Pascale
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“Noi del Pascale, fin dalla notte del 4 marzo del 2020, in cui una nostra chat interna discutevamo il primo focus su quella idea, insieme a Paolo Ascierto e Franco Buonaguro, abbiamo provato ad offrire il nostro contributo. Quella notte resterà per sempre nella nostra mente e nei nostri cuori”. Così Attilio Bianchi, direttore generale del polo oncologico napoletano, ci parlava qualche tempo fa dei ‘primordi dello studio sul tocilizumab’, il farmaco anti-artrite che ha incassato oggi il ‘disco verde’ di Ema per il trattamento dei casi di Covid grave.

“La storia di quella notte è una storia bellissima”, ricorda oggi Bianchi. La storia del tocilizumab nasce infatti da una chat e da uno scambio di opinioni notturno fra medici e ricercatori del Pascale. Un’intuizione che si è deciso, insieme, di mettere alla prova.

“Erano le due di notte e, come talora accade, stavamo chattando sul nostro gruppo di Whatsapp. Ci chiedevamo cosa potessimo fare per contribuire scientificamente nella lotta contro il Coronavirus. Ed è stato in quel momento che è venuto spontaneo dire che la parte finale dell’infezione Covid-19 è dovuta alla tempesta citochinica, come avviene anche in altre infezioni. Così ad Ascierto è venuto in mente il tocilizumab, che si usa per trattare le complicanze respiratorie che si sviluppano in corso di terapia in alcuni pazienti oncologici”, ha raccontato qualche tempo fa al Riformista Franco Maria Buonaguro, direttore della Struttura Complessa di Biologia Molecolare e Virologia Oncologica dell’Istituto Pascale.

Eravamo all’inizio della pandemia, e su Covid-19 si sapeva ancora molto poco. La forza di questa intuizione sta proprio nella multidisciplinarietà di tutto il gruppo del Pascale, sottolinea Bianchi, convinto che “1+1=3. Dalla collaborazione possono arrivare risultati sorprendenti”, ci dice ancora. Come trovare una cura per Covid-19.

“Il mercoledì notte chattavamo alle 2, il giovedì mattina abbiamo visto come muoverci con le aziende farmaceutiche, il venerdì abbiamo stilato un piccolo protocollo e subito consultato il lavoro scritto dal gruppo cinese non ancora pubblicato. Poi li abbiamo chiamati al telefono e fatto insieme tutte le riflessioni necessarie. È stata una lotta contro il tempo e il fuso orario”, ha ricordato Buonaguro.

In soli 3 giorni il gruppo è riuscito a partire con una sperimentazione. E oggi i ricercatori incassano il disco verde dell’Autorità europea Ema, che segue la raccomandazione dell’Organizzazione mondiale della sanità.

La notte del Tocilizumab è stata l’inizio di un successo della ricerca italiana, fatto di collaborazione, creatività, preparazione, tenacia e intuito. Una storia che ci regala un’arma preziosa contro un virus pandemico che ancora non vuole mollare la presa.

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