Novità sui vaccini Covid, in campo anche Novartis

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Dopo Sanofi, anche Novartis produrrà vaccini anti-Covid per conto di Pfizer e BioNTech. Il colosso farmaceutico renano metterà a disposizione i suoi stabilimenti di Stein (Ag). Obiettivo, accelerare la produzione e distribuzione dei vaccini in una fase in cui le aziende in campo sono ancora poche. E l’immunizzazione di massa fatica a decollare.

 

L’inizio della produzione è previsto per il secondo trimestre di quest’anno e le prime consegne dovrebbero essere disponibili nei tre mesi successivi. L’azienda elvetica riceverà il principio attivo grezzo da BioNTech e procederà al riempimento delle fiale. Il prodotto finito sarà poi rispedito a BioNTech, per poi essere distribuito in tutto il mondo. Dunque, almeno per Pfizer-BioNTech, la strada sembra tracciata: si sta puntando ad alleanze mirate a potenziare la produzione di vaccini.

 

Una buona notizia, nelle ore del via libera dell’Ema al vaccino AstraZeneca. Su questo fronte è stato finalmente pubblicato il contratto di acquisto siglato dalla Commissione Europea con la multinazionale anglosvedese. Nel testo, pubblicato in una versione ricca di omissis, si legge che AstraZeneca “farà ogni sforzo ragionevole per produrre il vaccino” anti-Covid “nei siti manifatturieri localizzati all’interno dell’Ue (che, unicamente ai fini di questa sezione del contratto, include anche il Regno Unito)”. E “potrà produrre il vaccino in stabilimenti non Ue, per accelerare la fornitura” in Europa. La produzione in stabilimenti non Ue è dunque possibile per contratto.

 

Inoltre se l’azienda non sarà in grado di rispettare l’intenzione di produrre le dosi iniziali per l’Europa nell’Ue, la Commissione o gli Stati membri potranno presentare ad AstraZeneca dei Cmo all’interno dell’Ue in grado di produrre vaccini. Nel contratto inoltre l’azienda farmaceutica assicura di “non essere soggetta ad alcun obbligo, contrattuale o di altra natura, nei confronti di alcuna persona o terza parte per quanto concerne le dosi iniziali per l’Europa, che confligga o sia incoerente in modo rilevante con le condizioni di questo contratto, oppure che possa impedire il completo adempimento degli obblighi previsti”.

 

Nel frattempo dall’Ema arrivano buone notizie sulla sicurezza del vaccino Pfizer-BioNTech. I dati raccolti “nelle campagne di vaccinazione” in corso “sono coerenti con il profilo di sicurezza noto del vaccino e non sono stati identificati nuovi effetti collaterali”. I decessi segnalati in persone anziane e fragili vaccinate, che avevano suscitato allarme nelle scorse settimane, risultano “non collegati” alla somministrazione del vaccino e “non suscitano preoccupazioni in merito alla sua sicurezza”.

 

Attenzione, però: l‘Agenzia europea ricorda anche che “non ci sono attualmente dati clinici sull’efficacia del vaccino” in questione se somministrato oltre gli intervalli utilizzati nella sperimentazione clinica, pari a 3 settimane. Insomma, ampliare l’intervallo fra la prima e la seconda dose (un approccio ipotizzato per fronteggiare i ritardi nelle forniture) potrebbe creare problemi.

 

Buone notizie, infine, sul candidato vaccino J&J. Il siero “ha nel complesso una efficacia del 66% nella prevenzione delle forme moderate e severe di Covid-19 dopo 28 giorni dalla vaccinazione”, ha fatto sapere l’azienda, illustrando i dati della fase 3. L’efficacia del vaccino (ne basta una sola dose) può salire “all’85% nei casi gravi”. E sarebbe efficace anche contro alcune varianti del coronavirus, compresa quella sudafricana. Insomma, i numeri appaiono al momento inferiori rispetto a quelli di Pfizer e Moderna, ma il drappello dei vaccini contro Covid-19 potrebbe registrare un nuovo ingresso nelle prossime settimane.

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