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La crisi dell’emergenza: “Il 118 non è un taxi”

Sis 118

Servizi congestionati, operatori del 118 in fuga, medici e infermieri aggrediti, sovraffollamento dei pronto soccorso, specializzazioni poco appetibili e ‘ignorate’ dalle nuove leve. La crisi del sistema dell’emergenza emerge con chiarezza dal XXI Congresso nazionale della Società italiana Sistema 118 a a Casamassima (Bari), così come la stanchezza degli operatori. “Una crisi così non si era mai vista”, sottolinea Fedele Clemente, presidente onorario della SIS 118, già direttore del sistema di emergenza territoriale 118 del Molise e direttore del dipartimento di Emergenza dell’ospedale “A. Cardarelli” di Campobasso.

E un dubbio arrovella i sanitari. “Come è possibile che un sistema che soccorre 8 milioni di italiani ogni anno, di cui una parte rilevante in imminente pericolo di vita, venga cronicamente dimenticato dal legislatore? È davvero un caso singolare che questo atteggiamento si confermi governo, dopo governo, ogni volta che ci siano fondi da stanziare”, dice lapidario il presidente della Sis 118, Mario Balzanelli, convinto che non ci sia tempo da perdere. “Il 118 non è un taxi, ma un sistema fondamentale per salvare la vita delle persone”.

Violenza, paura e ansia

A preoccupare Balzanelli è anche il numero delle aggressioni, che non accennano a ridursi. “Operiamo sul campo, e fuori dall’ambulanza siamo potenzialmente vittime dei violenti. Come tutelare i medici del 118? La querela dovrebbe scattare d’ufficio quando si aggredisce un pubblico ufficiale. Ma un antidoto prezioso arriva anche dalla formazione del personale: ecco perchè, come Sis 118, vogliamo dedicare spazio quest’anno a corsi contro la violenza in generale e contro quella di genere in particolare”, annuncia il presidente.

Il tema delle aggressioni “riguarda un po’ tutto il sistema dell’emergenza urgenza e del 118, ed è legato alla carenza di personale. Avremmo bisogno di più medici, infermieri e personale in grado di spiegare alle persone in attesa al pronto soccorso cosa sta accadendo. Molto spesso la paura, l’ansia e la sofferenza diventano una miscela esplosiva. E questo è un tema legato all’organizzazione”, sottolinea a Fortune Italia il presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici) Filippo Anelli.

Un momento del Congresso della Sis 118

Per ovviare alle mancate denunce, spesso per paura di ritorsioni, da qualche mese c’è una novità: il decreto legislativo 19 marzo 2024, n. 31, che modifica il codice penale in tema di procedibilità d’Ufficio per il reato di lesioni personali e di procedibilità a querela del reato di danneggiamento. “Nel caso di qualsiasi tipo di violenza nei confronti degli operatori, dopo la legge ad hoc – continua Anelli – le strutture sanitarie stanno mettendo in campo i protocolli che consentono la procedibilità d’ufficio, dando l’informazione che serve alla Procura per avviare l’indagine”.

Basterà ad arginare il fenomeno? Intanto il ricambio generazionale preoccupa: nell’anno accademico “2022-23 ben 506 borse per la Medicina dell’emergenza sono andate vacanti”, ricorda Francesco Albergo, direttore operativo della Lum, la Libera Università Meditarranea, che ospita il congresso.

Colpa medica

Un altro tema importante per gli operatori dell’emergenza è quello della colpa medica. “Vorremmo una normativa definitiva – prosegue Anelli – dopo lo scudo penale che consente di non poter punire i medici per una serie di carenze presenti nel sistema. Su questa questione siamo in attesa dei risultati della Commissione Adelchi d’Ippolito, per arrivare entro fine anno ad un disegno di legge che porti a una regolamentazione complessiva della materia”.

Le priorità

Balzanelli non ha dubbi: occorre “rendere più appetibile la professione, ma soprattutto è fondamentale un modello organizzativo che riconosca al 118 la dimensione dipartimentale provinciale, con una centrale operativa che non è un call center, come qualcuno dice: si tratta invece di un centro di governo clinico e controllo capillare dell’attività degli operatori. Ecco perchè ogni provincia deve avere il suo dipartimento, e l’accesso per il cittadini deve restare diretto attraverso il numero 118. Il doppio passaggio fra le centrali operative (dal 112 al 118, ndr), fa perdere almeno 1 minuto e 40 secondi: se c’è un arresto cardiaco e un soggetto ha anche una fibrillazione ventricolare, perdere 1 minuto e 40 secondi, significa sottrarre il 15% di possibilità di tornare a vivere”.

Secondo Filippo Anelli resta “fondamentale il riconoscimento del lavoro usurante con incentivazioni o sgravi fiscali, perchè questo è un lavoro straordinario che incarna profondamente i principi della professione medica. Ai medici che lavorano in questo settore va detto sempre un grande grazie per la passione e la volontà con cui operano in un settore difficile della medicina. Questi colleghi sono l’emblema della professione medica. Vogliamo tutti insieme provare a superare le tante difficoltà che ci sono: la Federazione è vicina ai colleghi impegnati in questo settore, per provare a disegnare modelli organizzativi che tengano conto delle esigenze di 118 e pronto soccorso”.

Sarà l’anno della riforma?

Insomma, da Casamassima gli operatori della Sis 118 chiedono con forza e passione “una riforma del modello attuativo del 112, all’interno della riforma del 118“, puntualizza Balzanelli. “Il primo numero deve essere affiancato al secondo, senza sostituirlo”. Ma questo sarà davvero l’anno della riforma tanto agognata dalla Sis 118? “Abbiamo incontrato più volte il ministro della Salute Orazio Schillaci che, da medico, ha ascoltato le nostre istanze, assicurandomi di aver compreso i nostri problemi. Rinnovo la massima fiducia nel ministro e nel fatto che possa adoperarsi per accogliere le nostre richieste. Sarebbe una svolta storica, dopo essere stati ignorati regolarmente da tutti i governi precedenti”, conclude il presidente della Sis 118.

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