Digital health e prevenzione, tra vantaggi e criticità / VIDEO

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Ci sono le risorse e lo spirito giusto per un investimento che comporti benefici anche sul fronte della prevenzione, grazie alla ‘rivoluzione’ della digital health. Attenzione però a non sottovalutare le lezioni che ci arrivano dal recente passato. Il monito arriva da Carlo Signorelli, presidente eletto dell’Associazione europea delle scuole di Sanità pubblica, che nel recente incontro“Digital Health è il presente – Il sistema è pronto?” cita il ‘caso dell’App Immuni’.

“Servono iniziative evidence based, attuabili e davvero utilizzabili da tutti i cittadini – avverte Signorelli nel corso del confronto, organizzato da Fondazione Lilly per fornire un contributo alle istituzioni nazionali, avviando uno studio volto a sistematizzare la materia da un punto di vista normativo e a proporre linee guida per nuovi modelli di presa in carico dei pazienti cronici – Prediamo l’esempio della vicenda della app Immuni, che sembrava essere la soluzione tecnologica per uscire dalla prima fase della pandemia e poi ha messo in evidenza tutta una serie di problematiche”.

Si impara dai fallimenti, e dunque anche la ‘lezione’ di Immuni potrebbe rivelarsi preziosa. Anche perché secondo Signorelli “la prevenzione potrebbe beneficiare grandemente della digital health e delle nuove tecnologie, anche nell’ottica di una personalizzazione che deve essere un po’ l’obiettivo del futuro. Ma proprio il caso della app Immuni ha evidenziato che non bisogna lanciarsi verso le nuove tecnologie senza averne valutato appieno l’efficacia”. E senza averne studiato (e, in caso, corretto) eventuali punti deboli.

Tre i temi sottolineati: evidentemente, riflette l’esperto, “le caratteristiche della pandemia poco si addicevano a un sistema tecnologico che non poteva mettere in luce l’esposizione in modo analitico. La seconda questione, che poi ha determinato uno scarso uso della app, è quella della privacy. Dobbiamo fare i conti con una normativa nazionale sulla privacy che è una delle più cautelative d’Europa. Un dato da tenere in considerazione, forse anche dal punto di vista normativo”.

Il terzo elemento che spiega lo scarso impatto dell’app Immuni è “la preparazione dei cittadini. Ci sono alcune iniziative – aggiunge Signorelli – che presuppongono che tutti utilizzino queste tecnologie. Altrimenti si rischiano risultati molto bassi o insignificanti rispetto agli obiettivi”.

Ma, se correttamente implementata, la digital health può rivelarsi preziosa. In particolare “nella gestione della cronicità, perché vedo un potenziale aiuto dalle nuove tecnologie per due aspetti: l’aderenza alle terapie, ma anche il superamento delle difficoltà dell’anziano relative agli spostamenti e alla logistica”, conclude Signorelli.

 

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