Mentre si consumano gli ultimi giorni di luglio, si rinnovano le proteste per il green pass e si avvicina il momento di una decisione sulla scuola. La campagna anti-Covid va avanti, con più di 30,5 milioni di immunizzati – per la precisione 30.558.065, ovvero il 56,58% della popolazione over 12 che ha completato il ciclo vaccinale – e ben 65.887.954 dosi somministrate. Ma è chiaro che questi numeri non bastano per assicurare un ritorno a scuola finalmente in presenza.
Così, in queste ore, si torna a discutere di obbligo per il personale scolastico, e al contempo – anche grazie alla pressione del ‘green pass’ – si cerca di persuadere adolescenti e famiglie. Ma a che punto è la discussione? “Sono valutazioni che stiamo facendo in queste ore. La riapertura della scuola senza Dad, se possibile, è una priorità per il governo”, ha spiegato il ministro della Salute, Roberto Speranza, a Controcorrente.
Perché oltre ai banchi a rotelle e alle forniture di mascherine (e che mascherine), per la scuola e per i nostri ragazzi si è fatto poco altro. Gli spazi restano quelli, gli edifici sono spesso fatiscenti, la ventilazione è assicurata da vecchie finestre. Così per tornare in classe evitando una ‘Dad a singhiozzo’ non restano che i vaccini.
C’è da dire che l‘0bbligo è, evidentemente, una questione spinosa. “Vogliamo tutelare la scuola. Nessuna soluzione è esclusa. L’obiettivo – ripete ormai da settimane Speranza – è riportare tutti i ragazzi a scuola in sicurezza e in presenza”.
Anche sui vaccini, poi, i territori si muovono a velocità diverse. “Ci sono differenze tra regioni: in alcune il tasso è molto alto, in altre è più basso. Di solito le misure che facciamo sono nazionali”. Ma non è ancora detto che sarà così anche questa volta. E, soprattutto, “non deve passare il messaggio che gli insegnanti e il personale scolastico non si sono vaccinati, il dato è molto alto, l’85% ha avuto almeno la prima dose. Ma noi vogliamo che questa percentuale cresca, per questo nelle prossime ore valuteremo qual è lo strumento migliore”, ha spiegato ancora il ministro.
Mentre in Italia lo scontro fra no vax e pro vax diventa sempre più aspro, il ministro invita a deporre le armi, ad ascoltare, a confrontarsi senza ambiguità. “Dove c’è un dubbio, c’è bisogno di una spiegazione. Se una persona ha un dubbio, la soluzione non è insultarla. Bisogna parlarci, perché dalla nostra parte abbiamo l’evidenza scientifica, i dati. Se non vogliamo rivivere stagioni di privazioni e chiusure, dobbiamo utilizzare lo strumento del vaccino”.
D’altronde l’obbligo per chi lavora in sanità c’è già. E dunque nel governo si discute. Come riferisce l’Adnkronos, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi è stato a Palazzo Chigi per fare il punto sul dossier scuola. Che, assieme al tema trasporti e lavoro, dovrebbe essere al centro di una nuova cabina di regia che tornerà a riunirsi, con ogni probabilità, già questa settimana, o al più tardi la prossima.
Intanto, dopo il disco verde europeo, “credo che a brevissimo sarà autorizzato dall’Aifa anche Moderna per i giovanissimi, e questo darà ulteriore flessibilità per poter effettuare con speditezza le vaccinazioni”, ha auspicato il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario per l’emergenza Covid, in visita all’hub vaccinale di Lavazza a Torino.
Come ha detto più volte lo stesso Figliuolo, è una questione di numeri. “Noi dobbiamo arrivare ad avere un buon numero di vaccinati entro la prima decade di settembre”. A scuola “non possiamo permetterci un altro anno come quello passato, per questo l’obiettivo finale è di portare in presenza tutti gli studenti perché ne va del benessere sociale e personale dei nostri ragazzi“.
E il commissario torna alle differenze fra le regioni, che preoccupano. “Abbiamo nove regioni che viaggiano dal 77 al 50% di personale scolastico non vaccinato, e questo non va bene”.
Insomma, il nodo non è solo quello dell’obbligo per gli insegnanti: resta da capire infatti se l’effetto green pass convincerà genitori e ragazzi, e cosa fare con le regioni rimaste indietro.