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Motori elettrici e ansia da ricarica? La ricerca che fa pensare

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Resilienza. Capacità di modificare le proprie abitudini per sfruttare al meglio le opportunità. Quante volte siamo pronti a reagire positivamente, senza farci prendere dall’ansia, di fronte alle novità che si presentano? Il tema è sicuramente da considerare, anche alla luce delle potenzialità che la tecnologia e lo sviluppo della ricerca ci offrono.

Da un lato c’è la tranquillità di una routine che in qualche modo diventa un’isola di comfort, capace di mantenerci sereni e di non aggiungere stress alla vita quotidiana. Dall’altra c’è il desiderio del nuovo, di esplorare orizzonti diversi da quelli soliti. Solo che in questo secondo caso può essere difficile staccarci dalle dinamiche mentali e psicologiche che guidano i nostri atteggiamenti. A volte, questi percorsi e queste complessità si adattano anche a situazioni che vanno oltre il lavoro, la professione. E ci devono portare a pensare in maniera del tutto diversa da quanto abbiamo sempre fatto. Magari sradicando qualche abitudine ormai inveterata.

Rompere le consuetudini e placare l’ansia diventa un imperativo quando si decidono anche scelte apparentemente lontane dal mondo della salute. Perché la psiche conta. E’ il monito che viene da una ricerca apparsa su ‘Energy ‘,condotta dagli esperti della Chalmers University of Technology, in Svezia, e dall’Università del Delaware, coordinata da Frances Sprei e Willett Kempton. Tema: l’ansia da autonomia e la velocità di ricarica per chi sceglie di passare all’auto elettrica.

Addirittura, stando a quanto riporta lo studio, sarebbero più importanti le modalità di approccio al rifornimento che il miglioramento delle dimensioni o della prestazione della batteria dei motori elettrici. Insomma: resilienza diventa la parola d’ordine per controllare lo stress che si accompagna alla percezione di rimanere senza energia.

Non per nulla l’indagine va ad esplorare come e quanto i modelli mentali guidano i processi di ricarica dei veicoli elettrici, provando a valutare quanto e come il nostro modo di comportarci con motori a scoppio incida sui processi decisionali.

Sostanzialmente, stando alla ricerca, con le auto tradizionali noi ci muoviamo secondo tre traiettorie. In certi casi osserviamo la lancetta del carburante, fermandoci in prossimità dell’accensione della luce della riserva. In altre circostanze programmiamo il viaggio e decidiamo a priori dove ci fermeremo alla stazione di servizio. Con l’auto elettrica, probabilmente, dovremmo abituarci ad una sorta di terza via.

Come avviene per molti quando debbono assumere un farmaco, ci sono infatti fasi fisse della giornata che debbono diventare “appuntamenti” per la ricarica dei motori elettrici. Magari la sera, in garage, prima di tornare a casa. O piuttosto appena si giunge sul luogo di lavoro.

Insomma, se decidiamo di passare all’auto elettrica, conviene fissare alcuni passaggi della vita quotidiana da dedicare a questo aspetto. Come una vera e propria terapia, che permette di dominare l’ansia. E passa attraverso la resilienza.

Insomma, bisogna pianificare. E questo impone un cambio di mentalità. Oltre ovviamente ad una giusta infrastruttura che deve essere disponibile nei posti ottimali, appunto nel garage di casa o al lavoro per citare gli esempi più semplici.

Occorre insomma sfruttare le fasi della giornata in cui si rimane fermi, per ottimizzare le ricariche e lenire lo stress da mancanza di propellente. Ricordando che il secondo modello di rifornimento, quello che prevede la pianificazione a priori delle soste, rimane fondamentale per i lunghi viaggi. Magari, con queste strategie anti-ansia e con un cambio di mentalità (oltre ovviamente un allargamento della disponibilità delle colonnine per ridare energia al motore) passare all’elettrico potrebbe essere psicologicamente più semplice. Senza lo “stress da ricarica”.

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