Coronavirus, la grande corsa della variante Delta

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Ormai in Italia domina la variante Delta, che ha sostituito in poche settimane la variante Alfa. A certificarlo è la nuova indagine rapida sulle varianti del virus Sars-CoV-2, diffusa dall’Istituto superiore di sanità mentre era in corso la conferenza stampa al ministero della Salute sulla situazione della pandemia.

In Italia dunque, al 20 luglio scorso, la prevalenza della variante Delta di Sars-CoV-2 era del 94,8%, in forte aumento rispetto alla survey del 22 giugno, con valori oscillanti tra le singole regioni tra l’80% e il 100%. Alla stessa data, la variante Alfa aveva una prevalenza pari al 3,2%, mentre la variante brasiliana è all’1,4%.

La stima viene dalla nuova indagine rapida condotta dall’Iss e dal ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler. L’indagine integra le attività di monitoraggio di routine, e non contiene quindi tutti i casi di varianti rilevate ma solo quelle relative alla giornata presa in considerazione.

“La rapida diffusione della variante Delta, ormai predominante, è un dato atteso e coerente con i dati europei, che deve essere monitorato con grande attenzione – afferma il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro – È fondamentale continuare il tracciamento sistematico dei casi per individuare i focolai, e completare il più velocemente possibile il ciclo vaccinale, dal momento che questo garantisce la migliore protezione”.

Perché se anche la variante corre, i vaccini “mantengono la loro efficacia”, come ha ribadito Gianni Rezza, direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute.

All’indagine hanno partecipato le 21 Regioni e Province autonome e complessivamente 123 laboratori; sono stati sequenziati 1325 campioni.

Ebbene, secondo gli esperti la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante. La variante Delta (B.1.167.2) è da considerarsi predominate in questa indagine rapida, avendo sostituito per la prima volta la variante Alfa (B.1.1.7). Questo dato, peraltro atteso, è in linea con quanto osservato in altri Paesi Europei.

La variante Delta è, infatti, caratterizzata da una trasmissibilità dal 40 al 60% più elevata rispetto alla variante Alfa, ed è associata ad un rischio relativamente più elevato di infezione in soggetti non vaccinati o parzialmente vaccinati.

Da segnalare, se pur estremamente contenuto, l’aumento della variante Beta (B.1.351), maggiormente caratterizzata da una parziale immuno-evasione; mentre la prevalenza della variante Gamma (P.1) è diminuita drasticamente in tutto il Paese.

Nell’attuale scenario europeo e nazionale, caratterizzato dalla circolazione di diverse varianti di Sars-CoV-2, è “necessario continuare a monitorare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali ed internazionali e con le indicazioni ministeriali, la loro diffusione – raccomandano gli esperti – in particolare di quelle a maggiore trasmissibilità o con mutazioni correlate a potenziale evasione della risposta immunitaria”.

Ma come difendersi dalla corsa delle varianti? Per contenerne ed attenuarne l’impatto, è importante “mantenere l’incidenza a valori che permettano il sistematico tracciamento della maggior parte dei casi positivi e, per quanto possibile, il sequenziamento massivo di Sars-CoV-2 per individuare precocemente e controllare l’evoluzione e il rapido diffondersi di varianti virali nel nostro Paese”. Insomma, l’indicazione resta quella di “testare, tracciare e sottoporre a isolamento o quarantena i casi sospetti e i loro contatti”.

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