Picco quarta ondata Covid a Natale, l’analisi

Covid Natale
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Mentre i casi di Covid-19 aumentano anche in Italia, il Natale si avvicina, e il governo si prepara a intensificare la campagna vaccinale. Ma come sarà questa quarta ondata, e cosa dobbiamo aspettarci?

Sul ‘Messaggero’ gli esperti, pur cauti, prevedono per Natale il picco di contagi, con 15 mila positivi al giorno a fine dicembre. E un ritorno in giallo per alcune Regioni. Ma cosa possiamo aspettarci da un virus che finora ha smentito parecchie previsioni?

“Con i numeri attuali, è ragionevole aspettarsi il raggiungimento del plateau a quota 15mila casi giornalieri attorno a Natale. Questo non significa che avremo per forza gran parte delle Regioni in giallo, perché il sistema dei colori è molto legato ai ricoveri. Se saremo rapidi con le terze dosi, potremo sopportare anche un numero di casi così alto”, osserva sul quotidiano Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene generale e Medicina preventiva all’Università degli Studi di Milano.

Ma se, come nel caso dell’influenza, il calo delle temperature, il ritorno al lavoro in presenza e il maggior tempo passato al chiuso sono destinati a rivelarsi alleati di Sars-Cov-2, “sul picco dei contagi, a cui segue di solito mia fase di stabilizzazione – il famoso plateau – c’è molta prudenza, perché l’andamento dell’epidemia in questa fase è differente da quello delle precedenti ondate”, continua il ‘Messaggero’.

Se l’idea di un Natale di chiusure spaventa, anche dal punto di vista economico, cosa dobbiamo davvero aspettarci? Abbiamo raggiunto Pregliasco per un chiarimento. “In realtà dobbiamo considerare questa pandemia composta da onde, come quelle di un sasso nello stagno – ci spiega il virologo – Quindi andamenti ondulatori che seguono facilitazioni climatiche, meteorologiche. Abbiamo sempre visto che i virus respiratori sono favoriti in inverno, nei momenti in cui ci sono gli sbalzi termici e si sta più tempo in ambienti chiusi e non ventilati. Quindi venivamo da una situazione di decrescita e ora vediamo una risalita. Ma credo anche che si tratti di ondulazioni, come quelle di un sasso nello stagno: le prime ondate Covid sono state più pesanti, poi si sono attenuate via via in funzione della presenza di soggetti suscettibili. Il rialzo attuale è legato anche alla variante Delta che coinvolge i bambini, che prima non lo erano”.

Insomma, “la ripresa è legata all’aumento dei soggetti suscettibili”. Ma allora avremo un Natale da incubo? “Mi immagino piuttosto una situazione da gestire – tranquillizza – più ci vacciniamo e meno avremo effetti pesanti sul servizio sanitario nazionale, con una convivenza più civile col virus. La speranza è che la maggioranza degli italiani mantenga, oltre alla voglia di vaccinarsi, quella di rivaccinarsi per rinforzare le difese immunitarie dei più fragili, quelli che finiscono più facilmente in ospedale”.

“Ma è importante anche comportarsi con buonsenso, rispettando il nuovo ‘galateo Covid’: viaggi, baci e abbracci non fanno che facilitare i virus respiratori, Sars-Cov-2 incluso. Questo – ammonisce Pregliasco – sta già accadendo con l’influenza e le altre forme. Quindi, di fatto, i modelli matematici tengono conto dei parametri inseriti, ma c’è anche un virus che scappa e scivola via”. E c’è la forza dei comportamenti individuali, che insieme ai vaccini possono fare la differenza.

Intanto si va avanti con le terze dosi: “In una fase di recrudescenza del virus come quella a cui stiamo assistendo a livello europeo in questo momento, è giusto accelerare sulla somministrazione dei richiami. Ieri sono state superate le 2 milioni di terze dosi somministrate“, ha dichiarato domenica il ministro della Salute Roberto Speranza. E questa settimana è attesa l’apertura anche alla fascia di età tra i 50 e i 60 anni.

Insomma, se le previsioni non sono delle più rosee, le armi per salvare il Natale da Covid sono quelle ben note: vaccini, distanziamento, igiene e mascherine.

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