Pandemia nel Lazio, l’appello di (Rosati) Cittadinanzattiva

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La pandemia da Covid-19 sta mettendo a forte rischio la tenuta del Servizio sanitario regionale e nazionale, in particolare per quanto riguarda la gestione dell’emergenza. E la priorità – in vista del picco della quarta ondata della pandemia – è sostenere con atti concreti il personale dei pronto soccorso del Lazio. Lo sostiene Elio Rosati, segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio, in una lettera aperta inviata ai vertici della sanità regionale.

“La variante Omicron, per quanto pare meno pesante ma più invasiva, sta mettendo alle corde in modo incontrovertibile quei luoghi e quei professionisti che da sempre sono in prima linea per quanto attiene il tema dell’accesso ai servizi sanitari: il territorio e il Pronto Soccorso. La variante Omicron ha mandato in tilt tutto il sistema di tracciamento già da inizio dicembre 2021 delle Asl. È un fatto avvalorato dai molti casi ricevuti dalle nostre sedi e dalla sede regionale stessa che, nonostante la forzata chiusura, ricevono via mail tante segnalazioni da parte di cittadini e operatori sanitari”, riferisce Rosati.

I motivi possono essere comprensibili, “ma siamo di fronte ad una variante e ai suoi effetti su un servizio in sofferenza che avrebbe avuto necessità di maggiore attenzione nei mesi estivi per la predisposizione di risorse adeguate al bisogno quando se ne sarebbe avuta la necessità. La attuale situazione dei pronto soccorso nel Lazio è a livello di guardia. Non può farci piacere che la stessa sofferenza sia presente anche in altre Regioni. Sono mesi che stiamo chiedendo azioni di supporto, sostegno e interventi adeguati ad alleggerire il carico sui pronto soccorso”.

“Con la Simeu del Lazio abbiamo fatto precise proposte, sicuramente palliative e non risolutive dato lo scenario circa le risorse umane a disposizione. Per alleggerire il lavoro del pronto soccorso, in fortissima carenza di organico e sovraccaricata da due anni di Covid 19, le proposte avanzate sono: utilizzo del personale specializzando per i codici 4-5 (quelli di minore entità) con affiancamento al triage infermieristico; per il boarding: presa in carico dei pazienti in attesa di posto letto da parte del personale dei reparti di destinazione. Queste proposte, riportate sinteticamente, non sembra abbiano fatto breccia nella riorganizzazione dei servizi, di fatto lasciando schiacciati dal peso della variante Omicron il personale del pronto soccorso e i cittadini”.

Non di solo Covid ci si ammala, si attende una visita di controllo, un esame, un intervento chirurgico, riflette Rosati. “Siamo tra i pochi a dire chiaramente che manca il personale sanitario. In particolare, i medici di base e il personale del pronto soccorso. E’ un problema di decenni fa con scelte sbagliate che oggi paghiamo duramente. Nel Lazio, 4 anni fa, su circa 4.400 medici di base ve ne erano 16 (sedici) tra i 29 e i 44 anni. Oltre il 70% (circa 3.000) dei 4.400 erano over 60 anni. Con i pensionamenti del 2021 il numero di medici di base nel Lazio diminuisce. Altre Regioni, Piemonte e Veneto, hanno risposto al bisogno aumentando il massimale per medico di base da 1.500 a 1.800. Non credo assolutamente che sia la soluzione. Ma esiste un problema enorme per i cittadini del Lazio che se non governato in modo rapido e coordinato comporterà seri problemi”.

“Ribadisco, a scanso di equivoci, che la Regione Lazio per quanto attiene la parte vaccinale è sicuramente stata tra le migliori in Italia, ma ciò non toglie che gli aspetti ulteriormente segnalati sono un punto dirimente – continua Rosati – È evidente, che vi è bisogno anche di comportamenti responsabili da parte dei cittadini in primis aderendo al ciclo vaccinale, il rispetto in modo rigoroso di tutte le indicazioni relative all’isolamento e alla quarantena (in questo periodo secondo quanto segnato dai cittadini, sono del tutto saltati), utilizzando il tampone in modo adeguato e non come “telepass” per fare quello che si vuole e l’accesso al pronto soccorso solo in caso di urgenza”.

La priorità oggi, per continuare domani a ricostruire un servizio sanitario pubblico forte, coeso e solidale, “è dare tutto il sostegno possibile alle donne e agli uomini che stanno lavorando nei pronto soccorso del Lazio. Questo si deve tradurre in atti concreti e immediati: mandate personale sanitario nei pronto soccorso; svuotate dalle stanze dei pronto soccorso le persone che sono in boarding e che non devono stare” lì. “A stretto giro poi va affrontato il nodo della medicina territoriale. O si riprende in mano con serietà la programmazione delle politiche pubbliche o non avremo futuro”.

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