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Melanoma, il paziente inglese e il trial sul vaccino a mRna

melanoma
Gilead

Mentre la stampa britannica dà notizia del primo paziente inglese trattato con il vaccino a mRna personalizzato contro il melanoma, in Italia lo studio è più avanti. “Nel nostro Paese sono 5 i centri coinvolti e l’arruolamento dei pazienti sta andando alla grande”, dice a Fortune Italia Paolo Ascierto, direttore del Dipartimento che si occupa di tumori cutanei, immunoterapia oncologica sperimentale e terapie innovative dell’Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli dove il 28 gennaio scorso è stato trattato il primo paziente italiano: Alfredo, un medico di 71 anni.

L’inglese Steve Young, invece, di anni ne ha 52 e fa parte di un drappello di 60-70 pazienti che saranno arruolati per la ricerca in 8 centri Oltremanica.

Melanoma, il primo paziente italiano riceve il vaccino a mRna

Come funziona

Non è la prima volta che ne parliamo: prodotto da Moderna, questo vaccino, ci ha spiegato qualche tempo fa lo stesso Ascierto,“si basa sulla stessa tecnologia adottata per quelli contro Covid-19, cioè utilizza mRna sintetici progettati per ‘istruire’ il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine, chiamati ‘neoantigeni’, che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellule malate. Il suo scopo non è quello di prevenire la malattia, ma di aiutare e supportare il sistema immunitario dei pazienti a riconoscere e ad attaccare più efficacemente il tumore. Certo, essendo una sperimentazione a ‘doppio cieco’, potremmo trovarci di fronte ad una dose di placebo. Secondo protocollo, infatti, né il paziente né l’oncologo sanno cosa gli è stato iniettato. Lo sapremo alla fine della sperimentazione”.

Lavori in corso

“C’è molta attesa” per i risultati che emergeranno dai test condotti in questi mesi, testimonia l’oncologo italiano. “La notizia riportata in Uk” racconta “del processo di uno studio di fase 3 che adesso sta cominciando nei vari Paesi. Noi in Italia abbiamo iniziato a dicembre 2023 – puntualizza Ascierto all’Adnkronos Salute – Lo studio sta andando avanti” e “contiamo di avere i risultati nel giro di 3 anni”.

“Il processo verrà ulteriormente velocizzato adesso con l’aggiunta del Regno Unito, perché così avremo più pazienti e questo significa senz’altro una velocità maggiore” nella raccolta dei dati. “In Italia credo siano già stati arruolati una cinquantina di pazienti, siamo avanti e ci sono tanti altri che sono in screening, in attesa di verificare se possono entrare nello studio. La performance del nostro Paese è importante” su questo fronte.

Le speranze degli specialisti

Quello di Moderna non è il solo prodotto di questo tipo allo studio, “ma sarebbe il primo vaccino terapeutico” se i dati positivi saranno confermati. “La sua caratteristica”, spiega Ascierto, “è che il vaccino viene prodotto direttamente dal tumore del paziente. Il campione tumorale, dopo che è stato tolto e analizzato, viene mandato in un laboratorio centralizzato che estrae tutto il Dna. Il tumore ha tante proteine mutate, diverse da quelle normali. E a ogni proteina mutata corrisponde un gene mutato. Quindi dal Dna del campione tumorale un algoritmo seleziona i neoantigeni, ovvero i geni di quelle proteine mutate tipici del tumore. L’algoritmo ne seleziona 34 fra quelli più immunogenici, cioè capaci di attivare maggiormente la difesa immunitaria. Viene poi prodotto l’Rna messaggero di questi 34 antigeni che diventa il vaccino. Un processo dunque personalizzato”.

Ma di che effetto parliamo? Secondo Ascierto se si conferma il dato di fase 2 reso noto da Moderna e Msd, “cioè una riduzione del rischio di recidiva del 44% e addirittura del 76% per la comparsa di metastasi a distanza, è chiaro che sarà un ulteriore passo in avanti” nell’offerta di soluzioni contro una patologia insidiosa come melanoma.

La questione dei costi

Considerata la personalizzazione e il design di questo vaccino, la ricerca è destinata ad aprire anche una questione di costi. “Potrebbero essere un vero problema”, dice ancora all’Adnkronos Salute l’oncologo. “Essendo un trattamento innovativo, mi aspetto un costo elevato”.

Ma, puntualizza ancora Ascierto, “questo sarà un problema che affronteremo successivamente. In primis vediamo di ottenere un dato di efficacia e poi discutiamo anche di questo”. Se la sperimentazione procederà secondo le attese, “il problema si porrebbe all’incirca fra 3 anni, cioè appena avremo i risultati”.

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