PGIM_970x250_HEADER

Aviaria: la pecora in GB e i rischi per la salute umana

pecora Aviaria
Adyen Articolo
Velasco25

Una pecora positiva al virus dell’influenza aviaria nel Regno Unito riaccende i timori sul virus H5N1, già protagonista di epidemie fra i bovini e contagi nell’uomo tra Stati Uniti e Canada. Ma che cosa sta succedendo e quali sono i rischi per la salute umana di questo virus che dal pollame sta passando ad altre specie?

Fortune Italia lo ha chiesto all’epidemiologo Massimo Ciccozzi dell’Università Campus Bio-Medico, che con il suo team sta monitorando da tempo l’evoluzione del patogeno. Ma vediamo prima cosa è successo Oltremanica.

Influenza aviaria, nuovi contagi nei gatti. Cosa sta accadendo

La prima pecora con l’aviaria

Nei giorni scorsi l’H5N1 è stato rilevato per la prima volta in una pecora appartenente a un gregge in una zona agricola dello Yorkshire. L’animale è stato abbattuto. Al momento “non è stata rilevato nessun altro caso” nello stesso gregge, secondo il Department for Environment, Food and Rural Affairs (Defra).

Inoltre, come hanno precisato le autorità, “non ci sono prove di un aumento del rischio per gli animali allevati nel Regno Unito”.

L’alert degli esperti britannici

Finito da tempo nel mirino degli specialisti, il virus dell’aviaria H5N1 “ha il potenziale per scatenare un’emergenza globale simile a Covid“, secondo Richard Pebody, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Health Security Agency (Ukhsa) del Regno Unito, durante un evento a Manchester.

Il salto di (varie) specie “fa parte del processo di cambiamento dell’influenza aviaria, rispetto a quando è emersa per la prima volta negli anni ’90”, ha spiegato lo scienziato, come riferisce Adnkronos Salute. “Negli ultimi 3-4 anni – ha aggiunto Pebody – le sue caratteristiche sono cambiate e lo stiamo vedendo negli Stati Uniti nei bovini da latte o in altre specie animali. Ma oggi lo vediamo anche qui nel Regno Unito, ecco perché stiamo lavorando a stretto contatto con i colleghi del settore della salute animale per assicurarci che la salute umana sia protetta”.

Influenza aviaria nelle mucche, ecco come muta il virus

La risposta dell’epidemiologo

“L’aviaria è veicolata principalmente dagli uccelli, ma si può trasmettere negli animali da allevamento, con immensi danni economici”, sottolinea Massimo Ciccozzi, che però invita a non fare allarmismo rispetto al caso di H5N1 registrato in una pecora nel Regno Unito.

“I virus aviari hanno una grossa capacità di mutare e ricombinare, dando luogo a varianti che in questo caso hanno consentito il passaggio dai volatili ai bovini e anche ai gatti. Secondo l’Ecdc il rischio nell’uomo è abbastanza basso: non c’è stato spillover dall’animale all’uomo nè trasmissione interumana”, ricorda l’epidemiologo. Se si viene contagiati “il rischio c’è e dipende dalla carica viruale e dalle condizioni della persona, come hanno evidenziato i casi nei lavoratori a contatto con il bestiame”.

L’influenza aviaria sarà la prossima pandemia?

Considerato quello che sta accadendo, “non possiamo sapere con certezza se il patogeno causerà una nuova pandemia o parlare di tempistiche: un gruppo di scienziati in una lettera su ‘Science’ ha suggerito questa possibilità. Certo, il virus si sta avvicinando sempre più all’uomo e questo è dovuto ai milioni di uccelli migratori infetti. Un contatto di questo tipo potrebbe essere all’origine dell’infezione della pecora. Ma il rischio per l’uomo è ancora contenuto. Come difendersi? Andrebbero evitati gli allevamenti intensivi, ma non lo farà nessuno”, aggiunge lo specialista italiano.

E in Italia?

“Nel nostro Paese non abbiamo una situazione di emergenza aviaria. È fondamentale mantenere alta l’attenzione in ottica One Health, dunque sorveglianza e monitoraggio”, puntualizza l’epidemiologo.

Tra capretto, agnello e arrosticini

C’è poi la questione alimentare. Pensando alla Pasqua “voglio ricordare una cosa fondamentale: la cottura della carne dai 70 gradi in poi, sia in forno che in padella e da ambo i lati, senza lasciare parti meno cotte o color rosa pallido. La cottura è importante anche per la sicurezza delle uova: c’è sempre la salmonella, oltre all’H5N1. Insomma, meglio cuocere bene anche l’uovo per essere sicuri”.

Insomma, l’approccio di Ciccozzi è quello di evitare l’allarmismo, “monitorando attentamente l’evoluzione di questo virus: dobbiamo ostacolare il più possibile il passaggio da un animale all’altro, consapevoli che le mutazioni sono il vero rischio. Ecco perchè dico che gli allevamenti intensivi sarebbero da vietare”, conclude.

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.