnosi è così sfidante? “Mentre l’episodio depressivo è facilmente riconoscibile, perché lo si vive con profonda sofferenza, come un blocco delle proprie capacità, la fase di ‘risalita’ dell’umore viene vissuta in maniera positiva perché le proprie capacità vengono esaltate e tutto diventa più facile e semplice. Può esserci dunque una scarsa consapevolezza e quindi accettazione nel chiedere aiuto e curarsi. Ma la fase di euforia può essere anche più pericolosa perché il paziente può compiere azioni di cui si pente in seguito e che possono creare il vuoto intorno a sé”, avverte Bondi.

I rischi di una diagnosi sbagliata

L’alternarsi di queste fasi può spingere il paziente a chiedere aiuto solo nella fase depressiva e che il medico si limiti a curare solo questa, confondendo il disturbo bipolare con una “normale” depressione.

“L’approccio terapeutico alla depressione e quello al disturbo bipolare sono molto diversi: mentre nella depressione l’umore va solo giù, quindi la terapia si basa solo sugli antidepressivi per portare l’umore in asse, usare solo questi farmaci nei pazienti con disturbo bipolare rischia di scatenare la fase ipomaniacale e maniacale, aumentando l’instabilità dell’umore fino ad arrivare a involuzioni che possono compromettere la salute e, in generale, la vita dei pazienti. Ma se intercettiamo bene e precocemente la patologia, con l’utilizzo degli stabilizzatori umore è possibile curare benissimo il paziente”.

Insomma, la buona notizia è che “le terapie disponibili possono consentire ai pazienti di scendere dalle montagne russe e di avere una buona qualità della vita”, conclude Bondi.

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