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Oms su vaccino AstraZeneca, più benefici che rischi

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I benefici del vaccino AstraZeneca superano i rischi. Tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) continua a raccomandare la vaccinazione con questo prodotto.

Ecco come si è espressa oggi l’Oms sulla questione del vaccino AstraZeneca, di fatto allineandosi alle considerazioni fatte ieri dall’Executive Director dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) Emer Cook. Ribadendo, ancora una volta, che Oms considera i benefici del vaccino della casa anglo-svedese di gran lunga superiori ai rischi ad esso connessi.

Nelle campagne di vaccinazione di massa segnalare potenziali eventi avversi temporalmente successivi alla somministrazione del vaccino è una prassi comune in tutti i Paesi. Così come è buona norma approfondire ciascun caso segnalato per acclarare senza lasciare dubbi se esistano correlazioni dirette tra la vaccinazione e gli eventi avversi. Perché, è bene sottolinearlo, eventi anche fatali che si verificano dopo l’inoculazione di un vaccino non sono automaticamente correlati alla vaccinazione in se stessa.

Non solo. Oms raccomanda che la vaccinazione continui. Così come accade in alcuni Paesi europei che, in base ai dati scientifici disponibili provenienti dai trial clinici – e soprattutto sulla scorta delle evidenze derivanti dalle vaccinazioni massive effettuate nelle diverse nazioni che usano il siero di AstraZeneca – stanno proseguendo a proteggere la popolazione dall’infezione del Covid-19 proprio con questo prodotto.

Diversamente, Paesi come l’Italia hanno scelto di sospendere in via precauzionale la somministrazione di questo particolare vaccino – tirando così volontariamente il freno a mano sulla fase più importante della campagna vaccinale – sulla base della segnalazione di rari eventi di coagulazione sanguigna avvenute in persone che erano state vaccinate.

Bene indagare e acclarare i fatti. Male farsi prendere dal panico. Come infatti ricorda la nota di Oms, “la vaccinazione anti-Covid non riduce le malattie o i decessi dovuti ad altre cause. Ed è noto che gli eventi tromboembolici si verificano con una determinata frequenza. Giacché il tromboembolismo venoso rappresenta la terza più comune malattia cardiovascolare a livello globale”.

Allora che fare? Agire secondo il principio di precauzione o essere fatalisti. Forse la risposta può essere quella di farsi guidare dai numeri. Guardando ai Paesi dove il vaccino Astrazeneca è stato maggiormente somministrato. Come in Gran Bretagna, dove a fronte di più di 11 milioni di inoculazioni sono state registrati poco più di dieci casi di trombosi e poco più di 22 casi di embolia polmonare. Casi non correlabili direttamente alla vaccinazione e che, peraltro, rappresentano una incidenza finanche inferiore a quella rilevabile tra i non vaccinati.

Senz’altro la cosa da non fare è quella di alimentare false credenze sulla nocività dei vaccini. Che potrebbe portare a una riduzione dell’adesione alla campagna vaccinale da parte della popolazione. Come accadde nel 2014 con il caso del vaccino antinfluenzale Fluad ricordato anche ieri da Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, intervenuto alla trasmissione Cartabianca. Il ritiro del prodotto per alcune morti sospette determinò una riduzione di oltre 10 punti percentuali dell’adesione alla campagna di vaccinazione degli over-65. Che determinò un incremento delle morti dirette o indirette dovute al virus influenzale.

Il cielo non voglia succeda analoga cosa con il coronavirus. Il prezzo pagato dall’Italia, oltre 100 mila vittime, è già troppo alto. Non ripetiamo gli errori del passato. Sarebbe davvero stupido.

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