Salute della donna, tra nuovi farmaci e malattie al femminile

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La salute, ormai lo sappiamo, è una questione di genere. Le donne soffrono più degli uomini di alcune patologie – è il caso del  mal di testa – ma sono spesso anche le caregiver e le operatrici sanitarie che dei malati si prendono cura. Ebbene, nella Giornata nazionale della salute della donna dalla ricerca arriva una buona notizia. 

Sono infatti ben “625 i farmaci per la salute delle donne in sviluppo del mondo. Di questi, molti – e in fase avanzata – sono per il trattamento dei tumori e dei disturbi neurologici. E ancora, solo per fare alcuni esempi: per le patologie autoimmuni, le malattie mentali e respiratorie”. A precisarlo è Marcello Cattani, presidente di Farmindustria.

Nelle imprese farmaceutiche in Italia le donne rappresentano il 45% degli addetti, spesso con ruoli importanti e apicali e superano abbondantemente il 50% nella R&S. “Per questo le nostre aziende, con azioni concrete – possibili grazie a relazioni industriali efficaci – offrono un welfare d’avanguardia, che permette screening periodici e allo stesso tempo la conciliazione vita-lavoro. E sono in prima linea nella Ricerca, con investimenti crescenti”. Parliamo di 1,9 miliardi di euro all’anno, dei quali oltre 700 milioni in studi clinici”.

Più prevenzione, anche grazie all’AI

Ad accendere i riflettori sulla salute femminile oggi è il ministero della Salute. “Il benessere delle donne lungo tutto l’arco della vita è un presupposto irrinunciabile per la piena realizzazione del diritto alla salute, garantito dalla nostra Costituzione. Con questa consapevolezza siamo impegnati per migliorare la prevenzione, l’assistenza e la cura“, ha sottolineato il ministro Orazio Schillaci, intervenendo alla Giornata nazionale della salute della donna, promossa dal ministero di Lungotevere Ripa insieme ad Atena Donna.

“Riconoscere le specificità della donna è essenziale per delineare programmi e azioni, per organizzare l’offerta dei servizi, per indirizzare la ricerca, per analizzare i dati statistici. In questo contesto, le nuove tecnologie, e in particolare l’AI, possono aprire prospettive enormi, dando impulso ad un approccio medico sempre più personalizzato e orientato alla centralità della persona” ha aggiunto il ministro. Citando, ad esempio, il tema dell’adesione agli screening: “Penso non solo all’invito con la lettera per posta, ma magari anche mandare un sms e insistere un po’ di più”.

Incubo mal di testa

Ci sono poi le patologie declinate al femminile: i dottori anti-bufale della Fnomceo ricordano il caso del mal di testa. “Le donne colpite da emicrania sono, in tutto il mondo, il doppio degli uomini”, spiegano su Dottoremaeveroche.it. Come mai? “La causa, secondo la ricerca scientifica a oggi disponibile, sembra essere legata al livello di ormoni sessuali”. Stando ai dati epidemiologici raccolti in Italia, sono oltre cinque milioni le donne che riferiscono “emicranie mestruali”, legate cioè alle variazioni degli ormoni e che si verificano ogni mese. Si sa che in queste pazienti il mal di testa comincia appena prima della comparsa delle mestruazioni o nei primi tre giorni del ciclo. I dolori sono forti, spesso invalidanti, soprattutto quando si aggiungono ad altri disturbi legati alle mestruazioni.

Esistono altre cause collegate esclusivamente al sesso femminile: l’assunzione della pillola anticoncezionale, la menopausa, la gravidanza. In questi diversi momenti, la comparsa del mal di testa è sempre correlata al livello degli estrogeni, gli ormoni sessuali che determinano anche le fasi del ciclo.

Ma come si può trattare il mal di testa da ormoni? “Allo stesso modo delle altre cefalee – spiegano i dottori anti-bufale – Sappiamo che la maggior parte delle pazienti pratica l’automedicazione, cioè utilizza farmaci da banco. Quando però la cefalea ormonale è molto frequente, per esempio se si presenta a ogni ciclo mestruale, è opportuno consultare il medico e individuare una terapia più efficace. Medicinali più specifici del classico paracetamolo o degli antinfiammatori sono i triptani, che agiscono a livello cerebrale. In alcuni casi può essere prescritta una terapia a base di estrogeni o la pillola contraccettiva. Se il disturbo si presenta spesso, inoltre, può essere utile compilare un “diario del mal di testa”, nel quale annotare quando avviene l’attacco, la durata, i sintomi, se sono stati assunti farmaci, la dieta. In questo modo, il medico può individuare eventuali fattori scatenanti o comportamenti da evitare. Lo stile di vita, infatti, conta. Le raccomandazioni sono semplici: fare attività fisica, curare l’alimentazione evitando alcol e caffeina, idratarsi adeguatamente, dormire bene, tenere a bada lo stress”, ricordano quindi su Dottoremaeveroche.it.

Il caso malattie rare

In Italia sono più di 2 milioni le donne che hanno a che fare quotidianamente con una malattia rara: più di 1 milione come pazienti e altrettante come caregiver di un familiare, molto spesso un figlio o una figlia. Con non poche difficoltà, come testimonia il Libro bianco ‘Donne e malattie rare: impatto sulla vita e aspettative per il futuro’, realizzato da Women in Rare, iniziativa ideata e promossa da Alexion, AstraZeneca Rare Disease insieme a Uniamo, con la partecipazione di Fondazione Onda, ETS, EngageMinds HUB e Altams dell’Università Cattolica.

L’impatto (non solo economico)

Ebbene, dopo la diagnosi la situazione economica è cambiata per il 42% delle pazienti e per il 65% delle caregiver. “La realizzazione del libro bianco e dell’indagine che ne è all’origine ci ha permesso di raccogliere dati significativi sulla vita delle donne coinvolte in una malattia rara, come pazienti o caregiver”, sottolinea Annalisa Scopinaro, presidente di Uniamo (Federazione Italiana Malattie Rare).

“In Europa le malattie sono considerate rare quando colpiscono 1 persona su 2mila e questo fa capire come chi ne soffre possa sentirsi solo. Eppure l’Onu, con la sua risoluzione di tre anni fa, ha richiamato con forza l’urgenza di promuovere e tutelare i diritti di queste persone. Per farlo, è indispensabile conoscere a fondo i loro problemi e le loro necessità e, a questo proposito, ci siamo accorti che mancavano dati precisi sull’impatto delle patologie rare (oggi se ne conoscono tra le 7 e le 8mila) sulla vita delle donne. Oggi, grazie a Women in Rare disponiamo di questi dati e li sottoponiamo all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni”. Perchè “è necessario aiutare le prime con una legge specifica che si occupi del caregiving, e le seconde offrendo assistenza e consulenza”, dice Scopinaro.

L’appello alle donne

Sono tanti gli specialisti che si occupano della salute femminile. Ma un ruolo particolare spetta al ginecologo. Con il quale la donna può e deve creare un rapporto che si rivela prezioso, anche in termini di prevenzione. “La salute della donna – sottolinea con forza Vito Trojano, presidente nazionale Società Italiana di Ginecologia ed Ostetricia (Sigo) – si fonda su due pilastri fondamentali quali il corretto stile di vita e migliore diagnosi precoce. L’appello alle donne è quello di confrontarsi con il proprio ginecologo in ogni fase della loro età, programmando visite mediche di controllo, esami clinici, vaccinazioni, screening oncologici. Senza dimenticare l’importanza di un’adeguata alimentazione ed una costante attività fisica, correggendo i fattori di rischio, quali fumo e alcol”, aggiunge lo specialista.

Temi importanti, che chiamano in causa tante figure differenti. “Perché la salute della donna è una responsabilità di tutti”, come ricorda Cattani. 

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