Covid, salgono casi e ricoveri ma no rischi zona gialla

Covid tampone
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In un’Italia alle prese con la quarta ondata di Covid-19 continuano a salire i nuovi casi (+37,7%), e 
i positivi superano quota 100 mila. In aumento anche ricoveri (+14,8%) e terapie intensive (+9,4%), 
ma la buona notizia è che – almeno per ora – nessuna Regione rischia la zona gialla.

La ‘fotografia’ che arriva dal monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva nella settimana 3-9 novembre, rispetto alla precedente, un aumento di nuovi casi (41.091 vs 29.841) e decessi (330 vs 257).

Continuano a salire anche i casi attualmente positivi (100.205 vs 84.447), le persone in isolamento domiciliare (96.348 vs 81.070), i ricoveri con sintomi (3.436 vs 2.992) e le terapie intensive (421 vs 385). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
Decessi: 330 (+28,4%), di cui 40 riferiti a periodi precedenti
Terapia intensiva: +36 (+9,4%)
Ricoverati con sintomi: +444 (+14,8%)
Isolamento domiciliare: +15.278 (+18,8%)
Nuovi casi: 41.091 (+37,7%)
Casi attualmente positivi: +15.758 (+18,7%)

“Per la terza settimana consecutiva – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – si conferma a livello nazionale un incremento dei nuovi casi settimanali (+37,7%) come documenta anche la media mobile a 7 giorni, più che raddoppiata in meno di un mese passando da 2.456 il 15 ottobre a 5.870 il 9 novembre”. Nelle ultime tre settimane l’aumento della circolazione virale è ben documentata dall’incremento sia del rapporto positivi/persone testate (da 3,6% a 9,9%), sia del rapporto positivi/tamponi molecolari (da 2,4% a 4,7%).

Insomma, il virus ha ripreso a circolare. In tutte le Regioni si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi Covid, con variazioni che vanno dal 12,7% della Regione Toscana al 75,3% della Provincia Autonoma di Bolzano; 66 Province hanno un’incidenza pari o superiore a 50 casi per 100.000 abitanti: in Friuli-Venezia Giulia, Lazio e Veneto tutte le Province superano tale soglia. In 3 Province si contano oltre 150 casi per 100.000 abitanti: Trieste (479), Bolzano (260) e Gorizia (221).

“Numeri – commenta Cartabellotta – che dovrebbero indurre gli amministratori locali a considerare restrizioni su base comunale o provinciale, per evitare che la diffusione del contagio trascini l’intera Regione in zona gialla”.

“Sul fronte ospedaliero – afferma Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi sanitari della Fondazione Gimbe – si registra un ulteriore incremento dei posti letto occupati da pazienti Covid rispetto alla settimana precedente +14,8% in area medica e +9,4% in terapia intensiva”. In termini assoluti, il numero di pazienti Covid in area medica è passato da 2.371 del 16 ottobre a 3.436 del 9 novembre 2021 e quello nelle terapie intensive da 338 del 25 ottobre a 421 del 9 novembre 2021. A livello nazionale il tasso di occupazione rimane molto basso (6% in area medica e 5% in terapia intensiva), ma con notevoli differenze regionali.

In particolare, nessuna Regione supera la soglia del 15% per l’area medica, mentre Friuli-Venezia Giulia (11%) e Marche (11%) superano quella del 10% per l’area critica. Tali valori, a breve termine, non comportano il rischio di passare in zona gialla che, oltre all’incidenza settimanale superiore ai 50 casi per 100.000 abitanti, richiede contestualmente il superamento della soglia di occupazione del 15% in area medica e del 10% in terapia intensiva.

“Aumentano – puntualizza Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe– gli ingressi giornalieri in terapia intensiva: la media mobile a 7 giorni passa da 26 ingressi/die della settimana precedente a 34″.

Ma allora cosa fare per frenare la crescita dei casi più gravi? “Con l’aumento della circolazione virale che si riflette sulle ospedalizzazioni, il progressivo calo dell’efficacia vaccinale e l’esiguo aumento dei nuovi vaccinati – conclude Cartabellotta – l’accelerazione sul fronte delle terze dosi è una strategia fondamentale per contenere la quarta ondata. Da questo punto di vista iniziano a preoccupare sia le mancate consegne di vaccini da 4 settimane senza informazioni ufficiali sul piano delle forniture, sia alcune criticità che ostacolano il monitoraggio delle performance delle Regioni, che di fatto vanno in ordine sparso”.

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