Digital Health in Italia, il ruolo chiave di Aifa e Regioni

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Quella della digital health è una rivoluzione in corso nel nostro Paese, accelerata dalla pandemia da Covid-19. Ma occorre una strategia mirata per governarla e per favorire lo sviluppo in Italia delle tecnologie digitali. “Serve un contesto normativo di accompagnamento, ma poi il terreno di gioco è quello delle Regioni e delle aziende sanitarie, dove le cose accadono davvero. Noi abbiamo rilevato e censito tantissime esperienze di digital health in pandemia, molte ‘fatte in casa’, ma che hanno funzionato e hanno risposto a problemi reali. Ecco, questo è il panorama sul quale ci volgiamo confrontare”. Ne è convinto Americo Cicchetti, direttore Altems (Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari) dell’Università Cattolica, intervenuto al recente incontro“Digital Health è il presente – Il sistema è pronto?”.

Fondazione Lilly ha avviato uno studio sulla digital health, con il supporto di esperti del settore, per fornire un contributo alle istituzioni nazionali su due fronti: sistematizzare la materia da un punto di vista normativo e proporre linee guida per nuovi modelli organizzativi di presa in carico di pazienti cronici.

“Noi vogliamo rilevare la prontezza dei sistemi sanitari e delle aziende nel recepire queste innovazioni”, ha spiegato Cicchetti. Secondo l’esperto c’è un tema tecnologico-strutturale e uno organizzativo: attraverso il digitale “noi trasformiamo il modo di assistere i pazienti. Dobbiamo capire, ad esempio, se i contratti di lavoro sono adatti”. Poi c’è il tema delle competenze, “che si lega a quello culturale. Vorrei misurare la prontezza, capire a che punto siamo. E’ vero che alcune università stanno formando i medici-ingegneri, ma arriveranno fra cinque anni”.

Insomma, per favorire una transizione digitale efficace, Cicchetti è convinto che occorra attivare il mondo organizzativo manageriale, ingaggiandolo insieme a quello delle istituzioni e dei medici. “Se non risolviamo tutta una serie di problemi, a partire da quello regolatorio”, passando per “l’analisi del valore e delle ricadute”, il rischio è quello di perdere l’appuntamento chiave con la digital health, avverte.

Un ruolo fondamentale spetterà all’Aifa: “Io vedo nel futuro un’Agenzia italiana del farmaco con un altro nome e altre competenze, in grado di analizzare le tecnologie sanitarie”, individuarne il valore per la sanità e favorire l’innovazione, ha concluso.

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