Corruzione in sanità e l’effetto pandemia

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Corruzione in sanità, a che punto siamo? E’ un fenomeno ancora molto diffuso in Italia secondo il 90% dei 4.000 dipendenti di sette aziende sanitarie intervistati da React per conto di Transparency International Italia.

 

Addirittura un dipendente su quattro ritine che episodi di corruzione avvengano all’interno della propria struttura. Una situazione che pare essere stata accentuata dalla pandemia, con un tasso di vittimizzazione salito al 9% rispetto al 4% dell’era ante-Covid. Complice probabilmente l’accelerazione delle procedure di approvvigionamento di beni e servizi che si è resa necessaria per far fronte all’emergenza. Negli ultimi 12 mesi ben l’8,4% degli intervistati sarebbe stato testimone di episodi corruttivi in modo diretto o indiretto.

Il che non fa certo ben sperare ora che sono in arrivo i fondi europei per la messa a terra delle attività contenute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Con la fretta di appaltare tutto in tempo utile per realizzare le opere previste entro il 2026. E il tempo che stringe non è certo amico della trasparenza delle operazioni. Cosa sarebbe utile per contrastare il fenomeno? Sono sempre i dipendenti della sanità pubblica a dirlo. In primis, formazione adeguata sui comportamenti da adottare. Ma anche analisi dei rischi di corruzione. Finanche rotazione del personale.

O forse potrebbe servire anche una rinfrescatina del codice di comportamento adottato dall’ente per cui si lavora, ben noto solo dal 29% dei dipendenti e solo parzialmente dal 45% di essi.

Molto da fare c’è anche per sensibilizzare gli operatori a denunciare gli episodi di corruzione. Cioè favorire l’attività chiamata “whistleblowing”: solo il 3,5% di coloro che sono venuti a conoscenza di attività corruttive le ha denunciato, a fronte dell’omertà o della semplice passività verificatasi nel 13% dei casi.

Quale futuro attende allora la sanità italiana rispetto alla trasparenza nell’acquisto di beni e servizi? Fortune Italia ha chiesto lumi proprio alla presidente di Transparency International Italia, Iole Anna Savini

Quali sono i principali soggetti coinvolti nella corruzione in ambito sanitario? Aziende private produttrici di farmaci, dispositivi medici, strumentazioni o  quelle che erogano servizi di varia natura alle strutture sanitarie?

Ovunque vi sia la disponibilità di risorse pubbliche c’è il rischio di corruzione, rischio che appare oggi accentuato in considerazione degli ingenti finanziamenti del Pnrr. Ricordiamo che il solo settore sanitario sarà destinatario di risorse pari a circa 15 miliardi di euro.
Anche il settore privato non può dirsi immune dal rischio di corruzione. E l’emergenza sanitaria lo ha certamente accresciuto, come d’altronde è emerso dal report “Il valore pubblico dell’Integrità – Rilevazione tra gli enti del Forum per l’integrità in Sanità”, elaborato da Transparency International Italia e presentato proprio al Forum per l’Integrità nella Sanità, lo scorso 6 aprile.

Chi ha minori possibilità di essere coinvolto in fenomeni corruttivi sono invece quelle aziende che adottano politiche interne di trasparenza e integrità, mediante l’adozione di modelli organizzativi specifici, e quelli che effettuano una costante attività di formazione e sensibilizzazione verso i dipendenti in ordine alle conseguenti modalità operative.

La corruzione implica che ci siano il corruttore e il corrotto, quindi il “marcio in Danimarca” deve cercarsi tanto nelle aziende private, quanto nella sanità pubblica. Non sono quindi sufficienti i codici deontologici delle aziende, le leggi che impongono trasparenza (si pensi a quelle relative alle imprese farmaceutiche) e il fenomeno dei whistleblower?

Le leggi e gli strumenti indicati sono indispensabili, ma vanno attuati nella maniera più corretta affinché si possano ottenere i risultati sperati in termini di prevenzione della corruzione. In questo senso, occorre registrare il dato positivo degli sforzi costanti che negli anni hanno compiuto le aziende, sia private sia pubbliche. Tale progresso è chiaramente attestato nei dati dell’Indice di Percezione della Corruzione per l’anno 2021, in cui l’Italia ha guadagnato ben 10 posizioni.

Per quanto riguarda il whistleblowing, Transparency International Italia da tempo promuove questo strumento, con costanti e significative azioni di sensibilizzazione e mettendo a disposizione di tutte le pubbliche amministrazioni la piattaforma informatica gratuita “Whistleblowing PA” a cui aderiscono oltre 1.400 enti in Italia.

Tuttavia abbiamo di recente registrato come non tutte le aziende sanitarie abbiano introdotto efficienti sistemi di whistleblowing e in questo senso molto vi è ancora da fare.

Quali rischi di corruzione concreti lei ravvisa nel comparto della sanità rispetto all’erogazione dei fondi Next Generation Eu che l’Italia dovrà usare per mettere in atto i progetti del Pnrr?

Il primo rischio riguarda sicuramente il fattore tempo. Il cronoprogramma del Pnrr è particolarmente serrato e comporterà l’affidamento di contratti attraverso procedure accelerate. Sarà quindi importante conciliare velocità di esecuzione con adeguati controlli e presidi anticorruzione.

Un secondo fattore importante è la trasparenza delle informazioni relative ai progetti che saranno ammessi a finanziamento, sia per quanto attiene la fase preparatoria sia quella esecutiva. Al momento, purtroppo, questi dati non sono ancora disponibili, e ciò potrebbe pregiudicare la buona riuscita degli investimenti, nonché il monitoraggio e l’accountability delle istituzioni titolari dei progetti.

Un terzo, importante fattore è quello del coinvolgimento dei cittadini. La missione 6 del Pnrr prevede un sistema sanitario più radicato sul territorio per rispondere in maniera più efficace alle necessità di quanti necessitano di cure. I portatori di interesse devono però essere ascoltati e coinvolti nel processo di definizione delle diverse soluzioni, affinché non si corra il rischio di definire un sistema inefficace.

Le varie tranche di finanziamenti che arriveranno saranno corrisposte a fronte di verifiche da parte degli organi europei sulla realizzazione delle opere previste dal Pnrr. È prevista anche qualche forma di controllo rispetto alla corruzione?

Nel Pnrr sono previsti espressamente alcuni presidi di integrità da rispettare.
Il regolamento europeo 2021/241 per l’erogazione dei fondi del Next Generation Eu (che alimenta in grande parte il Pnrr) stabilisce che l’erogazione sarà condizionata dalla garanzia di robusti presidi di integrità rispetto a rischi di illeciti.

D’altra parte, il Pnrr non prevede specifiche risorse per rafforzare la capacità degli enti pubblici di prevenire i rischi di corruzione. In tal senso, una soluzione che Transparency International Italia propone è rappresentata dai Patti di Integrità, strumento utile a rafforzare le procedure di appalto in tutte le fasi.

Se lei potesse decidere le misure da introdurre per ridurre le possibilità di corruzione, lato pubblico e lato privato, quali sarebbero le più urgenti ed efficaci?

Fra i temi che abbisognano della definizione di una disciplina puntuale, deve essere ricordato quello del conflitto di interessi.
La proposta di legge del c.d. Sunshine Act, che prevede la trasparenza dei trasferimenti di valore tra imprese, operatori e sistema sanitario è in attesa del parere definitivo della Camera, dopo l’approvazione del Senato. Qualora fosse approvata rappresenterebbe un importantissimo passo avanti nella prevenzione della corruzione nel settore della sanità.

Vi sono poi i già ricordati strumenti dei Patti di Integrità e del whistleblowing che, come ho appena evidenziato, ancora non è attuato in maniera adeguata in tutti gli enti pubblici e a breve sarà introdotto quale obbligo anche per gli enti privati sopra una certa dimensione in virtù della trasposizione della direttiva europea 2019/1937.

Da ultimo, il tema della formazione resta sempre di grande attualità. Come emerge dal report ricordato in apertura, sono i dipendenti stessi delle aziende sanitarie che reputano si debba lavorare di più nel formare adeguatamente chi lavora all’interno degli enti, affinché contribuiscano consapevolmente a rendere efficaci le strategie anticorruzione.

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