L’Italia e le culle, punti nascita tra i migliori d’Europa

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In Italia nascono sempre meno bambini, ma gli standard dei punti nascita sono molto elevati, anche se paragonati ai vicini europei.

“L’Italia è tra i Paesi al mondo dove si nasce meglio, con tassi di mortalità neonatale bassissimi (2,1 rispetto a 2,9 della Germania, 2,6 della Danimarca, 2,7 dell’Olanda e 2,9 dell’Inghilterra, per mille nati vivi, dati Eurostat 2018)”. Lo afferma il presidente della Società Italiana di Neonatologia (Sin) Fabio Mosca, in apertura del XXVII Congresso Nazionale, a Roma fino al 9 ottobre.

“Certo esistono ancora ampi margini di miglioramento, soprattutto per ridurre il divario tra i tassi di mortalità neonatale al Nord e Centro Italia rispetto al Sud Italia e alle isole, ma la rete dei nostri punti nascita è tra le migliori in Europa”.

Per attivare dei percorsi di miglioramento organizzativo e assistenziale, cogliendo e mettendo in luce le varie criticità, soprattutto tra le diverse regioni, la Sin ha realizzato il Libro bianco della neonatologia 2019, che ha fornito una “fotografia” dell’organizzazione delle cure neonatologiche e perinatologiche in Italia e numerose survey conoscitive, che hanno consentito di disporre di un patrimonio di conoscenze di fondamentale importanza per orientare le scelte future di Istituzioni e professionisti del mondo sanitario.

La conoscenza delle caratteristiche dei reparti di Neonatologia è indispensabile per valutarne i punti di forza e di debolezza rispetto agli standard riconosciuti e per pianificare, di conseguenza, le possibili azioni di miglioramento. Questo concetto è alla base del Libro Bianco della Neonatologia, realizzato grazie al coordinamento di Luigi Orfeo e alla collaborazione di Carlo Dani e Domenico Di Lallo.

Attraverso un questionario molto articolato, inviato ai responsabili di tutte le Neonatologie italiane, sono stati analizzati alcuni degli aspetti strutturali ed organizzativi più rilevanti di questi reparti: la dotazione di posti letto, la dotazione di personale medico ed infermieristico in relazione al numero di posti letto, il livello di complessità assistenziale, le politiche di accesso dei genitori ai reparti, la disponibilità di servizi diagnostici e di tecnologie, la tipologia di trattamenti disponibili. L’ultima parte del questionario è stata, infine, dedicata alle caratteristiche organizzative relative al lavoro di equipe ed agli aspetti formativi e motivazionali degli operatori.

L’indagine ha evidenziato che nel 2019 erano attivi sul territorio nazionale 411 punti nascita con questa distribuzione geografica: 172 al Nord, 79 al Centro e 160 al Sud ed Isole. Di questi sono 118 i punti nascita dotati di Terapia Intensiva Neonatale (Tin), di cui 44 (37%) al Nord, 21 (18%) al Centro e 53 (45%) nel Sud ed Isole. Hanno risposto al questionario 203 reparti pari al 49% del totale, di cui 101/172 (58%) al Nord, 48/79 (61%) al Centro e 54/160 (34%) al Sud ed Isole. Dei centri che hanno risposto 96 (47%) sono dotati di Tin e 107 (53%) ne sono privi.

I nati inborn in questi centri sono stati 232.912, pari al 55.4% dei 420.795 nati vivi in Italia nel 2019 (fonte Cedap 2019). Il numero medio di parti nei punti nascita è stato uguale a 1087, tuttavia, 18 centri (9%) hanno riportato <500 parti, 80 centri (39%) >500-999 parti, 66 centri (33%) hanno riportato 1000-1999 parti, 18 centri (9%) 2000-2999 parti ed, infine, solo 11 centri (5%) hanno riportato >3000 parti.

I centri Tin con <500/anno nati sono risultati il 16% al Nord, il 19% al Centro ed il 32% al Sud e Isole. I nati con età gestazionale <27 settimane sono stati 1.175, pari allo 0,74% del totale. Nel 50% dei centri, tuttavia, la loro percentuale è risultata più bassa, pari allo 0.34% con un range molto ampio (0-2.69%).

I nati con età gestazionale <27 settimane sono stati lo 0.7, 0.6 e 0.8% del totale dei nati nel Nord, Centro e Sud Italia ed isole, rispettivamente.
L’esame dei risultati evidenzia come spesso il volume dei nati Very Low Birth Weight sia minore rispetto agli standard organizzativi riconosciuti a livello nazionale ed internazionale e ciò potrebbe influenzare negativamente l’outcome dei pazienti assistiti nei centri più piccoli.

L’attitudine dei diversi centri ad assistere neonati che richiedono terapia chirurgica/cardiochirurgica riflette l’attuale orientamento a concentrare questi pazienti in pochi centri qualificati e ciò, secondo gli esperti, appare congruo anche in relazione al calo demografico che ne ha progressivamente ridotto il numero.

Le dotazioni strumentali per il trattamento dei neonati ricoverati in Tin e la disponibilità di servizi diagnostici e di consulenza sono risultati complessivamente buoni e non hanno evidenziato rilevanti differenze tra le diverse aree del nostro paese. Tuttavia, molto rimane da fare per quanto riguarda l’accessibilità dei genitori ai reparti e la loro apertura h24, soprattutto al Centro (56% dei centri Tin con accesso libero H24) e Sud Italia ed Isole (34%) rispetto al Nord (88%) e sul fronte della digitalizzazione, in particolare per la diffusione delle cartelle cliniche informatizzate, molto deficitaria.

“I risultati di queste indagini evidenziano l’importanza della raccolta e dell’analisi dei dati per valutare l’efficienza della rete dei punti nascita italiani, in particolar modo quelli dotati di Tin. Complessivamente, per la prima volta possiamo conoscere in modo approfondito alcune delle più importanti caratteristiche organizzative dei centri Tin del nostro Paese, indispensabili per valutarne i punti di forza e di debolezza rispetto agli standard riconosciuti e per pianificare, di conseguenza, le possibili azioni di miglioramento”, conclude Mosca.

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