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Il #vaccineday è propaganda necessaria

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La diretta tv del camion che porta il vaccino a destinazione poteva essere evitata, così come tutta la retorica che ruota intorno al vaccine day? Poteva l’inizio della fine di un incubo essere trattato come un evento normale, un passo dovuto e per nulla eccezionale? La risposta, più ragionata che istintiva, è ‘no’. Quello che sta avvenendo intorno alle prime vaccinazioni contro il Coronavirus è narrazione, è retorica, ma è una narrazione, retorica, necessaria. Per diverse ragioni.

 

Prima fra tutte, la forza delle immagini. La fila di camion pieno di bare a Bergamo ha segnato, per sempre, le coscienze di tutti. O almeno di tutte le persone sane, quelle che non hanno bisogno di complotti e dietrologia per affrontare la realtà. Oggi, un camion carico di vaccino che entra in un ospedale, dove finora si è lottato contro la malattia e la morte, è un’immagine che aiuta tutti a guardare avanti.

 

C’e’ un’altra ragione che rende utile la spettacolarizzazione del vaccino. È un’operazione di contro-propaganda. Quello che l’universo no-vax è stato capace di produrre, e che tutti i giorni rimbalza sulle bacheche social, non può essere contrastato solo con le buone parole. Servono anche strumenti capaci di contrapporre con la stessa forza la verità della scienza alla menzogna di fattucchieri e millantatori. L’esempio dei sanitari che questa mattina stanno sfilando a favore di flash e telecamere può servire a far cadere le resistenze di chi subisce il fascino dell’informazione deviata, corrotta e manipolata del web. E questo basta a renderlo un esempio necessario.

 

Un altro fattore, forse il più rilevante, dice che il vaccineday serve. È un momento pubblico, europeo, di condivisione di una enorme responsabilità. Dalla capacità di ogni singolo Stato di organizzare e gestire una campagna vaccinale che funziona, coordinato da una regia unica, passano le possibilità concrete di uscire dalla crisi più dura dal Dopoguerra.

 

Il vaccineday è un impegno solenne, con tanto di propaganda e retorica, che non riguarda solo un Paese e il suo governo ma un Continente e il suo futuro, sul piano sanitario, politico, economico e sociale.

 

Per una volta, anche l’istintiva repulsione verso la spettacolarizzazione e le critiche, giuste, rivolte agli errori fatti finora, possono essere messe da parte. Nella speranza che il vaccino funzioni e che possa essere il prima possibile distribuito a tutti.

 

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