Pfizergate e il ‘giallo’ degli sms di Ursula von der Leyen, le novità

Ursula von der Leyen

Per gli appassionati del complotto il cosiddetto caso Pfizergate appare irresistibile: personaggi di spicco coinvolti tra Europa e America, sms spariti, miliardi di euro spesi (e incassati) per i tanto detestati vaccini anti-Covid. Perchè, alla fin fine, siamo ancora divisi in squadre: c’è chi è convinto che questo strumento, frutto della ricerca e dell’ingegno umano, pur con i suoi limiti sia stato la chiave per uscire da una pandemia che ha provocato oltre 7 milioni di morti nel mondo. Mentre altri li considerano una costosa ‘trappola’, oltretutto all’origine di una serie di problemi di salute.

Ma torniamo al Pfizergate: c’è da dire che non si tratta di fatti nuovi. Negli ultimi mesi gli investigatori della Procura Europea (Eppo) hanno preso il  testimone dei procuratori belgi impegnati dall’inizio del 2023 nelle indagini sulle accuse di illecito penale in relazione alle trattative sui vaccini anti-Covid tra il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – in piena campagna elettorale per un secondo mandato – e il Ceo di Pfizer Alber Bourla.

A dare notizia di questo passaggio di testimone è ‘Politico’, che precisa come si indaghi per “interferenza nelle funzioni pubbliche, distruzione di Sms, corruzione e conflitto di interessi”. Bisogna precisare che l’Eppo sta indagando, ma – come ricorda l’Ansa – nessuno è stato ancora accusato in relazione al caso.

L’origine delle indagini

La vicenda si era aperta a Liegi, dopo una denuncia penale presentata dal lobbista Frédéric Baldan. A lui si sono aggiunti in seguito i governi ungherese e polacco, anche se quest’ultimo sarebbe in procinto di ritirare la denuncia dopo la vittoria elettorale del governo pro-Ue guidato da Donald Tusk, come sottolinea sempre Politico.

Gli sms

La denuncia di Baldan poggia su un presunto scambio di sms tra von der Leyen e Bourla subito prima del più grande accordo sui vaccini dell’Ue, in piena pandemia Covid-19, il cui valore è stimato in oltre 20 miliardi di euro. Il tema è finito nel tempo al centro di una serie di interrogazioni al Parlamento europeo, ma finora la commissione si è rifiutata di rivelare il contenuto degli sms e persino di confermarne l’esistenza.

Il ‘New York Times’, che per primo aveva rivelato il presunto scambio, ha avviato una causa parallela contro la Commissione europea dopo che questa si era rifiutata di rivelare il contenuto dei messaggini in seguito a una richiesta di accesso ai documenti.

Nel frattempo notizia dell’indagine sul Pfizergate è stata confermata anche da una portavoce della procura europea (Eppo): l’istruttoria sui presunti illeciti nell’acquisizione dei vaccini “è stata annunciata nell’ottobre del 2022”, riporta ancora l’Ansa. Il lavoro investigativo sul caso, considerato altamente sensibile, non ha una scadenza da rispettare.

Il clima dell’epoca

Facciamo un passo indietro. Giova ricordare che all’epoca dell’accordo con Pfizer, il rischio per l’Europa era quello di restare indietro nella fornitura di vaccini. Il clima era molto diverso da quello di oggi: il virus faceva ancora paura e questi prodotti, sviluppati in tempi record, erano visti come una scialuppa di salvataggio per uscire da una crisi che ci aveva visti costretti a chiuderci in casa.

Non mancarono, in quelle settimane, le polemiche per il fatto che l’Ue si fosse mossa in ritardo su questo fronte, rispetto al Regno Unito e agli Stati Uniti. Un ritardo che però, come si legge nella Relazione speciale della Corte dei conti europea (data 2022), l’Ue è riuscita a colmare, “creando un portafoglio di vaccini diversificato per gli Stati membri”. Insomma, “nonostante l’Ue avesse registrato alcune carenze di approvvigionamento nella prima metà del 2021, alla fine dello stesso anno gli Stati membri avevano ricevuto quasi 952 milioni di dosi di vaccino e l’80% della popolazione adulta dell’Ue era stata completamente vaccinata”.

Così non c’è da stupirsi che il negoziato, concluso al culmine della pandemia nel 2021, fosse stato presentato come un trionfo di von der Leyen. Ma l’enorme quantità di vaccini acquistati e rimasti inutilizzati ha suscitato non poche perplessità. Tanto che, nel meggio 2023, l’Europa ha rinegoziato le forniture di vaccini, stipulando un nuovo accordo con Pfizer e BioNtech. Nel frattempo alla spinta a immunizzarsi è subentrata la stanchezza vaccinale: ‘Politico’, alla fine dello scorso anno, ha sottolineato come almeno 4 miliardi di euro di dosi fossero andate sprecate.

Dal canto suo, la Commissione Europea non commenta l’esistenza di un’indagine della Procura europea antifrode sui fantomatici messaggini. “Non abbiamo informazioni specifiche” sulle indagini in corso di Eppo, “quindi temo che non avremo commenti specifici su questo”, ha detto durante il briefing con la stampa a Bruxelles la vice portavoce capo Arianna Podestà, interrogata sulla questione.

Il Pfizergate e la campagna elettorale

Sia come sia, la notizia dell’interessamento dell’Eppo arriva in un momento delicato per von der Leyen, che cerca di ottenere un secondo mandato alla guida della Commissione Ue. Ma l’attenzione della stampa sulla vicenda non è cosa di oggi.

Nei mesi scorsi AdnKronos, che ha condotto un’inchiesta giornalistica sulla strategia vaccinale europea, aveva ottenuto 27 verbali del comitato direttivo sui vaccini (che dal 18 giugno 2020 ha coordinato le trattative per l’acquisto e la distribuzione dei prodotti anti-Covid), ma la maggior parte è risultata coperta da omissis. Insomma, la gestione europea della campagna di vaccinazione anti-Covid restava top secret. Come, almeno per il momento, i presunti sms tra von der Leyen e Bourla.

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