Covid, ritorno a scuola in salita e con polemiche

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Finalmente ci siamo: in quasi tutta Italia si torna a scuola in presenza. Ma, mentre ieri le chat di classe pullulavano di segnalazioni di studenti (e insegnanti) positivi e in quarantena, la riapertura quest’anno – anche a detta dei presidi – è decisamente in salita. E da più parti si teme un ritorno in presenza solo sulla carta. Così aumenta la pressione per una dad di qualche settimana, già invocata dai medici della Fnomceo e da alcune Regioni, per ‘superare’ il picco dei casi Covid atteso entro gennaio.

Se per il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi “la scuola è pronta”, un migliaio di Comuni – e le Regioni Campania e Sicilia – faranno slittare il rientro in classe a causa del moltiplicarsi dei contagi. E, secondo una stima di Tuttoscuola riportata dal ‘Corriere della Sera’, più di duecentomila classi andranno in didattica a distanza.

La linea del governo, che sarà ribadita nel pomeriggio dal premier Mario Draghi, resta ferma: le scuole sono ‘luoghi sicuri’, ha assicurato il commissario all’Emergenza Francesco Paolo Figliuolo, annunciando (finalmente) test gratuiti e veloci per tutti gli studenti. Ma anche Walter Ricciardi, consigliere del ministro Speranza, su Rete4 fa sapere di condividere “le preoccupazioni sulla riapertura”.

Preoccupa l’assenza – in questi due anni di pandemia – di interventi strutturali, tali da assicurare distanziamento, igiene e areazione nei locali della scuola e sui mezzi di trasporto. Ma anche il fatto che non tutto il personale scolastico è vaccinato, e lo stesso vale per i ragazzi.

Dal canto suo il sottosegretario Pierpaolo Sileri ai microfoni di 24 Mattino, a Radio24, difende la decisione del governo di riaprire regolarmente l’attività scolastica. “È comprensibile la preoccupazione per la riapertura delle scuole, ma ci sono le condizioni per ripartire in sicurezza”. Con oltre un milione e mezzo di italiani in isolamento ed una variante virale estremamente contagiosa ci potranno essere difficoltà e problemi organizzativi, come in tutti i settori economici e sociali, è il ragionamento di Sileri. Ma la scuola rappresenta da sempre una priorità per questo governo, che ha ritenuto necessario andare avanti.

Proprio per questo, ha ricordato Sileri, sono state modificate le regole per la gestione dei casi e delle quarantene, e il commissario per l’emergenza ha confermato la disponibilità di test rapidi gratuiti. Col passare dei giorni le cose miglioreranno, soprattutto quando avremo superato il picco dei casi legati alla variante Omicron, che secondo le stime arriverà tra la seconda e la terza decade di gennaio, ha aggiunto Sileri.

Insomma, occorre mantenere i nervi saldi e aspettare che la buriana passi. La scommessa delle scuole aperte si basa anche sulla semplificazione delle procedure: la famiglia dello studente di medie e superiori, una volta informata del contatto, potrà chiamare direttamente il medico di famiglia. Questo potrà effettuare il tampone o farlo fare (gratuitamente) presso una farmacia.

Inoltre, come ha comunicato ieri il ministero della Salute, fino al 10 febbraio gli studenti sopra i 12 anni potranno salire sugli scuolabus anche solo con la mascherina Ffp2. Ma tutto questo basterà a salvare le scuole dalla quarta ondata di Covid-19?

In assenza di interventi efficaci, immediati e a lungo termine, si rischia una scuola in presenza solo sulla carta, sostiene Cittadinanzattiva. Che chiede punti vaccinali presso le scuole, Ffp2 per tutto il personale e gli studenti e investimenti sui sistemi di aerazione.

“Comprendiamo e apprezziamo che il Governo voglia fare di tutto per evitare la didattica a distanza. Alle buone intenzioni, riteniamo però che non siano corrisposti provvedimenti adeguati a favorire la ripresa delle scuole in sicurezza. In queste condizioni, si rischia una situazione di caos generalizzato – come traspare dall’appello degli oltre 2000 dirigenti che hanno chiesto di posticipare l’avvio in presenza della didattica – e, come già evidente, di differenti approcci da parte delle Regioni”, ha affermato Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale scuola di Cittadinanzattiva.

“D’altra parte non possiamo sottovalutare i timori da parte di molte famiglie e del personale scolastico circa il rischio che, qualora si optasse per la dad nelle prossime due settimane, si scivoli inevitabilmente in un prolungamento della chiusura delle scuole sine die, con effetti psico-sociali nefasti sui ragazzi e sulle ragazze, e con gravi problemi organizzativi ed economici per le famiglie dei più piccoli”. Ancora una volta ci si è fatti cogliere impreparati sulla gestione della pandemia nella scuola senza predisporre un vero e articolato programma di breve e medio termine: solo sporadici gli interventi per assicurare un maggiore distanziamento con l’acquisizione di nuove aule, così come l’installazione di sistemi di ricambio d’aria che potrebbero contribuire a ridurre la diffusione del virus.

Ben poco si è fatto sull’aumento e sul controllo dei trasporti pubblici, insiste Cittadinanzattiva. La gestione delle quarantene nelle classi si è già rivelata molto complicata nelle settimane precedenti e permangono delle incongruenze ad esempio”sugli ultra dodicenni che solo da ieri possono prenotare la dose booster e rischiano quindi, in presenza di due compagni positivi, di essere messi in dad nelle prossime settimane. La mancata consultazione preventiva dei diversi rappresentanti del mondo della scuola da parte del ministero dell’Istruzione prima e del Governo poi, nella definizione di provvedimenti che li riguardano direttamente, è un grave errore, che non tiene conto delle diverse esigenze, delle informazioni in possesso di chi lavora e studia nelle scuole e che alimenta il malcontento e la sfiducia”.

Cittadinanzattiva chiede dunque al ministero dell’Istruzione di farsi carico di raccogliere dai dirigenti scolastici e di rendere noti i dati – nell’immediato e, a seguire, settimanalmente, fino alla fine dell’anno scolastico – sul numero di docenti e di personale Ata con Covid e/o in quarantena per contatti diretti, così come quello degli studenti per fasce di età. Solo così è possibile misurare l’effettiva copertura delle classi da parte del personale, sulla base di dati oggettivi, e valutare la sostenibilità dell’apertura in presenza delle scuole, o la necessità del ricorso alla Dad, a quali condizioni e per quanto tempo.

L’associazione chiede inoltre al Governo di facilitare in ogni modo la prosecuzione delle vaccinazioni con campagne informative e giornate dedicate per i più piccoli, attivando se possibile dei punti vaccinali presso gli istituti scolastici più grandi; di rivedere le regole della quarantena per gli studenti delle scuole secondarie di I e II grado in attesa della terza dose; di prevedere investimenti aggiuntivi a medio termine (da marzo a fine anno) per l’installazione di misuratori di Co2 e di sistemi di aerazione; di accelerare la distribuzione delle mascherine FFP2, che ancora ad oggi non sono pervenute quasi in nessuna scuola, e di estenderla a tutto il personale della scuola e, se possibile, anche agli studenti. Infine di acquisire definitivamente la disponibilità delle aule necessarie (non si sa con esattezza quante ne servano ancora!) per garantire un effettivo e praticabile distanziamento tra gli studenti.

Richieste che evidenziano come la scuola, al di là dei facili proclami, sia stata lasciata ancora una volta indietro in questa pandemia. Le prossime settimane saranno fondamentali per capire se avrà la forza di resistere alla quarta ondata di Covid-19. 

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