2,6 mln over 50 senza vaccini, 4 azioni chiave per Gimbe

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Le dosi di vaccini ormai in Italia ci sono, ma scende ancora il numero di nuovi vaccinati (-17,1%), e vanno a rilento le terze dosi (2,4% su una platea di 7,6 mln).

Ma soprattutto – per le categorie a maggiore rischio di Covid grave – sono ancora 3,4 milioni (12,3%) gli over 50 che non hanno completato il ciclo vaccinale, di cui 2,59 milioni non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino.

E’ allarmante la fotografia che emerge dall’ultimo monitoraggio Gimbe, con rilevanti differenze regionali (dal 15,1% della Calabria al 5,6% della Puglia).

Superato il problema delle forniture: al 6 ottobre (aggiornamento ore 6.13) risultano consegnate 98.883.319 dosi: con la consegna di 3,97 milioni di dosi nell’ultima settimana (figura 5) salgono ancora le scorte di vaccini a mRna che raggiungono quota 13,4 milioni.

Al 6 ottobre (aggiornamento ore 6.13) il 76,8% della popolazione (n. 45.493.296) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+452.187 rispetto alla settimana precedente) e il 72,4% (n. 42.921.024) ha completato il ciclo vaccinale (+661.771 rispetto alla settimana precedente). Ma nell’ultima settimana scende ancora il numero di somministrazioni (n. 1.209.952), con una media mobile a 7 giorni di quasi 160mila somministrazioni/die.

Il numero di nuovi vaccinati settimanali, dopo la risalita a 589mila della settimana precedente, è sceso a quota 488mila (-17,1%) nell’ultima settimana, confermando per ora i modesti effetti del green pass sulla curva dei nuovi vaccinati, al netto dell’incognita relativa al numero degli esoneri.

Le coperture vaccinali per fascia di età con almeno una dose di vaccino sono molto variabili: dal 96,7% degli over 80 al 70,4% della fascia 12-19. In generale, rispetto alla settimana precedente, si registrano incrementi modesti: il numero di vaccinati con almeno una dose cresce dell’1,6% nella fascia 30-39, dell’1,5% nella fascia 20-29, dell’1,2% nella fascia 40-49, dell’1,1% nella fascia 12-19, dello 0,9% nella fascia 50-59, mentre negli over 60 l’incremento non raggiunge lo 0,5%.

L’efficacia del vaccino sulla diagnosi di Sars-CoV-2 si è ridotta dall’88,5% (periodo 4 aprile-11 luglio) al 77,2% (periodo 4 aprile-26 settembre), in particolare nella fascia di età 12-39 anni dove è scesa sino al 67,2% (periodo 4 aprile-29 agosto) – verosimilmente per l’effetto “estate” – per poi risalire fino al 72,6% (periodo 4 aprile-26 settembre). L’efficacia vaccinale si conferma, invece, molto elevata nel ridurre i decessi (94,8%) e le forme severe di malattia che necessitano di ricovero in area medica (92,6%) e in terapia intensiva (94,9%). Tuttavia, a partire da metà agosto, pur rimanendo superiore al 90% si rileva un trend in lieve ma costante riduzione per ospedalizzazioni (-2,3%), ricoveri in terapia intensiva (-2,1%) e decessi (-2,4%).

Questo dato è in linea sia con gli studi condotti in altri paesi che documentano una riduzione dell’efficacia vaccinale a partire da 6 mesi dal completamento del ciclo.

Confrontando i dati relativi a gennaio-giugno 2021 (variante alfa predominante), con quelli di luglio-agosto 2021 (variante delta predominante), si evidenzia una riduzione dell’efficacia che è minima sulle forme severe di malattia (91,7% vs 88,7%) e più netta nei confronti dell’infezione (67,1%, vs 84,8%). Inoltre, nelle persone con comorbidità, l’efficacia nel prevenire l’infezione scende dal 75% dopo 28 giorni dalla seconda dose al 52% dopo circa sette mesi.

In ogni caso, nelle persone vaccinate con ciclo completo rispetto a quelle non vaccinate, si riduce nettamente l’incidenza di diagnosi e soprattutto di malattia grave e decesso: nelle varie fasce di età, le diagnosi di Sars-CoV-2 si riducono infatti del 79-84%, i ricoveri ordinari dell’88,6-95,6%, quelli in terapia intensiva del 90,7-100% e i decessi del 91,5-100%.


In Italia, secondo le attuali indicazioni, la platea vaccinabile con la terza dose è di quasi 7,6 milioni di persone alle quali dal 14 settembre sono state somministrate quasi 185mila dosi con un tasso di copertura del 2,4%, e notevoli differenze regionali: dal 9% del Molise allo 0% della Valle D’Aosta.

“La priorità assoluta – conclude il presidente Nino Cartabellotta – rimane quella di somministrare il ciclo completo a tutta la popolazione vaccinabile, in particolare agli over 50. Tuttavia, a fronte dei primi segnali di un lieve (ma costante) calo dell’efficacia vaccinale su ospedalizzazioni, terapie intensive e decessi, è necessaria una programmazione strategica per somministrare la dose di richiamo alla popolazione generale. Anche per evitare, dopo il via libera dell’Ema agli over 18, che le Regioni procedano in ordine sparso, senza seguire le priorità basate sul rischio individuale”.

Ecco perché la Fondazione Gimbe propone quattro azioni integrate:
accelerare la somministrazione della terza dose alle categorie prioritarie vista l’ampia disponibilità di dosi (13,4 milioni) e la stagione invernale alle porte;

ampliare progressivamente la platea vaccinabile con dose booster alle fasce anagrafiche a rischio di malattia grave e decesso, iniziando con la fascia 70-79 anni e successivamente quella 60-69 e 50-59, e dando priorità in ciascuna fascia ai pazienti con patologie concomitanti;

programmare per tutti gli over 50 la chiamata attiva a sei mesi dal completamento del ciclo;

estendere l’obbligo della dose booster per gli operatori sanitari, al fine di garantire la sicurezza per i pazienti e ridurre il rischio di limitare l’erogazione di prestazioni sanitarie per patologie non Covid-19, visto che l’efficacia vaccinale sull’infezione da variante delta si attesta intorno al 67%.

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