Influenza aviaria, nuovi contagi nei gatti. Cosa sta accadendo

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Sale l’attenzione sull’influenza aviaria H5N1, dopo una serie di contagi nei felini in Europa. Il virus, che si sta diffondendo da mesi nei gabbiani e negli allevamenti avicoli, è un osservato speciale dopo i primi contagi nei mammiferi, cani e gatti. Il timore degli esperti, infatti, è quello di un salto specie.

Ebbene, dalla Polonia arriva la notizia di un cluster nei gatti, che sarebbe all’origine di una misteriosa moria in questi animali. Ma che cosa significa? Fortune Italia analizza la vicenda con l’aiuto del virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi, che segnala: “Rispetto a un recente passato in cui la ‘peste aviaria’, come si chiamava, vedeva andamenti ciclici, ora il virus si sta diffondendo in maniera molto ampia su specie animali diverse“.

Il caso

Il 27 giugno la Polonia ha notificato all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) decessi insoliti nei gatti in tutto il Paese. Per cercare di far luce sulla vicenda sono stati testati (all’11 luglio) 47 campioni prelevati da 46 gatti e un caracal (un felide di media grandezza) in cattività, di cui 29 positivi all’influenza A/H5N1. Quattordici gatti sarebbero stati soppressi e altri 11 sarebbero morti. La fonte dell’esposizione dei gatti al virus è attualmente sconosciuta e sono in corso indagini mirate nel Paese.

In precedenza era stata segnalata un’infezione sporadica di A/H5N1 nei gatti, “ma questa è la prima segnalazione di un numero elevato di gatti infetti in un’ampia area geografica all’interno di un singolo Paese”, segnala l’Oms.

I sintomi nei gatti

In Polonia alcuni gatti hanno sviluppato sintomi gravi, tra cui difficoltà respiratorie, diarrea sanguinolenta e problemi neurologici, con rapido deterioramento e morte in alcuni casi. Gli esami post mortem su un piccolo numero di soggetti indicano polmonite.

L’analisi genomica di 19 virus sequenziati da questo focolaio ha mostrato che appartenevano tutti al clade H5 2.3.4.4b ed erano altamente correlati tra loro. Inoltre, i virus sono simili a quelli dell’influenza aviaria clade 2.3.4.4b che circolavano negli uccelli selvatici e che recentemente ha causato epidemie nel pollame in Polonia.

Ancora nessun caso nell’uomo

In che modo i felini sono stati infettati? E il ‘salto’ dall’uccello al felino prelude quello all’uomo? Al 12 luglio, precisa l’Organizzazione mondiale della sanirà, nessun contatto umano di gatti positivi al virus A/H5N1 ha riportato sintomi e il periodo di sorveglianza per tutti i contatti è terminato.

“Il rischio di infezioni umane dopo l’esposizione a gatti infetti a livello nazionale è valutato basso per la popolazione generale e da basso a moderato per i proprietari di gatti e per coloro che sono esposti professionalmente a gatti con infezione da H5N1 (come i veterinari) senza l’uso di adeguati dispositivi personali di protezione”, evidenzia l’Oms, che continua a monitorare la situazione.

La fonte

Ma cosa ha contagiato i gatti? Esistono diverse possibilità: gli animali potrebbero aver avuto contatti diretti o indiretti con uccelli infetti o con i loro ambienti, mangiato uccelli infetti o cibo contaminato dal virus. Le autorità stanno indagando su tutte le potenziali fonti di contagio.

L’analisi

Il caso polacco evidenzia “come, dopo la pandemia, il sistema di allerta sia in grado di individuare ed analizzare questi fenomeni, che permettono di studiare cluster che in altri casi sarebbero potuti sfuggire”, dice Pregliasco a Fortune Italia.

“Certo, la segnalazione di casi di influenza aviaria nei gatti rappresenta un problema, perchè rispetto a un recente passato in cui la ‘peste aviaria’, come si chiamava, vedeva andamenti ciclici, ora il virus si sta diffondendo in maniera molto ampia su specie animali diverse. Questo è un elemento preoccupante: è vero che è dal 1992 che l’H5N1 si manifesta, e ricordo che alla fine di quell’anno pensavamo che la lezione fosse stata appresa. Ma l’endemizzazione e il manifestarsi in specie diverse sono elementi che inquietano”.

Il futuro dei felini

Pregliasco invita, infine, a non guardare i gatti con occhi diversi. “L’influenza aviaria è una patologia che a oggi non evidenzia un rischio di trasmissione all’uomo. Dunque va monitorata attentamente, senza allarmi. E questo – sottolinea il virologo – non deve spingere a diffidare dei gatti”. O, peggio, favorire il drammatico fenomeno degli abbandoni.

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