Oncohome, cure a casa delle persone con tumore

tumore Oncohome
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Portare l’ospedale a casa delle persone con un tumore. Una soluzione che in tempo di pandemia vale doppio. Oltre a offrire un percorso di cura più sostenibile per i malati fragili, riduce il rischio di contagio da Covid e dalle altre infezioni durante gli spostamenti. L’impresa è resa possibile dal progetto pilota Oncohome, sviluppato da Istituto nazionale dei tumori di Milano, Ospedale San Raffaele e Asst di Cremona.

Trecento i pazienti coinvolti in totale (cento per ogni struttura) durante la sperimentazione, che durerà un anno. “L’obiettivo è estendere il programma su tutto il territorio nazionale e farlo diventare un modello assistenziale per il futuro” dichiara Giuseppe Procopio, responsabile dell’Oncologia medica genitourinaria dell’Istituto dei tumori.

Oncohome è rivolto a una precisa categoria di pazienti oncologici: “I soggetti adulti con un tumore metastatico, cioè in fase avanzata, che ricevono una terapia orale, e quelli a rischio di recidiva che seguono una cura adiuvante – chiarisce Procopio – Mentre tutti gli altri malati in trattamento infusionale continueranno ad andare in ospedale”.

Il servizio si avvale di una piattaforma di telemedicina, per il monitoraggio da remoto del paziente (tramite il videoconsulto il medico può discutere l’esito degli esami e controllare l’aderenza terapeutica), e dell’assistenza a domicilio di un’equipe di medici e infermieri “per la consegna del farmaco, il prelievo del sangue necessario per stabilire l’efficacia della cura, la verifica di eventuali effetti avversi e il trattamento di medicazioni e dispositivi” spiega il medico.

I benefici attesi sono importanti. “L’obiettivo è ridurre del 50% gli accessi in ospedale e proteggere di conseguenza i pazienti oncologici dal rischio di infezione, fornendo loro lo stesso livello di cure che riceverebbero in ambito ospedaliero” sottolinea Filippo de Braud, direttore dell’Oncologia medica e ematologia dell’Istituto dei tumori. Inoltre, aggiunge Procopio, “l’assistenza a domicilio abbatte i costi sociali perché consente ai caregiver di non perdere ore di lavoro per accompagnare il malato in ospedale a fare tutto quello che oggi può essere offerto direttamente a casa sua”.

Il progetto è patrocinato dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) e finanziato da una campagna di raccolta fondi cui hanno contribuito diverse aziende e associazioni.

In Italia oggi sono 3,6 milioni gli italiani che vivono dopo una diagnosi di tumore. Grazie ai progressi della medicina “ci sarà un numero sempre più grande di pazienti che cronicizzano la malattia e che per gli ospedali sarà un problema gestire – avverte Giordano Beretta, presidente Aiom e direttore dell’Oncologia medica dell’Humanitas Gavazzeni di Bergamo – Per questo il Servizio sanitario nazionale deve investire sull’assistenza territoriale dei pazienti oncologici che possono impiegare trattamenti orali o sottocute che non richiedono la necessità di una somministrazione ospedaliera”.

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