Epatiti misteriose nei bambini: sul banco degli imputati un adenovirus

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In tutto il mondo è scattato l’allarme relativo a misteriose epatiti acute, di verosimile origine infettiva virale, che colpiscono i più piccoli, anche in maniera molto grave. Durante il congresso della Società Europea di Malattie Infettive e Microbiologia Clinica (Eccmid), appena tenutosi a Lisbona, è stata organizzata in tutta fretta una sessione ‘urgente’ sull’argomento alla quale hanno preso parte anche esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control).

Finora sono stati registrati circa 170 di casi di queste epatiti nel mondo, che hanno interessato anche pazienti di appena un mese di vita; ma il loro numero va aumentando di giorno in giorno. Si sta cercando di dare una forma al problema, a cominciare dalla sua definizione sintomatologica.

I ‘casi’ sospetti devono rispondere a caratteristiche specifiche che sono la presenza di un’epatite acuta (che non sia tra quelle infettive note, indicate dalle lettere A-E, che vanno escluse dall’esame sierologico), aumento di bilirubina, valori di transaminasi Ast/Alt > 500 UI/l, età inferiore ai 10 anni, comparsa dopo il mese di gennaio 2022.

La maggior parte dei casi finora esaminati sono risultati positivi per infezione da Adenovirus (per lo più di tipo 41F); erano positivi al Sars-CoV-2 o ad altri virus (enterovirus, herpes, Rsv o altri virus).

Il quadro di presentazione tipico comprende ittero, dolore addominale, fatigue, diarrea, nausea e vomito, a volte con febbre e letargia. La maggior dei casi osservati finora si è presentato in bambini precedentemente sani, molti dei quali hanno avuto bisogno di ricovero urgente; per 17 pazienti si è dovuto ricorrere addirittura al trapianto di fegato.

“Da questa tavola rotonda – commenta a Fortune Italia Maurizio Sanguinetti presidente del Congresso Europeo di Microbiologia Clinica e Malattie infettive che ha appena chiuso i battenti a Lisbona e immediate past-President della European Society of Clinical Microbiology & Infectious Diseases – emerge un’associazione con l’adenovirus F41, riscontrato in ben il 75% dei casi inglesi e nella quasi totalità di quelli americani; va però detto che tutti i 19 casi israeliani sono risultati negativi”.

“Non sembrerebbe esserci una chiara associazione con l’infezione Sars-CoV-2, che va comunque monitorata con attenzione e valutata. Un’ipotesi del perché l’adenovirus, un virus comune e non particolarmente patogeno, dovrebbe dare queste gravi epatiti, potrebbe essere che in questi due anni di pandemia e di misure di distanziamento sociale o di isolamento, i bambini hanno avuto un ridotto contatto con l’adenovirus e che quindi adesso possano presentare una maggior reattività venendo in contatto con il virus. Ma potrebbe trattarsi anche di una nuova variante altamente patogena di questo virus (sono in corso studi di sequenziamento)”.

“Quanto osservato potrebbe anche essere frutto di una possibile interazione di questo virus con il Sars-CoV-2. È necessario inoltre mettere in campo studi di metagenomica per ricercare la presenza di altri virus. Sul piano epidemiologico infine bisogna fare ogni sforzo per identificare il più possibile i casi sospetti, intensificando l’attività diagnostica relativa all’adenovirus ma anche ad altri agenti patogeni”.

Sebbene non sia ancora noto l’agente causale, gli esperti assicurano che queste misteriose epatiti non hanno nulla a che vedere con i vaccini anti-Covid. Non conoscendo con esattezza l’agente causale nulla può essere detto al momento circa le vie di trasmissione.

Il livello d’allerta è comunque molto alto tra gli esperti dell’Ecdc, che raccomandano di segnalare ogni caso sospetto sulla piattaforma EpiPulse (nazioni Eu/Eea) o allo European Hepatitis Surveillance Network o alle società scientifiche di settore (Easl, Escmid, Espid). Oms e Fda sono in contatto costante. L’Ecdc provvederà inoltre a pubblicare un Rapid Risk Assessment oltre che a monitorare costantemente la situazione.

Secondo l’ultimo rapporto della UK Health Security Agency presentato a Lisbona (la Gran Bretagna è il Paese con il maggior numeri di casi al mondo) sono varie le ipotesi sul tappeto al momento. La principale è quella di un misterioso ‘cofattore’ che interessa i bambini più piccoli ed è in grado di trasformare un Adenovirus ‘normale’ (è un comune virus che causa in genere sintomi respiratori e gastrointestinali) in un agente più patogeno o in grado di scatenare una reazione immunopatologica.

Il cosiddetto ‘cofattore’ potrebbe essere una maggior ‘suscettibilità’ dell’ospite, dovuta ad una mancata precedente esposizione durante questi anni di pandemia; una pregressa infezione da Sars-CoV-2 o altra infezione, una coinfezione con Sars-CoV-2 o altra infezione, una tossina, un farmaco o un fattore ambientale.

Un’altra ipotesi sul tappeto è quella di una nuova variante di adenovirus che agisce con o senza il contributo di un ‘cofattore’, tra quelli ricordati sopra. Oppure l’agente causale di queste epatiti potrebbe non essere infettivo, ma un farmaco, una tossina o un fattore ambientale. Potrebbe infine trattarsi di una nuova variante di Sars-CoV-2 come anche di un nuovo virus che agisce da solo o come co-infezione.

Nel nostro Paese ad occuparsi della questione sul piano epidemiologico è l’Istituto Superiore di Sanità con il Seieva (Sistema Epidemiologico Integrato dell’Epatite Virale Acuta) una Rete di sorveglianza speciale per l’epatite acuta (istituita nel 1985), che affianca e integra il “Sistema Informativo delle Malattie Infettive e Diffusive” (Simid) gestito dal ministero della Salute. I referenti del Network Italiano di Epidemic Intelligence si sono attivati in seguito l’allerta dal 5 aprile 2022 relativa a questa nuova forma di epatite acuta. Alta l’attenzione anche sul fronte Sars-CoV-2, che non è stato ancora escluso del tutto come fattore eziologico di queste forme.

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