Vaccini ai ragazzi e in vacanza per arginare Covid

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Chi è già partito con la vaccinazione anti-Covid dei ragazzi dai 12 anni ha registrato una grande adesione. E questo, in un’Italia dove non è mai mancata la voce dei no-vax, può sorprendere.

Ma proprio l’adesione dei giovanissimi, e la possibilità di somministrare i vaccini anche in vacanza e senza troppi rinvii, potrà rivelarsi la strategia giusta per dare davvero una ‘spallata’ a Covid-19 e porre un freno alla corsa del Coronavirus. Ne è convinto Roberto Cauda, direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma.

“Mi auguravo un simile atteggiamento dai ragazzi – ci dice l’esperto – Anche perché una cosa l’abbiamo imparata dopo un anno e mezzo di Covid-19: questa infezione presenta aspetti inquietanti e colpi di coda inattesi. Tutto sommato le persone lo hanno capito e, pur nella ‘stanchezza da pandemia’, hanno compreso che l’unico modo per uscirne è la vaccinazione. Se non si vaccinano anche i più piccoli, penso anche all’età pediatrica, resterà un’area vasta in cui il virus può circolare e generare varianti“.

Questa forte adesione dei ragazzi “è un’indicazione molto positiva: i giovanissimi hanno capito che, per riprendere a fare una vita normale, bisogna vaccinarsi. E questo anche se loro ormai sanno di incappare per lo più in forme paucisintomatiche o asintomatiche. Insomma, quello che abbiamo visto in questi giorni ci dice che la stragrande maggioranza dei nostri ragazzi ha uno spirito solidale, almeno in Italia”.

Ma ormai “anche a livello mondiale si è capito che, se vogliamo uscire davvero dalla pandemia, dobbiamo aiutare tutti a vaccinarsi. Le varianti sono dietro l’angolo”.

Intanto registriamo la nuova apertura all’ipotesi di poter fare i vaccini in vacanza. Sulla base dell’ultimo documento delle Regioni, l’iniziativa riguarderebbe solo i richiami e dovrebbe rappresentare un’eccezione, escludendo chi fa soggiorni brevi (che dovrebbe poter spostare il vaccino). Per le vacanze più lunghe si individuano modalità per la prenotazione.

“La questione dei vaccini in vacanza è importante anche alla luce di quello che sta emergendo nel Regno Unito – ricorda Cauda – va bene vaccinare il più possibile con la prima dose, ma abbiamo visto che la variante indiana, che adesso si chiama Delta, può ‘bucare’ la vaccinazione con una sola dose. Ecco perché bisogna affrettarsi a fare anche la seconda dose, senza eccessivi rinvii”.

“Siccome una quota parte di italiani ha ricevuto la prima dose, e i richiami saranno in piena estate, bisognerà affrettarsi a fare anche la seconda. Ecco perché io sarei molto favorevole al richiamo in vacanza, sempre che si superino le difficoltà organizzative emerse nelle scorse settimane”.

Cauda si dice, invece, contrario a rinviare il richiamo, anche se si è in vacanza. “Mi rendo conto che può diventare impegnativo. Ma proprio alla luce di quello che stiamo vedendo nel Regno Unito, dobbiamo capire che la vaccinazione con una sola dose dà una protezione del 40-50% se va bene. E che nei confronti della variante Delta una sola dose non basta”.

“Il problema ormai non è più capire cosa succede nella produzione di anticorpi: abbiamo visto che i vaccini si possono dilazionare per proteggere più persone, ma il rischio è quello di pagare lo scotto delle varianti. E questo è il motivo per cui proprio in Gran Bretagna si pensa una terza dose di vaccino non solo negli immunodepressi, ma un po’ per rinforzare la risposta immunitaria nei confronti delle varianti”.

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