Covid e quarta dose, l’efficacia è limitata nel tempo

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Si fa sempre più stringente il dibattito sulla quarta dose di vaccino anti-Covid. La variante Omicron corre: in Italia ieri abbiamo avuto 88.173 casi positivi e 194 morti, che fanno salire il totale delle vittime a 160.103 dall’inizio della pandemia.

Così si cerca di correre ai ripari e di proteggere almeno i più fragili. Ma a livello scientifico non sono pochi i dubbi su chi immunizzare per la quarta volta. L’Italia, con il ministro della Salute Roberto Speranza, ha chiesto che l’Europa si muova in una direzione sola. L’indicazione che dovrebbe arrivare questo giovedì dall’Agenzia del farmaco europea (Ema) dovrebbe prevedere un secondo booster per gli over 80, con un intervallo minimo di 4 mesi dalla terza. Per le altre fasce d’età si attenderanno invece nuovi dati e quindi la decisione potrebbe slittare. Si tratterà, riferisce il ‘Sole 24 ore’, di una indicazione generica e non vincolante per i Governi.

Ma cosa sappiamo sulla quarta dose? Il secondo booster protegge da Omicron, ma l’effetto scudo sembra diminuire rapidamente. E’ quanto emerge da uno studio israeliano pubblicato su Medrxiv in versione pre-print, dunque non sottoposto a revisione.

“Una seconda dose di richiamo del vaccino Pfizer-BioNTech Covid fornisce un’ulteriore protezione a breve termine contro infezioni da Omicron e malattie gravi, secondo questo nuovo ampio studio israeliano, incentrato sugli adulti di almeno 60 anni. Ma quella protezione contro le infezioni svanisce dopo appena quattro settimane, e quasi scompare dopo otto settimane”, sintetizza a Fortune Italia Massimo Ciccozzi, responsabile dell’unità di Statistica medica ed Epidemiologia della facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma.

La protezione contro la malattia grave non è diminuita nelle sei settimane successive alla dose extra, ma il periodo di follow-up è stato troppo breve per determinare se un secondo richiamo fornisse una migliore protezione a lungo termine rispetto a un singolo richiamo.

“Questo ultimo studio, che si sta aggiungendo alle evidenze disponibili, ci dice – spiega Ciccozzi – che la quarta dose protegge perché stimola gli anticorpi circolanti, ma lo fa per pochissimo tempo. C’è la preoccupazione non solo per la durata, ma anche per l’anergia immunologica”, cioè l’incapacità di rispondere ad un dato antigene da parte di un linfocita. “Stimolando troppo con lo stesso prodotto il sistema immunitario, in pratica rischi di mandarlo in crack. Il sistema risponde, ma risponde male. Il punto è – aggiunge l’esperto – che gli anticorpi virtualmente scompaiono dopo 2 mesi”.

Allora cosa fare? “Penso che la quarta dose potrebbe essere utile per i grandi anziani e i soggetti con molte patologie, per arrivare fino all’estate. Ma nella persona che sta bene la quarta dose con questo vaccino non deve essere fatta. Semmai se ne riparlerà a ottobre, con un vaccino nuovo e tarato sulla variante Omicron, che sarà prevalente”, dice Ciccozzi.

Insomma, per l’epidemiologo “occorre cambiare strategia: prima dose, seconda dose e poi booster è un approccio valido per numerose malattie. Mentre la quarta dose di anti-Covid andrebbe limitata a grandi anziani e soggetti molto fragili”.

Secondo Ciccozzi i vaccini anti-Covid sono vittime del loro successo: “Meno del 40% dei ragazzini si è vaccinato, perché si è visto che nella quarta ondata si sono infettati meno, ma in realtà questo è accaduto proprio grazie ai vaccini. E vorrei sottolineare che il virus anche con la variante Omicron può dare complicanze. La pandemia non è ancora finita, non dimentichiamolo”, conclude.

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