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Covid in Italia, gli ultimi dati e l’impatto sull’aspettativa di vita

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Il virus Sars-Cov-2 circola ancora in Italia, ma non tanto da essere motivo di preoccupazione. A dircelo sono i numeri dell’ultimo monitoraggio, pubblicati online dall’Istituto superiore di sanità e dal ministero della Salute. Sono stati 858 i nuovi casi positivi a Covid in Italia nella settimana dal 16 al 22 maggio, in lieve calo rispetto ai sette giorni precedenti. E, ancora una volta, il maggior numero di infezioni si registra in Lombardia e Lazio. Basilicata, Marche, Molise e Valle d’Aosta sono invece a zero nuovi contagi. I decessi invece sono stati 8 (contro 17).

Intanto un report dell’Organizzazione mondiale della sanità ‘fotografa’ l’impatto del virus sulla speranza di vita a livello globale. A conti fatti, la pandemia ha cancellato in soli due anni quasi un decennio di progressi nel miglioramento dell’aspettativa di vita. Tra il 2019 e il 2021, l’aspettativa di vita globale è scesa di 1,8 anni.

Gli ospedali

Abbiamo segnalato più volte che la ‘fotografia’ più efficace sull’impatto di Sars-Cov-2 arriva dagli ospedali. Ebbene, l’occupazione Covid dei posti letto in area medica risulta limitata e pari a 0,9% (579 ricoverati), stabile rispetto alla settimana precedente (0,9%), esattamente come le terapie intensive: siamo fermi a un’occupazione dello 0,3% (27 ricoverati).

I tassi di ospedalizzazione e mortalità “sono più elevati nelle fasce di età più alte (nelle fasce 80-89 e >90 anni siamo rispettivamente pari a 8 e 13 per 1.000.000 abitanti e il tasso di mortalità nella fascia >90 anni pari a 2 per 1.000.000)”, come si legge nel report. Non sono stati registrati nuovi ricoveri in terapia intensiva nella settimana di osservazione.

La diffuzione del virus

Quanto all’indice di trasmissibilità (Rt) calcolato con dati aggiornati al 22 maggio e basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 14 maggio risulta stabile e sotto la soglia epidemica: a 0,9 (0,73–1,09). Insomma, in generale l’incidenza di casi Covid appare sostanzialmente stabile rispetto alla settimana precedente: siamo a 1 caso per 100.000 abitanti contro i 2 della settimana precedente.

Interessante il dato delle fasce di età: il più alto tasso di incidenza settimanale si registra a 70-79, 80-89 e >90 anni. Infine la percentuale di reinfezioni: siamo al 43% circa, senza variazioni rispetto alla settimana precedente.

L’impatto sulla speranza di vita globale

Stando all’ultima edizione delle Statistiche sanitarie mondiali, la pandemia di Covid-19 ha invertito la tendenza al costante aumento dell’aspettativa di vita alla nascita. Cifre alla mano, tra il 2019 e il 2021 l’aspettativa di vita globale è scesa di 1,8 anni, attestandosi a 71,4 anni (praticamente il livello del 2012). Mentre l’aspettativa di vita sana globale è scesa di 1,5 anni.

Effetti, dicono gli esperti, avvertiti in modo diseguale nel mondo. Le Americhe e il Sud-Est asiatico sono state le aree più colpite, con un calo dell’aspettativa di vita di circa 3 anni. Al contrario, la regione del Pacifico occidentale è stata colpita in misura minima durante i primi due anni di pandemia Covid. Ecco perchè Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, invita a “ricordare quanto fragile possa essere il progresso. In soli due anni, la pandemia ha cancellato un decennio di miglioramenti nell’aspettativa di vita”.

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