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Covid-19, via libera dell’Ema al vaccino Pfizer-BionTech

Ema vaccino AstraZeneca
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Via libera dell’Unione europea al vaccino prodotto da Pfizer e BionTech. L’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha raccomandato l’autorizzazione condizionale del vaccino per il Covid 19, ha fatto sapere oggi Marie-Agnes Heine, Direttrice della comunicazione dell’Ema, in anticipo rispetto alle previsioni.

 

Le prime dosi per l’Italia partiranno dal Belgio il 24 dicembre e arriveranno all’ospedale Spallanzani di Roma a partire dal 26 dicembre per la successiva distribuzione in tutta Italia, con l’avvio della campagna di profilassi, il cosiddetto ‘Vaccine day’, a partire dal 27. “Mi aspetto una decisione della Commissione europea entro questa sera”, ha scritto su Twitter la Presidente Ursula von der Leyen, annunciando un via libera in tempi rapidi.

 

“È la notizia che aspettavamo – ha commentato il ministro della Salute, Roberto Speranza – la battaglia contro il virus è ancora molto complessa, come dimostrano anche le ultime notizie provenienti da Londra, ma avere a disposizione un vaccino efficace e sicuro apre una fase nuova e ci dà più forza e fiducia”.

 

 

 

Ema
Emer Cooke, Direttrice esecutiva dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), dà notizia dell’approvazione del vaccino per il Coronavirus prodotto da Pfizer / BioNTech nel corso di una conferenza stampa online ad Amsterdam, Paesi Bassi, 21 dicembre 2020. ANP EPA/PIETER STAM DE JONGE

 

Per quanto riguarda la somministrazione del vaccino alle donne incinta, l’Ema ha raccomandato di valutare caso per caso, in base alle condizioni individuali. I test condotti “non hanno coinvolto abbastanza donne durante la gravidanza – ha spiegato il Presidente del comitato dell’Ema Harald Enzmann – alle donne incinta raccomandiamo quindi un approccio caso per caso sulla base delle situazione individuale e considerando il rischio di esposizione e infezione”. Aggiungendo che comunque l’Ema ha “messo in campo delle iniziative per colmare al più presto questo vuoto di conoscenza”.

 

Riguardo ai rischi legati alla nuova variante del Cornavirus isolata in Inghilterra e già arrivata in altri Paesi europei, tra cui l’Italia, la Direttrice esecutiva dell’Ema, Emer Cooke, ha spiegato che “al momento non ci sono indicazioni che il vaccino non funzionerà contro la variante del Covid-19”. Su questo vaccino, ha aggiunto Cooke, “sappiamo molto di più rispetto a dieci mesi fa e anche tre mesi fa, ma ci sono ancora nuove informazioni che devono essere valutate nelle loro interezza, come le recenti informazioni sulla nuova variante di Coronavirus che vanno ancora valutate”.

 

Una posizione, quella dell’Ema, che conferma l’opinione di gran parte degli esperti. Secondo Franco Locatelli, Presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), “è altamente improbabile” che la nuova variante di Sars-CoV-2 mostri “resistenza in termini di formazione di un’immunità”.

 

“Perché la variante inglese del coronavirus Sars-CoV-2 spaventa l’Europa? Vorrei capirlo anche io”, dice anche Massimo Clementi, Direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e docente dell’Università Vita-Salute. “C’è un allarmismo non giustificato dai dati. Un conto è rilevare una variante, un conto è dire ha caratteristiche biologiche diverse. Questo non lo possiamo affermare finché non mettiamo il virus su colture cellulari e vediamo che sfugge agli anticorpi. E al momento non c’è nessuna evidenza che ci possa far sospettare questo. Dunque al momento è un allarmismo ingiustificato”.

 

Sulla stessa linea l’immunologa dell’università di Padova, Antonella Viola. Allo stato “non c’è motivo di panico”, spiega su Facebook, in quanto non si sa se “questa variante sia davvero più pericolosa: servono dati di laboratorio che non sono ancora stati prodotti”. Solo in questo modo sarà possibile sapere se il nuovo ceppo del virus “è davvero, come sembra dai calcoli matematici, più contagioso, causa una malattia più severa, è riconosciuto dagli anticorpi generati contro l’altra Spike”, ossia contro la versione originaria della proteina che il virus utilizza per attaccare le nostre cellule.

 

La notizia dell’alta contagiosità del virus, conclude Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, “non deve farci cadere nella depressione, anche perché ci sono buone probabilità che la profilassi in arrivo proteggerà anche contro il ceppo inglese: non sappiamo ancora se questa trasformazione sia davvero influente ai fini della efficacia dei vaccini scoperti finora, che, probabilmente, funzioneranno anche contro la variante britannica”.

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