Dieta del gruppo sanguigno, cosa c’è di vero

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Dopo le abbuffate delle festività pasquali, in molti sono tentati di mettersi a dieta. E fra i tanti regimi in voga c’è la dieta del gruppo sanguigno. Che non è esattamente una novità, ma torna ciclicamente ad attrarre proseliti. Secondo il naturopata statunitense Peter D’Adamo, per ottenere i maggiori benefici a tavola dovremmo infatti selezionare il menù in base al nostro gruppo sanguigno: A, B, AB e 0. Ma sarà vero, insomma siamo sicuri ci siano evidenze a conferma di questa affermazione?

A rispondere sono i medici anti-bufale di Dottoremaeveroche.it, il portale contro le fake news della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici). Ebbene, questa volta la risposta è no, almeno stando alle conoscenze disponibili.

Come ha concluso una revisione della letteratura scientifica, pubblicata nel lontano 2013 sull”American Journal of Clinical Nutrition’, nessuno studio scientifico ha mai dimostrato che i gruppi sanguigni siano comparsi in seguito all’evoluzione di nuovi stili alimentari, né che siano in grado di influenzare gli effetti sulla salute di un certo tipo di dieta. Ma esaminiamo meglio la questione, anche perchè per i fan della dieta dei gruppi sanguigni è in serbo qualche sorpresa.

La teoria alla base della dieta dei gruppi sanguigni

Il sistema di classificazione del sangue nei gruppi A, B, AB e 0 rifletterebbe la storia dell’alimentazione umana, inoltre i benefici per la salute sarebbero influenzati dal gruppo sanguigno di appartenenza. Semplificando un po’, gli esseri umani sono divisi tra cacciatori e raccoglitori, agricoltori, nomadi e un gruppo enigma.

Gli individui 0 sono considerati “i cacciatori”: chi appartiene a questo gruppo dovrebbe seguire un’alimentazione ricca di proteine animali, perché lo 0 sarebbe stato il gruppo sanguigno più comune fra i primi esseri umani, che vivevano come cacciatori e raccoglitori e si nutrivano prevalentemente di carne.

Gli individui del gruppo A, invece, sono considerati “gli agricoltori”, perché la comparsa di questo gruppo sarebbe coincisa con la nascita dell’agricoltura. Al contrario del gruppo 0, queste persone godrebbero di una salute ottimale se seguissero un regime alimentare a base di cibi di origine vegetale e privo di carne.

La dieta consigliata agli individui del gruppo B, “i nomadi”, comprenderebbe “il meglio del regno animale e vegetale”. Questi individui sarebbero inoltre gli unici a tollerare latte e latticini.

Infine, per il gruppo AB, indicato come “l’enigma”, le raccomandazioni alimentari sarebbero una via di mezzo fra quelle del gruppo A e quelle del gruppo B.

Cosa dice la scienza

La dieta dei gruppi sanguigni ha avuto molto successo, nonostante la comunità medico-scientifica abbia espresso pareri fortemente contrari al riguardo. Abbiamo già parlato della revisione del 2013: gli autori sottolineavano la necessità di condurre ulteriori studi che, all’interno di un determinato gruppo sanguigno, permettano di confrontare i presunti benefici della dieta dei gruppi sanguigni con quelli di un regime alimentare standard. Nessuno degli studi selezionati dai revisori per confermare o smentire la validità scientifica delle ipotesi di D’Adamo includeva un gruppo di controllo, cioè un gruppo di persone che continuava a seguire la propria dieta abituale. “Una condizione necessaria, questa, per dimostrare che i benefici attribuiti all’alimentazione sono influenzati dal gruppo sanguigno di appartenenza”, dicono i medici anti-bufale.

I presunti benefici

Ma come mai molte persone che la seguono dicono di stare meglio? “Semplicemente perché i quattro regimi alimentari consigliati ai diversi gruppi soddisfano, in linea di massima, i principi e le regole di un’alimentazione sana. Spesso chi decide di seguire la dieta dei gruppi sanguigni modifica la propria alimentazione in senso positivo: predilige cereali integrali invece che raffinati, rinuncia più volentieri ad alimenti ultra processati e ricchi di zuccheri semplici e incrementa il consumo di frutta e verdura. Insomma, inizia a seguire un’alimentazione che gli esperti raccomandano per migliorare la propria salute e diminuire il rischio di alcune malattie. Ma le ricadute positive di queste scelte – scrivono i medici anti-bufale – sono indipendenti dal gruppo sanguigno”.

Tra l’altro, uno studio del 2014 su Plos One, ha preso in esame circa 1.500 persone, dimostrando che una dieta ricca di vegetali – come quella consigliata al gruppo A – riduce i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, la pressione sanguigna e altri fattori di rischio cardiovascolari, anche se a seguirla sono persone che appartengono ai gruppi B, AB oppure 0.

Non solo: anche le diete consigliate al gruppo 0 e al gruppo AB influenzano positivamente alcuni di questi parametri, a prescindere dal gruppo sanguigno di appartenenza. Insomma, secondo diversi studi una dieta ricca di frutta e verdura fa bene alla salute, senza che ci sia un legame con il gruppo sanguigno.

Le controindicazioni

Attenzione però: l’Harvard Medical School avverte che seguire un regime alimentare sulla base del proprio gruppo sanguigno potrebbe portare a scelte alimentari restrittive o interferire pesantemente con alcuni valori personali. Per esempio, chi appartiene al gruppo 0 e segue un’alimentazione vegetariana o vegana, potrebbe trovarsi in difficoltà sapendo di dover consumare quantitativi elevati di carne e proteine animali per mantenersi in salute.

Inoltre la dieta dei gruppi sanguigni non si limita a raccomandazioni alimentari: dà una serie di consigli che riguardano anche il consumo di integratori, erbe e probiotici o l’attività fisica più adatta a ciascun gruppo sanguigno. Il rischio dunque, avvertono i medici anti-bufale, “è di spendere soldi inutilmente o, peggio, di seguire raccomandazioni che, in presenza di particolari condizioni di salute, col tempo potrebbero rivelarsi dannose”. Insomma, c’è davvero molta nebbia sugli effetti reali di questa strategia a tavola.

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