Covid in Italia cresce con mille morti a settimana, il caso mascherine

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Sarà l’effetto festività pasquali abbinato alla variante Omicron, ma Covid-19 torna a crescere in Italia. Negli ultimi 7 giorni salgono i contagi (+22,7%), ma la buona notizia è che restano ancora in lieve calo le terapie intensive (-3,1%), con i ricoveri ordinari (+1,1%). I morti però sono ancora più di mille (+20,1%), e arranca la quarta dose.

Ecco perché, dati del monitoraggio alla mano, gli esperti di Fondazione Gimbe rinnovano l’invito a conservare la mascherina nei luoghi chiusi, definendo senza mezzi termini una “follia” l’idea di abbandonarle dal 1 maggio.

La questione mascherine – l’obbligo è in scadenza a fine aprile – tiene banco in questi giorni. Ebbene, un aiuto può arrivare dai numeri. Nella settimana 20-26 aprile Gimbe segnala un aumento dei nuovi casi (433.321 contro 353.193) in tutte le regioni e dei decessi (1.034).

Inoltre nel Paese ci sono 6,89 milioni i non vaccinati, di cui 2,75 milioni di guariti protetti solo temporaneamente. La circolazione del virus è ancora molto elevata: dunque per Gimbe è “ragionevole abolire il green pass, ma non l’obbligo di mascherina sui mezzi pubblici e nei locali al chiuso, specie se affollati”.

In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:
Decessi: 1.034 (+20,1%), di cui 93 riferiti a periodi precedenti
Terapia intensiva: -13 (-3,1%)
Ricoverati con sintomi: +114 (+1,1%)
Isolamento domiciliare: +26.596 (+2,2%)
Nuovi casi: 433.321 (+22,7%)
Casi attualmente positivi: +26.697 (+2,2%)

Ma cosa sta succedendo? Si fanno più tamponi e, “dopo il netto calo della scorsa settimana – commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – tornano a salire i nuovi casi settimanali (+22,7%), che si attestano a quota 433 mila con una media mobile a 7 giorni che sfiora i 62 mila casi, a fronte di una risalita dei tamponi totali dell’11,7%”. Nella settimana 20-26 aprile in tutte le Regioni si registra un incremento percentuale dei nuovi casi (dal +2,9% del Piemonte al +44,8% della Basilicata). Rispetto alla settimana precedente, in 101 Province si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi, in 6 una riduzione. L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 92 Province, di cui 11 registrano oltre 1.000 casi per 100.000 abitanti: Chieti (1.346), Ascoli Piceno (1.245), Pescara (1.188), Teramo (1.176), Avellino (1.134), Benevento (1.059), Brindisi (1.052), Catanzaro (1.033), Bari (1.029), Salerno (1.015) e Messina (1.002).

“Sul fronte degli ospedali – interviene Marco Mosti, direttore operativo della Fondazione Gimbe – il numero dei posti letto occupati da pazienti Covid cala ancora in terapia intensiva (-3,1%), mentre la discesa si arresta in area medica (+1,1%)”.

Al 26 aprile il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti Covid non varia sostanzialmente rispetto alla settimana precedente: 16% in area medica e 4,4% in area critica. Ben 14 Regioni superano la soglia del 15% in area medica, con l’Umbria che raggiunge il 34,1%, mentre tutte le Regioni si collocano sotto la soglia del 10% in terapia intensiva.

“Rimane sostanzialmente stabile il numero degli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni che si attesta a 37 ingressi/die rispetto ai 39 della settimana precedente”.

Insomma, i casi Covid crescono ma la pressione sugli ospedali non è ancora tale da destare allarmi. Risale però il numero dei decessi: 1.034 negli ultimi 7 giorni (di cui 93 riferiti a periodi precedenti), con una media di 148 al giorno rispetto ai 123 della settimana precedente.

Quanto ai vaccini, al 19 aprile il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 2,8% con nette differenze regionali: dallo 0,6% dell’Umbria al 5,3% dell’Emilia-Romagna.
“Il clamoroso flop delle quarte dosi nelle persone immunocompromesse – commenta Cartabellotta – deve far riflettere le Istituzioni, in particolare considerata l’ulteriore estensione della platea ad altri 4,2 milioni di persone tra le quali arrancano le somministrazioni. Innanzitutto serve un’incisiva campagna d’informazione sia per sensibilizzare la popolazione a rischio di malattia grave sull’efficacia del secondo richiamo, sia per contrastare il generale senso di “stanchezza” nei confronti della campagna vaccinale. Ma l’informazione da sola non basta: deve essere integrata con strategie di chiamata attiva, visto che le Asl dispongono di tutti i dati delle persone inserite nella platea”.

A fronte di questo quadro, si torna alla questione mascherine. “Con il 1 maggio alle porte – conclude Cartabellotta – i dati dimostrano che la circolazione del virus, già molto elevata, è addirittura in aumento rispetto alla scorsa settimana. La media dei nuovi casi giornalieri è risalita a quasi 62 mila, il tasso di positività dei tamponi molecolari ha superato il 18% e il numero di positivi, ampiamente sottostimato, supera quota 1,23 milioni. Con questi numeri, se è ragionevole mandare in soffitta il green pass che ha ormai esaurito definitivamente il ruolo di “spinta gentile” alla vaccinazione, sarebbe una follia – ribadisce – abolire l’obbligo di mascherina nei locali al chiuso, in particolare se affollati o scarsamente areati, e sui mezzi pubblici”. Insomma, l’invito è ancora una volta a seguire la linea della prudenza.

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