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I vaccini contro Covid-19 sono arrivati con tanta celerità “grazie anche alla proprietà intellettuale. Senza la spinta dei brevetti alla ricerca e alla produzione, oggi non potremmo beneficiare di questi strumenti, fondamentali per superare la crisi pandemica e ritornare a una vita normale”. Inizia così la nota diffusa da Farmindustria dopo la notizia dell’apertura dell’amministrazione Biden alla sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid.

Per le aziende del pharma, dunque, “sorprendono e preoccupano le dichiarazioni e le iniziative internazionali volte a ridurne o ad annullarne la tutela. Iniziative che non risolvono il problema di avere subito più vaccini. Produrre un vaccino è un processo industriale complesso – ricordano le aziende del settore – che richiede ingenti investimenti, tecnologie avanzate, trasferimento tecnologico, impianti ad hoc, macchinari dedicati, personale altamente qualificato, un’expertise consolidata”.

Non ci si può, insomma, “improvvisare produttori di vaccini contro Covid. E la proprietà intellettuale, come tra l’altro sottolineato recentemente anche dalla Commissione Europea, non rappresenta un ostacolo per l’aumento della produzione. Anzi è parte della soluzione. Perché ha incentivato a livello mondiale, con accordi volontari tra aziende partnership e trasferimenti tecnologici – più di 200 – che richiedono conoscenze e capacità tecniche specifiche. Se c’è stato un esempio di collaborazione tra imprese, anche in competizione tra loro, è stato proprio nella ricerca e nella produzione di vaccini anti-Covid”.

Ad oggi nel mondo ci sono circa 280 vaccini in sviluppo. In Ue già 4 sono stati approvati e altri sono in fase di approvazione. “Risultati possibili solo grazie alla proprietà intellettuale. La deroga ai brevetti – assicura Farmindustria – non servirebbe ad aumentare la produzione né a offrire le soluzioni necessarie per vincere la pandemia. Potrebbe avere invece l’effetto opposto: dirottare risorse, materie prime verso siti di produzione meno efficienti. E potrebbe determinare l’aumento della contraffazione a livello globale”.

“Per aumentare la produzione serve ben altro: snellimenti burocratici, eliminazione delle barriere commerciali e dei colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento. O risolvere la questione della scarsità di materie prime e di altri componenti”.

Il settore investirà tra il 2020 e il 2026 in R&S oltre 1.500 miliardi di dollari a livello globale. Per l’80% in network con altri soggetti secondo il modello di open innovation. “E l’Italia può certamente competere per attrarre con ottime possibilità di successo questi investimenti. Purché anche da noi si continui a riconoscere il valore della ricerca e dell’innovazione”, conclude Farmindustria.

Di tutt’altro tenore il parere di Medici senza frontiere. Per Avril Benoît, direttore generale Msf Usa, quella degli Usa è una “decisione coraggiosa. È fondamentale che questa rinuncia sospensione non si applichi solo ai vaccini, ma riguardi anche i farmaci e i test diagnostici in modo tale da aiutare a frenare la diffusione della pandemia, come proposto nell’ottobre 2020″.

Questa “importantissima decisione aiuterà ad affrontare le storiche e straordinarie sfide sanitarie globali che stiamo affrontando abbiamo davanti e aumentare un accesso equo ai vaccini salvavita contro Covid-19 in tutto il mondo, contribuendo a porre fine a questa crisi per tutti. Più tempo ci vorrà per vaccinare tutte le persone del mondo, maggiore sarà il rischio per tutti, perché le nuove varianti avranno maggiori possibilità di prendere piede”.

“Anche se questa decisione significa che altri produttori avranno le informazioni, e le autorizzazioni legali, di cui hanno bisogno dalle società farmaceutiche per aumentare l’offerta globale e la vaccinazione di un maggior numero di persone nel mondo, non accadrà immediatamente. Se gli Stati Uniti vogliono veramente porre fine a questa pandemia devono anche condividere le proprie dosi di vaccini in eccesso attraverso il meccanismo Covax e colmare il divario di forniture fino a quando nuovi produttori non saranno in grado di aumentare la produzione. Gli Stati Uniti devono inoltre esigere che le aziende farmaceutiche che hanno ricevuto significativi finanziamenti dai contribuenti statunitensi per creare i vaccini condividano la tecnologia e il know-how con altri produttori per proteggere più persone in tutto il mondo”.

Infine “i Paesi che continuano a opporsi alla proposta di sospensione all’Omc, come quelli dell’Unione europea – compresa l’Italia – il Regno Unito, la Svizzera, il Canada, l’Australia, la Norvegia, il Giappone e il Brasile, devono agire subito per mettere la salute delle persone prima dei profitti delle case farmaceutiche”, conclude.

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