Covid in Italia, inizia il calo dei ricoveri al Nord

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L’andamento dei casi di Covid-19 è particolarmente interessante in Italia, in questo periodo in cui il clima vede un’alternanza fra temperature da pieno inverno e primaverili. E sembra riflettere piuttosto bene l’effetto delle vaccinazioni. Crescono infatti solo i reparti ordinari, mentre restano stabili le rianimazioni. Non solo: la discesa della curva dei contagi si fa sentire anche sulle strutture sanitarie, con un calo dei ricoveri per il momento concentrato al Nord Italia.

Secondo l’ultimo report degli negli ospedali sentinella della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (Fiaso) la tendenza all’aumento dei casi Covid sembra rallentare, passando dal +10,6% di due settimane fa all’8,6% della settimana scorsa, al 3,6% attuale (e riguarda solo i ricoveri ordinari). Quanto alla geografia del virus, se al Nord si assiste a una riduzione del -5%, al Centro c’è un rialzo del 6% e al Sud e nelle isole i ricoveri crescono del 9%.

Guardando più dettaglio il report, in terapia intensiva la quasi totalità dei pazienti Covid è affetto da altre gravi patologie. E tra soggetti vaccinati il 75% ha fatto il vaccino da oltre 4 mesi.

Fiaso continua ad analizzare le ragioni che hanno portato i pazienti al ricovero: la quota di ricoverati con Covid rappresenta ormai la maggioranza sia nei reparti ordinari che nelle rianimazioni. Nei reparti ordinari i malati senza sintomi respiratori e polmonari ma in ospedale per la cura di altre patologie e trovati positivi al tampone prericovero rappresentano il 53% del totale.

“Con un fisiologico ritardo rispetto alla curva di incidenza, i ricoveri sembrano essere arrivati al plateau – commenta il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore – con numeri che al Nord hanno già cominciato a scendere. Quel 3,6% che registriamo in questa ultima settima rappresenta un colpo di coda del virus che è da attribuirsi sia alla elevata circolazione legata alle condizioni meteorologiche, sia alle nuove varianti e al fatto che una fetta della popolazione non è coperta dalla terza dose, nonostante siano scaduti i 120 giorni dalla seconda dose, ed è dunque più esposto al virus. Il booster, come ci dicono i dati delle terapie intensive dove il 75% dei vaccinati non ha la protezione della terza dose, è necessario contro le conseguenze gravi della malattia. Importante anche ricordare la necessità della quarta dose per gli ultra fragili, che sono i soggetti che finiscono in rianimazione: al momento l’adesione risulta ancora molto bassa”.

Quando alle varie classi d’età, torna a diminuire il numero complessivo dei pazienti pediatrici ricoverati nelle aree Covid (-23%). I più colpiti sono, come sempre, i piccolissimi fra 0 e 4 anni (64%). Il 24%, invece, ha fra i 5 e gli 11 anni e il 12% tra 12 e 18 anni.

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