Covid, ecco come ha inciso sul benessere dei ragazzi

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Il 58% dei ragazzi a causa della pandemia da Covid-19 ha sperimentato un disagio psico-fisico. È quanto emerge dall’indagine online Ora parliamo noi, promossa da Cittadinanzattiva, con il sostegno non condizionato di Assosalute – Associazione Nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica – e rivolta a 5.713 giovanissimi dai 14 ai 19 anni. L’indagine è stata condotta nelle scuole con cui Cittadinanzattiva collabora.

Per questa indagine sono state raccolte anche delle testimonianze, dalle quali si capisce che i ragazzi sono provati dalla pandemia, ma ricchi di proposte e richieste alle istituzioni politiche e alla scuola per “riprendersi il futuro”. Quel futuro che oggi vedono minaccioso come dice Francesca, valdostana di 17 anni parafrasando Ennio Flaiano: “Faccio progetti per il mio passato”. Marco stessa età, campano, ha solo voglia di “riprendere da dove mi sono fermato, recuperare, colmare i vuoti e riprendermi ciò che di diritto di adolescente mi spetta: la mia vita”.

I giovanissimi chiedono in primo luogo di essere ascoltati, ad esempio attraverso audizioni degli studenti in Parlamento e prevedendo rappresentanti delle istituzioni più vicini al mondo giovanile, perché dicono “non siamo delle marionette da manipolare”, (Flavia quindicenne della provincia di Lecce). “Prima di decidere su scelte che ci riguardano devono ascoltarci perché a volte alcune loro decisioni sono dannose per noi ragazzi” (Federica, 17enne della periferia milanese).

“Le testimonianze dei ragazzi esprimono sofferenze e disagi profondi anche perché per 16 mesi si sono sentiti non considerati, silenziati, invisibili. Ora chiedono, attraverso ‘raccomandazioni’ dirette e concrete, di essere ascoltati dalle Istituzioni in merito a tutte le decisioni e ai progetti che verranno messi in opera e di poter contribuire a migliorare il proprio presente e futuro”, dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva.

“Dopo aver raccolto bisogni, attese e richieste con questa indagine, ci impegneremo per promuoverle presso le istituzioni perché trovino risposta, e nello stesso tempo metteremo a punto programmi ed iniziative specifiche per far fronte ai problemi non rinviabili da loro evidenziati. Il primo passo da compiere è quello di trovare modalità consultive per ascoltare i ragazzi, a tutti i livelli”, conclude Bizzarri.

“La ricerca evidenzia anche come i giovani tendano ad adottare comportamenti adeguati in ambito salute, discutendo del proprio benessere in famiglia e rivolgendosi alle figure di riferimento (medico e farmacista) quando si tratta di avere indicazioni sulla propria salute”, afferma Salvatore Butti, presidente Assosalute.

“La pandemia ha messo in luce la crucialità di avere ragazzi e futuri cittadini consapevoli e informati in ambito salute. Per questo chiediamo di investire affinché l’educazione sanitaria entri nelle scuole e permetta di creare e rafforzare i percorsi di empowerment dei ragazzi in ambito salute”, conclude Butti.

Covid e adolescenti: tra disagi psichici e fisici

Più di un ragazzo su tre (37%) ha avuto l’esperienza diretta di persone care contagiate, il 23% ha avuto a che fare con una perdita. In più, due terzi dei ragazzi/e hanno grande paura di contrarre il virus.

Come detto, più della metà (58%) riconosce che sono aumentate tra i loro pari le forme di disagio psico-fisico. Tra i principali motivi di sofferenza in ordine di importanza vengono indicati la lontananza dalle persone più care (75%), il divieto di potersi muovere liberamente (74%) e quello di incontrare amici e compagni di scuola (71%). Ad una certa distanza ma in percentuale superiore alla metà degli intervistati, c’è la noia di stare chiusi in casa (59%) e l’impossibilità di praticare attività sportive (50%). Anche l’assenza della scuola in presenza ha rappresentato motivo di sofferenza per più di un intervistato su tre (37%).

Di fronte al malessere fisico il 68% dei ragazzi si rivolge ai propri genitori o prende tempo per vedere se si tratta di un disturbo passeggero (49,2%). Quasi uno su sei cerca nell’armadietto di casa qualcosa che faccia al proprio caso (18%) e uno su sette (14,3%) si affida alla rete.

Giovani e norme anti-covid

Più della metà degli intervistati non ha difficoltà all’utilizzo della mascherina nei luoghi chiusi e sui mezzi pubblici. L’abitudine di lavarsi frequentemente le mani con il sapone è ormai acquisita per il 66%.

Le difficoltà aumentano quando entrano in gioco i rapporti con gli amici con i quali ben il 58% dichiara di avere difficoltà a mantenere la mascherina per tutto il tempo dell’interazione. Un terzo dichiara di non aver rinunciato all’abitudine di passarsi bicchiere o bottiglia. Il 57% non rinuncia facilmente a scambiarsi baci e abbracci con gli amici e, in percentuale analoga (58%), anche con parenti non conviventi.

Per quanto riguarda il distanziamento a scuola, per il 58% è difficile garantirlo in classe, ma ancor di più nelle pause, all’entrata e all’uscita di scuola (64,5%).

Cura della salute: l’uso di farmaci e altri prodotti

Poco meno della metà (43,3%) dichiara di non aver utilizzato nell’ultimo anno farmaci o prodotti per la salute. Tra quelli più usati, invece, al primo posto ci sono gli integratori alimentari e le vitamine (40%), seguiti dagli antidolorifici (23%) e dai farmaci da banco (17%).

Uno su venti ha fatto uso di ansiolitici e anti depressivi e circa il 5% di prodotti dietetici o per perdere peso. Per procurarsi questi farmaci e prodotti si ricorre innanzitutto ai propri genitori (57%), ma anche al proprio medico (52%), o si chiede consiglio al farmacista (36%).

I ragazzi dunque ricorrono responsabilmente a figure di riferimento familiari o professionali quanto devono affrontare un problema di salute, affidandosi in maniera residuale al consiglio degli amici (3%) e all’acquisto di farmaci su internet (2%).

Connessi ma non solo

Secondo l’indagine il 63% dei ragazzi e delle ragazze è connesso oltre tre ore al giorno in aggiunta a quelle impiegate per la didattica a distanza. Quando sono disconnessi, ascoltano o producono musica (57%), incontrano gli amici (55%). Poco meno della metà (48%) conversa con genitori, parenti e amici, pratica un’attività sportiva e fa una passeggiata, rispettivamente il 44% ed il 38%. Si dedica alla cucina il 28%, alla lettura il 25%.

Come Covid ha cambiato i comportamenti dei ragazzi

Nell’ultimo anno la stragrande maggioranza dei giovani intervistati ha sperimentato sbalzi di umore (63%), seguiti dai disturbi del sonno (57%). Al terzo posto vengono dati in aumento i disturbi dell’alimentazione (46%), seguiti dal desiderio di stare soli (39%), e dalla consapevolezza di essere iper connessi (quasi 38%). Il 32,5% dei ragazzi riconosce comportamenti verbali e fisici di aggressività verso gli altri, ma anche episodi di autolesionismo (18%).

È in aumento anche l’accesso e la visione di materiale pornografico (30%), il consumo di tabacco (31%) e di alcolici (24%), così come quello di droghe (13%) e del gioco d’azzardo (10%). Preoccupa anche l’aumento degli episodi di cyberbullismo. Un ragazzo su sette dichiara di avervi assistito e uno su dieci di esserne stato vittima.

Le relazioni con familiari, amici e professori

Il clima in famiglia in questo periodo viene definito sereno (52%), piacevole (34%) e divertente (28%) ma anche altalenante (35%), agitato (21%), fino a diventare invivibile (5%).

Poco meno della metà degli intervistati segnala come i rapporti con i propri compagni e docenti non abbiano subito modifiche (rispettivamente nel 46% e nel 48% dei casi). Mente, per la parte restante i rapporti sono mutati in meglio rispetto ai propri compagni (31,1%) ma in peggio nei confronti dei propri docenti (30,4%).

Cosa chiedono a istituzioni e scuola

Dall’indagine emerge che i ragazzi non sono affatto convinti della utilità dei corsi estivi (il cd Piano estate) e chiedono fondi per l’ammodernamento degli istituti scolastici, sia dal punto strutturale che didattico, per “migliorare le strutture o creare di nuove, migliorare i laboratori e le esperienze extrascolastiche”, “cambiare le scuole e renderle più vivibili”, “rendere più sicuri i mezzi di trasporto, aumentandoli e sanificandoli di più”.

Ai professori e ai dirigenti chiedono che la didattica sia ripensata perché hanno subito lo stress delle eccessive verifiche ed interrogazioni nelle settimane in cui erano in presenza. Per il nuovo anno chiedono modalità e spazio per dare ascolto e considerazione ai loro bisogni e per riuscire a formalizzare il vissuto di questi 16 mesi e ristabilire una relazione significativa con i propri docenti e compagni.

La didattica a distanza è stata mal sopportata da molti, ma altri hanno intravisto gli aspetti positivi. Per questo i ragazzi chiedono corsi di formazione per i docenti, possibilità di alternare i gruppi a distanza e in presenza in modo da non perdere i contatti con l’intera classe, ma anche dispositivi adeguati per tutti (in comodato d’uso o attraverso bonus per l’acquisto).

Non solo. Chiedono bonus per tante esigenze. Per lo psicologo perché “nella mia classe la maggior parte dei ragazzi sono seguiti da una psicologa o psicoterapeuta e fino all’anno scorso quasi nessuno” (17enne di Aosta). Per fare i viaggi in estate ma anche per le uscite didattiche del prossimo anno. Per acquistare strumenti tecnologici e libri, non solo per lo studio. Per praticare sport.

Sul contenimento della emergenza sanitaria, guardano al prossimo anno scolastico e chiedono misure per migliorare la situazione igienica delle scuole, ad esempio attraverso la sanificazione frequente delle aule almeno una volta al mese, insieme a dispositivi più efficaci (non solo gel, ma anche ad esempio appositi dispositivi per il riciclo dell’aria).

Chiedono di estendere la campagna vaccinale ai più giovani senza incertezze e con messaggi chiari, assicurare tamponi agli studenti alla ripresa delle attività scolastiche e ad intervalli regolari, dotarli di mascherine adeguate e confortevoli (“Vogliamo quelle blu da chirurgo e non bianche con due lacci dietro la testa”, dice Mattia, 17enne di Aprilia).

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