Covid e l’origine del virus, una missione impossibile?

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Non è troppo tardi per far piena luce sulla pandemia da Covid-19. “La ricerca delle origini di un nuovo virus è un compito scientifico estremamente difficile, che richiede tempo”. E sono ancora molte le riposte che mancano su come si sia sviluppato, e sia arrivato all’uomo, un virus che, in due anni, ha messo in ginocchio il pianeta.

Colpisce che a sottolinearlo questa volta sia l’Organizzazione mondiale della sanità, finora molto paludata e cauta sulla questione, sempre pronta a sottolineare la disponibilità e le apertura della Cina, dove Sars-Cov-2 è apparso per la prima volta.

Qualcosa però, nella prima fase delle indagini sull’origine del virus, decisamente non ha funzionato. E così a finire al centro delle critiche sono stati gli stessi ‘controllori’ di Ginevra.

Anche per questo l’Oms rassicura il mondo di essere impegnata “a seguire la scienza. Invitiamo tutti i governi a mettere da parte le differenze e a lavorare insieme per fornire tutti i dati e l’accesso necessari, in modo che la prossima serie di studi possa essere avviata il prima possibile“.

Ma sarà possibile ricostruire a ritroso il cammino del nuovo Coronavirus dopo tanti mesi? Cerchiamo di ricordare la vicenda, per chi avesse perso qualche pezzo.

A fine dicembre del 2019 la Cina segnala alcuni casi di polmoniti misteriose nella zona di Wuhan. Nell’arco di un mese l’infezione dilaga nel mondo.

Ma da dove è arrivato questo nuovo Coronavirus? All’inizio fra i ‘soliti sospetti’ sono finiti i pipistrelli (di certo hanno avuto un ruolo, secondo gli studi), mentre come ‘luogo del delitto’ era stato individuato l’ormai celebre mercato di animali vivi di Wuhan.

Ma mancava l’ospite intermedio, l’animale che avrebbe ‘dato asilo’ al virus nel passaggio dai pipistrelli all’uomo (il simpatico pangolino, fortemente indiziato, sembra essere poi stato ‘assolto’ dagli scienziati).

Fin dai primi mesi di pandemia sono sorti dei sospetti su un laboratorio di Wuhan: Sars-Cov-2 sarebbe frutto di un esperimento sfuggito ai suoi ideatori. Non sono mancati sostegni anche blasonati all’ipotesi del virus creato in laboratorio, uno fra tutti il premio Nobel Luc Montagnier.

Ma bisogna anche dire che gli specialisti che hanno studiato le sequenze del virus hanno sempre escluso la presenza di una ‘firma’ sintetica riconoscibile.

Insomma, non sono emerse prove definitive in grado di confermare o smentire l’ipotesi del laboratorio. A chiarire la questione doveva essere la prima (e tanto attesa) missione dell’Oms, conclusasi però con un fiasco.

Un fiasco che ha gettato ombre su Ginevra. Così si spiega l’appello dell’Oms, che ormai non può più accontentarsi di mezze verità. L’agenzia delle Nazioni Unite ha dunque esortato tutti i Paesi, “compresa la Cina”, a condividere le informazioni sui primi casi. “Consentire il riesame dei campioni ci farà andare avanti nello studio delle origini della pandemia in modo rapido ed efficiente”.

“Per affrontare l’ipotesi del laboratorio è importante avere accesso a tutti i dati”, dicono gli specialisti di Ginevra. Ma per andare avanti occorre anche “depoliticizzare la situazione e cooperare per accelerare gli studi sulle origini del virus”. Soprattutto, occorre lavorare insieme per sviluppare un quadro comune “per i futuri patogeni” dal potenziale pandemico, perché Sars-Cov-2 non sarà l’ultimo.

Per l’Oms gli studi sulle origini del Coronavirus “non sono e non dovrebbero essere un esercizio di attribuzione di colpe, dito puntato o punteggio politico. E’ di vitale importanza sapere come è iniziata la pandemia, per creare le basi per stabilire le origini di tutti i futuri eventi di passaggio da animale a uomo”.

Ma certo non possiamo non chiederci cosa accadrebbe se dovesse mai emergere una simile verità.

In questa dichiarazione-appello c’è spazio anche per un plauso al nostro Paese. L’Oms ha elogiato l’Italia, dove “è stata facilitata una valutazione indipendente da parte di laboratori internazionali dei risultati di uno di questi studi, incluso un nuovo test di campioni di sangue pre-pandemia”.

La condivisione dei dati grezzi e la concessione del permesso per la rianalisi dei campioni in laboratori al di fuori dell’Italia “riflette al meglio la solidarietà scientifica, e questo non è diverso da ciò che chiediamo a tutti i Paesi, inclusa la Cina, per far avanzare rapidamente gli studi sulle origini del virus”.

Insomma, l’Italia dell’Eurovision, degli Europei di calcio e delle Olimpiadi è stata anche campionessa di trasparenza.

Se l’ipotesi del virus sfuggito al laboratorio fa gongolare i complottisti di tutto il mondo, l’Oms ricorda un virus (pericolosissimo) che è davvero conservato in laboratorio.

“Il vaiolo è l’unico virus umano ad essere mai stato debellato. Ci sono due Paesi al mondo che tengono scorte di vaiolo in laboratori sicuri: Russia e Stati Uniti. Le ispezioni del team di biosicurezza dell’Oms dei laboratori Vector e Cdc sul vaiolo si verificano ogni due anni, l’ultima volta a gennaio-febbraio 2019 e maggio 2019. Viene quindi fornito un rapporto all’Assemblea mondiale della sanità e i rapporti di ispezione vengono pubblicati sul sito Web dell’Oms”.

“L’analisi e il miglioramento della sicurezza e dei protocolli di laboratorio in tutti i laboratori di tutto il mondo, inclusa la Cina, è importante per la nostra biosicurezza e sicurezza collettiva”, ricorda l’Oms, invitando i Paesi a mettere da parte le differenze e a lavorare insieme per fornire tutti i dati necessari, “in modo che la prossima serie di studi possa essere avviata il prima possibile”.

E arrivare a far luce, finalmente, sull’origine di un virus che non sembra voler frenare la sua corsa. Sperando che invece il vaiolo (anche grazie a ispezioni e protocolli di sicurezza) resti al suo posto.

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