Variante Omicron e viaggi, le novità

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Non abbiamo fatto tempo ad abituarci alla riapertura quasi completa delle frontiere in entrata e in uscita dai diversi Paesi, che dobbiamo fare i conti con le nuove misure restrittive volte al contenimento della diffusione internazionale della variante Omicron di Sars-Cov-2.

Tamponi, quarantene e contact tracing tornano a essere elemeti importanti da considerare qualora si voglia programmare un viaggio che ci porti all’estero nelle prossime settimane per vacanza o per lavoro.

Ancora una volta, Paese che vai, differenti norme da seguire che trovi. Cerchiamo di fare un po’ d’ordine. A oggi per chi vuole raggiungere il nostro Paese, magari per i classici ricongiungimenti familiari delle feste natalizie, l’unica restrizione per la variante Omicron riguarda chi proviene da alcuni Stati dell’Africa. In particolare, il ministero della Salute ha posto il divieto di ingresso in Italia per chi proviene direttamente da otto nazioni del continente africano: Sudafrica, Lesotho, Botswana, Zimbabwe, Mozambico, Namibia, Eswatini, Malawi. Stesso dicasi per coloro che vi hanno soggiornato nei 14 giorni antecedenti l’eventuale arrivo nel Belpaese.

Diversa la situazione per chi, invece, desidera andare all’estero partendo dall’Italia.

Per viaggiare verso il regno di Sua Maestà per adesso restano valide le norme in vigore da ottobre, che prevedono un ingresso soft per i vaccinati con ciclo completo da almeno 14 giorni che non abbiamo messo piede in uno dei Paesi considerati ad alto rischio nei 10 giorni antecedenti l’ingresso un Uk. Sostanzialmente a questi viaggiatori basterà effettuare un tampone molecolare entro due giorni dall’arrivo, restando in isolamento fiduciario fino al ricevimento dell’esito negativo, e tenere sempre con sé il green pass da esibire su richiesta.

Più articolato l’iter per chi non ha completato il ciclo vaccinale o arriva da Paesi ad alto rischio. Si parte dal presentare il risultato negativo di tampone effettuato nei tre giorni prima della partenza verso l’Uk, effettuare a proprie spese il tampone entro due giorni dall’arrivo, rimanere in isolamento fiduciario per 10 giorni ed effettuare un tampone di controllo entro l’ottavo giorno dall’ingresso nel Paese.
Ricordiamo che da pochi giorni è entrato in vigore anche l’obbligo di indossare la mascherina nei negozi e sui mezzi pubblici. Norme semplici a cui gli italiani sono comunque già abituati, perché tuttora in vigore anche da noi.

Si tratta però di una situazione in divenire giacché l’evoluzione della curva dei contagi potrebbe portare il governo inglese a ulteriori strette. Rumors provenienti dal numero 10 di Downing Street parlano di una possibile introduzione di tampone molecolare obbligatorio per chiunque entri nel Paese con tanto di quarantena obbligatoria. In ogni caso le decisioni saranno guidate dall’evoluzione del quadro epidemiologico, che ha già portato alla decisione di offrire il richiamo (terza dose) a tutti gli over-18 già a tre mesi dall’ultima somministrazione.

Per entrare negli States, stando a quanto riportato dal sito “Viaggiare sicuri” della Farnesina sono ancora valide le regole entrate in vigore l’8 novembre. Quindi per ora nessuna restrizione per i vaccinati (ciclo completo da almeno 14 giorni) provenienti dall’area Schengen, Regno Unito, Irlanda, Cina, India e Brasile. Ma non basterà presentare il certificato di vaccinazione al momento dell’imbarco. Resta infatti l’obbligo di esibire anche il risultato negativo di un test (molecolare o antigenico) effettuato nei tre giorni prima della partenza. Raccomandato, ma non obbligatorio, un altro test entro il terzo o quinto giorno dall’arrivo negli Usa.

Parzialmente diversi gli obblighi per i guariti dall’infezione. Se dotati di certificazione che attesti di aver contratto il coronavirus nei tre mesi prima della partenza e di un tampone con esito negativo, possono evitare di effettuare il test nei tre giorni prima di partire.

E per chi deve viaggiare in un Paese Ue? Vediamo la situazioe in due nazioni confinanti con l’Italia. Per andare in Francia chi ha più di 12 anni deve essere munito di green pass, necessario per salire su aerei e treni e per entrare in musei, cinema, ristoranti e bar anche all’aperto. Andare in Austria in questo periodo non è certo consigliato, dal momento che fino al 12 dicembre il Paese è in lockdown totale.

Chi deve recarvisi per ragioni di emergenza o di lavoro sappia che non c’è quarantena per chi arriva dall’Italia, a patto di esibire un certificato di negatività al virus effettuato entro tre giorni dall’ingresso, scritto in lingua inglese o tedesca. Diversamente vige l’obbligo di tampone molecolare entro un giorno dall’arrivo.

L’ingresso in Austria è consentito anche con certificazione di guarigione dall’infezione contratta non da non più di 6 mesi. O, naturalmente, esibendo un certificato sempre in inglese o tedesco di completamento del ciclo vaccinale. Non è chiarito, però, se a tal proposito vale la presentazione del green pass.

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