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Nuovo Coronavirus in Cina: cosa dice davvero la ricerca

coronavirus pipistrelli Covid
Adyen Articolo
Velasco25

Forse avrete letto della scoperta di un team di scienziati in Cina: un nuovo coronavirus dei pipistrelli utilizza lo stesso recettore usato da Sars-Cov-2 per penetrare nelle cellule umane. Ma di che si tratta? E quanto questa scoperta – che arriva dalla Cina proprio nei giorni in cui si ricorda l’inizio dell’incubo Covid – deve allarmarci?

A dare pepe alla vicenda c’è il coinvolgimento del Wuhan Institute of Virology (sì, proprio quello dell’ipotesi di complotto su Covid-19) e di una scienziata – Shi Zhengli – soprannominata ‘batwoman’ dalla stampa per il suo lavoro sui pipistrelli. Facciamo allora un po’ di chiarezza, guardando cosa ha scritto il team nello studio a prima firma Chen Jing su ‘Cell’, con l’aiuto del ‘cacciatore di varianti’ Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus BioMedico.

“Mi verrebbe da dire: a volte ritornano”, commenta a Fortune Italia l’epidemiologo, fra i primi a segnalare la mutazione del virus di Wuhan. “Ma di cosa stiamo parlando? Una virologa, pur brava, ha scoperto che un Coronavirus dei pipistrelli ha lo stesso recettore del Sars-Cov-2 che ha provocato la pandemia. Ok, ma questo non vuol dire spillover, o che un essere umano si possa infettare e passare il Coronavirus ad altre persone“, puntualizza Ciccozzi.

“Perchè poi una persona dovrebbe stare a stretto contatto per lungo tempo con un pipistrello? E quanto tempo occorrerebbe per il passaggio del virus? Le variabili sono infinite. Allora il messaggio corretto è: stiamo tranquilli, ma ragioniamo in ottica di One Health. Ormai abbiamo imparato che tutto ciò che accade nel mondo può riguardare anche noi. Come dimostra anche il caso dell’influenza aviaria, che sta facendo tanti danni negli Stati Uniti“. Ma torniamo allo studio cinese.

I merbecovirus e lo studio di Wuhan

“I merbecovirus – scrivono i ricercatori su ‘Cell’ – comprendono quattro specie virali con una notevole diversità genetica: coronavirus correlato a Mers, coronavirus Tylonycterisbat HKU4, coronavirus Pipistrellusbat HKU5 e coronavirus Hedgehog 1. Tuttavia, il potenziale rischio di spillover umano dei merbecovirus animali deve ancora essere studiato. Qui segnaliamo la scoperta del lignaggio HKU5-CoV 2 – HKU5-CoV-2 – nei pipistrelli, che utilizza in modo efficiente l’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2) umano come recettore funzionale”.

Gli scienziati cinesi, insomma, segnalano che la ‘variante’ HKU5-CoV utilizza in modo efficiente l’ACE2 umano e ne sottolineano il potenziale rischio zoonotico. Dunque occorre un monitoraggio attento del microrganismo, come abbiamo imparato in questi anni.

No: non c’è una nuova pandemia

Ma niente allarmismo: non siamo agli albori di una nuova pandemia legata a questo virus dei pipistrelli. Bene fanno gli specialisti a preoccuparsi dei patogeni che lo spillover l’hanno già fatto. Occorre invece, proprio come scrivono gli scienziati cinesi, mentenere alta l’attenzione. Proprio come ci ricorda quello che sta succedendo negli Stati Uniti con l’influenza aviaria (che ha già fatto il salto di specie).

“Insomma, dobbiamo monitorare la situazione dal punto di vista epidemiologico – sintetizza Ciccozzi – ma il fatto è che difficilmente i cinesi ci forniranno i dati che potrebbero essere utili per un monitoraggio. Noi comunque speriamo che la scienza unisca le persone nell’intento comune di proteggere la salute. Tornando poi a Covid-19, non è che questo studio ci permetta di avallare l’ipotesi evoluzionistica rispetto all’incidente di laboratorio. Insomma, a volte ritornano”, conclude Ciccozzi.

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