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Le conseguenze del coronavirus sullo sport

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È un’onda che parte dalla Cina e che potrebbe produrre i suoi effetti fino alle Olimpiadi di Tokyo, a settembre: le conseguenze del coronavirus sul mondo sportivo si fanno sempre più serie. Da qualche ora è ufficiale il rinvio del Gran Premio di Cina di F1 del prossimo 19 aprile, con il Circus che rinuncia a correre a Shanghai, decisione della FIA, per gli effetti del coronavirus e su richiesta delle autorità cinesi. Dunque, niente Hamilton, Vettel o Leclerc, niente milioni di dollari di incassi per marchi come Ferrari e Mercedes.

I dollari hanno il loro peso, ma i rischi sono elevati. La crescita del bilancio dei morti e del numero di contagiati comincia a far presa, riscrivendo l’agenda dei governi nazionali ma anche del calendario sportivo internazionale. Lo stop al Gp di Cina in F1 è solo l’ultimo evento posticipato o annullato in Cina. In precedenza è stata la Formula E, il campionato dei bolidi elettrici, a rinunciare alla prova cinese, il 21 marzo a Sanya. Dall’asfalto all’erba: la federcalcio cinese ha deciso di rinviare le partite di campionato della Chinese Super League in programma nel 2020 a causa dell’epidemia. E niente partite neppure per la Champions League asiatica e per le coppe nazionali.

Anche lo sci ha rinunciato alla Cina, con il rinvio di alcune prove di Coppa del Mondo sia maschili che femminili. E così il tennis, con l’International Tennis Federation che ha cambiato sede, in Kazakistan (che poi a sua volta si è tirato indietro) per il primo turno di Federation Cup che riguarda appunto Cina, Taiwan, Indonesia, Uzbekistan, Corea del Sud. Mentre la federazione internazionale di basket ha scelto Belgrado, anziché la Cina, per le gare di qualificazione del girone asiatico per i Giochi di Tokyo. Ed è in fuga da Pechino e dintorni anche il golf: i campioni del Pga Tour che avrebbero dovuto sfidarsi a fine febbraio nel Paese della Grande Muraglia si spostano al caldo di Honolulu, mentre le donne si sono viste cancellare due tornei ravvicinati, tra Tailandia e Singapore.

E se la lista è destinata ad allargarsi, il terrore dello sport internazionale per i riflessi del coronavirus si spinge sino ai Giochi di Tokyo, costati al Giappone oltre 26 miliardi di dollari, con raccolta dagli sponsor nazionali di tre miliardi. L’epidemia, nonostante la posizione del CIO, fiducioso sul lavoro di prevenzione messo in atto dalla Cina, dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Giappone come paese ospitante, potrebbe mettere in pericolo i Giochi nipponici – pericolo confermato dal comitato olimpico giapponese e anche dal responsabile del Villaggio Olimpico da 11 mila posti letto – con conseguenze senza precedenti dal punto di vista economico.

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