Tecnologia 3D e staminali, le novità per la retina

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Da ‘catarattifici’ a eccellenza. “Rispetto a qualche anno fa, quando c’erano pochissimi chirurghi che si occupavano di chirurgia retinica, oggi il livello raggiunto dai professionisti in questo settore è molto buono: ci sono tanti ottimi chirurghi retinici in quasi tutti gli ospedali italiani. Da questo punto di vista il nostro sistema sanitario è molto invidiato”. Parola di Paolo Michieletto, segretario dell’Associazione Italiana dei Medici Oculisti, nel corso del suo intervento al XII Congresso Nazionale di Aimo di Roma.

“Il Servizio sanitario nazionale, che è un sistema pubblico – ha ribadito – offre la possibilità di essere curati molto bene nella maggior parte degli ospedali italiani. Non dobbiamo denigrare sempre la nostra sanità. Quando iniziai a fare il chirurgo, a Roma, c’erano soltanto due o tre professionisti esperti in chirurgia della retina, ma la maggior parte degli interventi era nelle mani di un eccellente chirurgo che però operava privatamente. Negli ospedali quasi nessuno faceva chirurgia, si trattava quasi sempre di ‘catarattifici’, cioè di ospedali dove si eseguivano soltanto interventi di cataratta. Mentre oggi quasi tutti gli ospedali hanno lo specialista di chirurgia retinica”.

Ma come è avvenuto questo cambiamento? “Più persone si sono dedicate nel tempo a questa chirurgia- ha spiegato Michieletto- la tecnologia è cambiata e anche i congressi hanno fatto vedere molta più chirurgia in diretta, quindi anche questi momenti formativi hanno contributo a migliorare la preparazione dei chirurghi stessi”.

Oggi gli interventi di chirurgia retinica sono inoltre “più sicuri e la loro durata è molto inferiore rispetto al passato – ha fatto sapere l’esperto- In media possono durare un’ora, mentre anni fa duravano almeno qualche ora”. Il tasso di successo di un intervento non è però mai “il 100%, in qualche caso bisogna intervenire una seconda volta- ha tenuto a sottolineare Michieletto- anche perché oggi i pazienti non accettano più il concetto di malattia o di insuccesso. Ma in questa chirurgica, purtroppo, qualche volta si deve prendere in considerazione il fatto che ogni tanto si possono verificare delle recidive”.

Sul versante della retina chirurgica, intanto, oggi c’è la possibilità di utilizzare una tecnologia 3D, che “coinvolge molto di più tutto il personale di sala operatoria. In alcuni ospedali questa tecnologia viene già utilizzata e alcuni chirurghi si trovano bene; all’Oftalmico di Roma, dove lavoro- ha fatto sapere Michieletto- non eseguiamo il 3D perché non sentiamo questa necessità, ma facciamo circa 1.000 distacchi di retina all’anno”.

Ad intervenire al Congresso anche Giampaolo Gini, presidente della European Vitreo Retinal Society (Evrs) e consigliere di Aimo. “La chirurgia della retina è estremamente importante perché viene chiamata a risolvere situazioni molto impegnative- ha detto- che possono altrimenti risultare nella perdita della vista nell’occhio affetto. Mi viene da pensare al distacco di retina, ai traumi, ai tumori oculari ma anche alla retinopatia diabetica, che può essere particolarmente devastante nei giovani. La chirurgia della retina ha dunque a che fare con persone davvero malate che rischiano di perdere la vista, per questo ha una valenza molto significativa per quanto riguarda la salute pubblica”.

Tra le altre affezioni della retina, ha ricordato l’esperto, ci sono “ovviamente anche quelle classiche legate all’anziano, come la maculopatia, per la quale stiamo sperimentando attualmente nuove strade come l’impianto di cellule staminali. Siamo ancora agli albori, ma la ricerca è proiettata anche in questa direzione”.

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