Tumore al seno triplo negativo, se la dieta fa la differenza

tumore seno
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Siamo quel che mangiamo. Ormai la scienza ci mostra spesso prove dell’impatto della dieta su numerose malattie. Ma questo è vero anche per il tumore al seno e trattamenti come la chemio e l’immunoterapia?

A indagare sui reali effetti di un programma nutrizionale che confronta la restrizione calorica ciclica con un’alimentazione non restrittiva, ma sana e bilanciata è un nuovo studio tutto declinato al femminile, promosso da un’eccellenza in questo campo: l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

Lo studio BREAKFAST-2

Gli obiettivi della ricerca sono ambiziosi: i ricercatori puntano infatti a chiarire la relazione tra programma nutrizionale e uno schema terapeutico complesso, quello contro il tumore al seno triplo negativo, che prevede l’uso di quattro chemioterapici e un immunoterapico. Il contatto diretto tra medico e paziente sarà assicurato da una web-app con chat ad hoc. Questo tipo di cancro non è sensibile agli estrogeni e al progesterone, né possiede un grande numero di siti di legame per l’HRE2 sulla sua superficie. Quello triplo negativo rappresenta il 10-15 % di tutti i tumori del seno.

Il nuovo studio, reso possibile anche grazie al contributo non condizionante di Fondazione Giuliani, durerà due anni e coinvolgerà 12 Centri, per un totale di circa 150 donne tra 18 e 75 anni. Parliamo di pazienti con tumore al seno triplo negativo in stadio precoce (II-III), candidate a ricevere un trattamento a base di quattro chemioterapici e un immunoterapico prima dell’intervento chirurgico.

Come ha spiegato Gustavo Galmozzi, presidente Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, “l’attenzione dei nostri ricercatori è rivolta a implementare e rendere traslabile nella pratica clinica un programma di stile di vita che abbia al proprio centro la nutrizione”.

Le aspettative dei ricercatori

“Lo schema nutrizionale di restrizione calorica è sempre il medesimo dal 2016 e in questi 8 anni è stato l’oggetto di studi che hanno coinvolto in totale più di 250 pazienti, prevalentemente con tumore al seno”, sottolinea Filippo de Braud, Direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e ordinario presso l’Università degli Studi di Milano.

“Abbiamo dimostrato che con questo approccio è possibile ottenere una rimodulazione favorevole non solo del metabolismo, ma anche del sistema immunitario, potenziando le cellule immunitarie con attività antitumorale. Ora siamo in una fase successiva della sperimentazione, in cui stiamo valutando l’impatto di questo programma nutrizionale sull’attività antitumorale dei trattamenti farmacologici”.

Tra gli obiettivi dello studio c’è anche la ricerca di biomarcatori molecolari. Come puntualizza  Giancarlo Pruneri, direttore del Dipartimento di Diagnostica avanzata dell’Int e presidente Eurama Precision Oncology, “le eventuali caratteristiche biologiche che emergeranno ci consentiranno di identificare possibili biomarcatori di sensibilità o resistenza ai trattamenti proposti. E, dunque, anche di ipotizzare meccanismi di resistenza del tumore da studiare nei nostri laboratori per migliorare l’efficacia di questo approccio terapeutico”.

Lo schema

Ma come funziona lo schema al centro della ricerca? Il regime di restrizione calorica ciclica prevede cinque giorni di dieta a base di alimenti e grassi di origine vegetale e un basso contenuto di carboidrati e proteine, che viene ripetuto ogni 3 settimane. Nel braccio di controllo, l’alimentazione raccomandata è basata sull’utilizzo di un’ampia varietà di cereali non raffinati, prevalentemente vegetariana, come da indicazioni delle principali società scientifiche internazionali (Word Cancer Research Fund; European Code Againist Cancer; America Cancer Society).

“È la prima volta che combiniamo uno schema terapeutico così complesso con un programma nutrizionale che prevede la restrizione calorica”, ha detto Claudio Vernieri, medico oncologo presso la Breast Unit del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e ricercatore presso l’Università degli Studi di Milano e Ifom.

L’obiettivo è capire se l’approccio di restrizione calorica è sicuro, ben tollerato e, soprattutto, in grado di aumentare l’attività antitumorale della chemioimmunoterapia. Alle donne arruolate nel braccio di controllo verrà proposto un programma nutrizionale che è il miglior comportamento alimentare ad oggi noto. Queste pazienti verranno monitorate dal punto di vita oncologico e nutrizionale con la stessa frequenza e modalità delle pazienti arruolate nel braccio sperimentale. Dunque anche queste pazienti trarranno beneficio dall’adesione allo studio”.

La app

Tutte le pazienti vengono seguite anche tramite una web-app realizzata dai ricercatori in collaborazione con Eurama Precision Oncology. Come racconta Francesca Ligorio, Oncologo Medico presso la Breast Unit del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia della struttura, “la web-app è stata disegnata sulla base dell’esperienza maturata con le donne coinvolte nei nostri precedenti studi. Alla app possono avere accesso anche i diversi team dei Centri coinvolti, ma è l’Int a prestare l’assistenza alle pazienti in caso di necessità o dubbi”.

Questo “ci permette di avere in tempo reale un’idea globale sull’andamento dello studio, sull’aderenza delle pazienti al trattamento, sugli eventuali effetti collaterali e sullo stato di salute di ogni persona coinvolta, senza passaggi intermedi”, conclude Ligorio.

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