Covid e gravidanza, una donna su sei partorisce col virus. Ecco come

gravidanza/cretits Policlinico Bari
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Ha colpito le coscienze la vicenda della giovane donna di 28 anni, non vaccinata, morta a Roma per Covid dopo aver dato alla luce il suo bambino. Ormai nell’Italia della quarta ondata una donna in gravidanza su sei partorisce da positiva a Covid-19. E in molti casi – circa il 60% – si tratta di pazienti mai vaccinate. C’è ancora preoccupazione, dunque. E, forse, qualcosa nel dialogo sui vaccini tra specialista e futura mamma va rivisto.

La ‘fotografia’ delle gravidanze in Italia emerge da una rilevazione della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), attraverso il network degli ospedali sentinella che monitorano l’andamento della curva pandemica. Ad analizzare i dati sono stati 12 ospedali aderenti alla rete sentinella.

Ebbene, su un totale di 404 parti eseguiti nelle 12 strutture sanitarie nella settimana dal 18 al 25 gennaio, 65 sono avvenuti in area Covid. Complessivamente, dunque, il 16% delle gravide ha contratto l’infezione da Sars-Cov-2 e ha partorito con Covid.Tra le  risultate positive al momento del parto, il 60% non era vaccinato e il 5% aveva sviluppato sintomi respiratori e polmonari tipici della malattia da Covid. Un solo neonato, figlio di una non vaccinata, ha contratto l’infezione.

Complessivamente nell’indagine è stata analizzata la condizione vaccinale di tutte le partorienti, sia le positive al virus sia le donne senza infezione: la percentuale delle vaccinate era solo del 53%. Di contro, questo significa che il 47% delle donne in attesa e in procinto di partorire non aveva ancora fatto la profilassi vaccinale contro il virus Sars-Cov-2, nonostante il vaccino sia raccomandato dal ministero della Salute e dalle società scientifiche dei ginecologi e dei pediatri.

“Una donna incinta su due non è vaccinata – rileva Giovanni Migliore, presidente Fiaso – E il rischio, con l’ampia circolazione della variante Omicron, di contrarre l’infezione da Sars-Cov-2 durante i nove mesi, nei quali la donna è più suscettibile, è altissimo e può generare complicanze nella gravidanza, per la salute della donna e del bambino. È necessario insistere sulla necessità di vaccinarsi in gravidanza per prevenire l’infezione e minimizzare il rischio di complicanze; in questo il ruolo dei ginecologi è fondamentale per fugare le paure di una donna in attesa”.

“La presenza di pazienti gravide positive, inoltre, pone un problema dal punto di vista gestionale: a differenza di tante altre condizioni di positività che possono essere gestite in reparti multidiscliplinari, una partoriente positiva al Covid va ricoverata nei reparti di Ostetricia e questo impone la duplicazione dei percorsi per l’assistenza di pazienti negative e positive, che devono essere separate, con il conseguente raddoppio delle risorse necessario. È un impegno importante e ulteriore per le aziende sanitarie e ospedaliere che da due anni sono in prima linea nell’emergenza. Occorre rivolgere ancora una volta un appello alla vaccinazione a tutte le donne incinte che ancora non hanno aderito alla campagna”.

“L’Asst Spedali Civili di Brescia è, dall’inizio della pandemia, hub per la gestione dei parti
Covid per tutta la Lombardia orientale. Per questo la percentuale di parti Covid nel nostro Ospedale è ancora più alta della media nazionale – sottolinea il direttore generale della Asst Spedali Civili di Brescia, Massimo Lombardo – il 25% delle puerpere nella settimana del 18-25 gennaio era positiva al tampone. L’esperienza maturata grazie alle oltre 3000 madri che hanno scelto la nostra struttura nel 2021, ci ha permesso di strutturare percorsi dedicati per garantire la sicurezza di madri, bambini e operatori. Ci preoccupa il dato delle donne in attesa che hanno deciso di non vaccinarsi: la profilassi vaccinale è sicura per la madre e per il bambino, protegge entrambi durante la gravidanza e difende il bambino dal virus anche dopo la nascita. Vaccinarsi – conclude – è il primo regalo che una madre può fare a suo figlio”.

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