Tumori, 940 mila euro in Lombardia per progetto parrucche

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Torna per l’VIII anno consecutivo il “progetto parrucche” di Regione Lombardia. Anche quest’anno su proposta dell’assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità Alessandra Locatelli, la Rosa Camuna ha dato il via libera al rifinanziamento di questa iniziativa. Poco più di 940 mila euro saranno destinati a sostenere l’acquisto di parrucche da parte dei malati oncologici che, a seguito delle cure, perdono i capelli e con essi, spesso, la sicurezza personale e l’inclusione sociale.

“La maggior parte delle terapie oncologiche disponibili si associa ancora a effetti collaterali importanti a carico del corpo”, spiega Valentina Di Mattei, coordinatrice del servizio di Psicologia clinica della salute all’Ospedale San Raffaele di Milano e fondatrice di Salute allo Specchio onlus.

“A livello piscologico, tali aspetti si riflettono negativamente sulla percezione della propria identità e sul livello di funzionamento emotivo e sociale. Sono infatti annoverati dalla letteratura scientifica tra gli effetti collaterali percepiti da parte dei pazienti come più invalidanti. In più rappresentano per molti una prova evidente, per sé e per gli altri, del proprio stato di ‘malato’ con conseguente tendenza all’isolamento sociale”.

“Attraverso questa delibera diamo continuità ad un’iniziativa che è un segnale di attenzione verso le persone sottoposte a terapia oncologica. La perdita dei capelli può provocare una sofferenza psicologica ulteriore in coloro che stanno lottando contro il cancro e spesso l’acquisto di una parrucca comporta un costo oneroso, non sostenibile da tutti i pazienti. Con questo contributo Regione Lombardia vuole favorire il ritorno alla socialità e migliorare la qualità di vita delle persone”, ha dichiarato l’assessore Locatelli.

Sarà così possibile accedere a un contributo massimo di 250 euro per l’acquisto di una parrucca. Il tutto da realizzarsi con il coordinamento delle Ats e con l’appoggio degli enti del Terzo settore che sostengono i malati oncologici anche per le procedure di accesso a questo contributo che contribuisce a risolvere alcuni aspetti legati alle conseguenze del tumore. Che impattano non solo sulla percezione di se stessi, ma anche sull’esito del processo di cura.

“Le difficoltà connesse all’immagine corporea sono spesso associate alla genesi di altre problematiche, quali sintomi ansiosi e depressivi, bassa autostima, disturbi della sfera sessuale, che possono impattare negativamente sull’adattamento alla malattia e sull’aderenza alle terapie. La presa in carico degli effetti corporei ed estetici delle cure consente quindi di garantire un cambiamento dell’immagine di sé più facile da accettare e di recuperare quanto di “normale” e “vitale” c’è anche nel percorso di malattia e di cura”, chiarisce Di Mattei. Che nel 2013 ha dato vita al programma Salute allo Specchio dell’ospedale San Raffaele proprio partendo da una delle domande più frequenti poste dai pazienti al momento della diagnosi: ‘Perderò i capelli?’.

In cosa consiste questo programma è la stessa fondatrice a spiegarlo: “Articolato in più appuntamenti mensili, mette insieme professionalità di area estetica, psicologica, oncologica, nutrizionale e dermatologica che si alternano per affrontare le tematiche dei cambiamenti dell’immagine corporea da un punto di vista pratico (sessioni di make-up, trattamenti estetici personalizzati, consulenza d’immagine), medico (consigli nutrizionali, consulenza dermatologica) ed emotivo”.

Senza dimenticare le parrucche. Infatti grazie alle donazioni ricevute a sostegno delle attività dell’associazione, i partecipanti a ‘Salute allo Specchio’ possono ricevere una parrucca in dono. Ma c’è di più: ”È stata creata la ‘Banca della Parrucca’, dove le parrucche non più utilizzate vengono rigenerate e messe a disposizione dei pazienti dell’ospedale che ne abbiano bisogno”, conclude la psicologa.

Rinnovata l’iniziativa della Regione, tornano anche le critiche sui social. Dove dai profili dei malati oncologici si reclama a gran voce la ripresa ordinaria di tutte le visite di controllo, degli screening e degli interventi purtroppo per molto tempo sospesi o rimandati a causa della riconversione dei reparti ospedalieri per gestire i malati Covid.

Alcuni dati pubblicati sul sito della fondazione Gimema aiutano a comprendere la situazione: nel 2020 si stima siano stati rimandati il 99% degli interventi per tumori alla mammella, il 99,5% di quelli per tumori alla prostata e il 74,4% di quelli per tumori al colon retto.

L’impatto della pandemia si è poi esteso anche alle nuove diagnosi di tumore: meno 45% di nuove diagnosi nel solo trimestre marzo-maggio 2020 rispetto al periodo dei due anni precedenti e meno 35% in termini di screening 2020 verso 2019.

Qualcosa è stato recuperato in questo 2021 ormai al termine, ma queste criticità restano sul tavolo di chi deve gestire l’organizzazione della sanità e che dovrà trovare il modo di non ripetere gli errori del passato, qualora la variante Omicron portasse a un incremento notevole dei ricoveri ospedalieri per Covid. Questa volta il virus lo conosciamo e non ci dovrebbe prendere alla sprovvista come nel 2020. Anche perché se errare è umano, perseverare sarebbe diabolico.

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